“Il sospetto”: una silenziosa arma senza volto

Il suo ultimo film, Un altro giro, rappresentante della Danimarca per la cerimonia degli Oscar 2021, è riuscito ad aggiudicarsi la statuetta per la miglior pellicola in lingua straniera. Eppure il nome di Thomas Vinterberg e del suo attore protagonista Mads Mikkelsen non suonano certo nuovi alle orecchie dell’Academy e dei cinefili. Qualche anno fa la stessa accoppiata si presentava al Festival di Cannes 2012 con Il sospetto, candidato a miglior film straniero agli Oscar 2014 e sconfitto soltanto da La grande bellezza del nostro Paolo Sorrentino. Un film, quello di Vinterberg, oggi disponibile su Amazon Prime Video e che aveva già mostrato le capacità del regista e le grandi doti di Mikkelsen, protagonisti di una pellicola particolarmente delicata; una pellicola dalla forte carica drammatica, pietra miliare della carriera del regista e prova tangibile di una abilità che ha finalmente trovato consacrazione.

Una moderna caccia alle streghe

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Ambientato nella terra patria di Vinterberg Il sospetto racconta una storia atipica, coraggiosa, capace di ribaltare le prospettive dello spettatore per tutti i suoi 115 minuti. Protagonista del racconto è Lucas (Mads Mikkelsen), un uomo di mezza età divorziato, con un figlio adolescente a cui è particolarmente legato e inserito a pieno nella sua comunità, all’interno della quale è educatore nell’asilo del paese. La sua vita e la sua tranquillità vengono però sconvolte all’improvviso e per bocca della più insospettabile delle creature: una bambina.

Klara, figlia di uno dei migliori amici di Lucas e segretamente “innamorata” del suo educatore, accusa Lucas di molestie davanti alla direttrice dell’asilo. Un equivoco, una vendetta infantile dovuta al rifiuto dell’insegnante di assecondare i sentimenti della bambina, un errore in grado però di scatenare un vero e proprio terremoto, pronto a sgretolare la vita e la carriera di Lucas. Per il giovane insegnante inizia una vera e propria caccia alle streghe, fatta di solitudine, sospetto e mancanza di appigli.

La parola di un bambino, lo sguardo di un adulto

Il sospetto è un film angosciante, rappresentazione filmica di quanto un singolo fiocco di neve possa condurre alla forza distruttiva di una valanga. Vinterberg sceglie una via pericolosa, ponendo il fraintendimento e le sue conseguenze al centro del dramma. Non la storia di uno stupro, non di una efferata violenza, bensì il racconto di un uomo innocente, colpevole fino a prova contraria. Un racconto tremendamente verosimile sia per le sue dinamiche sia per le sue atmosfere. Il clima di gioia e serenità di una quotidianità senza troppi intoppi viene rovesciato da Vinterberg in poche semplici inquadrature, in brevi e devastanti righe di sceneggiatura.

Come si può non credere alla candida testimonianza di un bambino? Il regista pone lo spettatore di fronte a un quesito di difficile soluzione. Un quesito dagli esiti tragici, in grado di trascinare un’intera comunità e convincerla a cambiare opinione, a guardare con occhi diversi, a dimenticare l’amore, il ragionevole dubbio e il rispetto, unicamente a favore dell’odio, della condanna, della cattiveria ingiustificata. Un singolo fiocco di neve può scatenare una valanga, ma un singolo fiocco di neve, quand’anche ritorni sui suoi passi, non può bastare a fermarla.

Un uomo solo, circondato

L’intera pellicola di Vinterberg poggia le spalle su un attore dalle potenzialità enormi, un Mads Mikkelsen in gran spolvero e vincitore a Cannes come miglior interprete maschile. Ormai al centro dell’attenzione per aver sostituito Johnny Depp nella saga Warner di Animali Fantastici, Mads è stato per anni purtroppo sconosciuto al grande pubblico. Non occorre però il parere di un esperto per comprendere come dopo la sua interpretazione all’interno de Il sospetto, la sua carriera avrebbe meritato un’attenzione di certo maggiore.

Mikkelsen si immerge nella realtà di Lucas con una facilità disarmante, riuscendo a restituire la sua trasformazione e l’angoscia che lo opprimono in maniera cruda, priva di filtri e a tratti lacerante. Mikkelsen si fa uomo solo, abbandonato prima dai colleghi, poi dagli amici, sostenuto da pochissimi, i soli che forse possono dire di conoscerlo davvero. Un’intera comunità volta le spalle a un innocente, un’intera comunità si erge a giudice incontestabile.

Quello descritto da Vinterberg è un processo che non ammette repliche, è una tortura psicologica della peggior specie, è un ritratto angoscioso dell’animo umano, sempre pronto all’accusa e restio al perdono o all’ammissione di colpa. Il panorama quotidiano della pellicola restituisce una logorante inquietudine, consente allo spettatore di specchiarsi nel tetro messaggio del racconto e non manca di delineare il sospetto con straziante lucidità: silenzioso, senza volto, sempre armato e impossibile da distruggere.

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