stampante 3D

Stampanti 3D per produrre cibo?

Sembra fantascienza, eppure nel 2022 sono una realtà tangibile. Le stampanti 3D, nate nel 1986, oggi sono diventate un macchinario accessibile a molti e non è più strano vederne una all’opera. 

Creare cibo

Dalle automobili ai gioielli, dagli occhiali alle calzature. Gli oggetti che una stampante 3D può creare sono svariati e continueranno ad aumentare, ma quello che più lascia sbigottiti è sicuramente il cibo

Ma come può un marchingegno elettronico, costituito da metalli ed elettricità, realizzare un prodotto naturale ed organico?

Il materiale utilizzato dalle stampanti 3D è la chiave. Sono dei composti viscosi, delle paste, in grado di mantenere la loro consistenza e forma una volta depositati su di una superficie. Le tecnologie utilizzate per creare il cibo includono una sinterizzazione selettiva per la creazione e l’estrusione hot-melt per la cottura. 

Ingredienti

A differenza di quanto si possa pensare, gli ingredienti alimentari sono piuttosto basilari: si tratta, infatti, di acqua, farina, uova, patate, riso e altri cereali, frutta e verdura, ma anche cellule animali viventi per creare la carne. Quest’ultima trovata in particolare permette di stampare carne senza dover uccidere animali. Attraverso una biopsia praticata sull’animale scelto, vengono prelevate le sue cellule staminali. Successivamente vengono stimolate al fine di produrre cellule muscolari in grado di formare la carne. Una svolta sicuramente altruista per il pianeta e per la salute degli esseri umani.

Il futuro della cucina

Avere una stampante 3D nella propria cucina, dunque, porta innumerevoli vantaggi: primo fra tutti è certamente il soddisfacimento del gusto personale. A differenza di Madre Natura, la macchina è in grado di combinare qualsiasi ingrediente in maniera unica. Questo permette di creare un compromesso tra i desideri del palato e le esigenze nutrizionali dell’utente come allergie, esigenze dettate da patologie o semplicemente diete.

Lavorare con micronutrienti a livelli estremamente precisi, dunque, non altera il contenuto nutrizionale della singola pietanza, ma semplicemente lo rende più stimolante per le papille gustative del singolo. 

Più che nella cucina di una casa, la stampante 3D può aiutare in maniera non indifferente altre realtà. Ospedali, ristoranti, fino ad arrivare alle navi spaziali. Ognuno di questi settori può trarre beneficio da questa macchina che sembra arrivare dal futuro, ma come?

Ospedali

Nelle realtà ospedaliere, seppur lentamente, si sta affermando il 3D-printing alimentare. In particolar modo sembra essere approdato per la preparazione di alimenti specifici per le persone affette da disfagia. 

A chi soffre di problemi riguardanti la masticazione, la digestione e bisogni dietetici specifici, si richiedono alimenti preparati su misura con determinate caratteristiche alimentari, di quantità e dosaggi particolari. A queste richieste la stampante 3D risponde in maniera efficace. Attraverso l’utilizzo di ingredienti selezionati e la possibilità di scegliere dimensioni e porzioni, un momento della quotidianità come mangiare, può risultare meno faticoso e stressante. 

Occorre però fare attenzione al tipo di cibo. Non tutti sono adatti alla stampa 3D e non tutte le tecniche di stampa sono compatibili al settore alimentare. Le aree che incidono sul risultato e che garantiscono un’efficace tecnologica del 3D-printing alimentare sono tre:

  • ingredienti e la loro viscosità
  • parametri di processo come la velocità di stampa
  • eventuali metodi di post-elaborazione 

Bisogna dunque porre un occhio di riguardo alle diete del singolo paziente e utilizzare le modalità che possono creare dei pasti volti a rendere un’azione basilare come mangiare più serena. 

Ristoranti

Nell’ambito della ristorazione si può dire che la stampante 3D si trovi a casa. Dopo il primo ristorante in 3D, aperto a Londra nel 2016, il fenomeno ha continuato a espandersi nonostante lo scetticismo di alcuni chef. 

I vantaggi, ovviamente, non mancano.

La creatività si trova al primo posto. Con una stampante 3D le possibilità di creare combinazioni uniche sono decisamente superiori rispetto che con gli alimenti classici. L’opportunità di donare originalità ai propri piatti e di elevare la vena artistica del proprio ristorante sono dunque degli aspetti da non sottovalutare. 

Passando al lato prettamente tecnico di un’attività di ristorazione, possedere una stampante 3D può far risparmiare una quantità notevole di tempo. A favorirne sono sia il personale sia la clientela che, inoltre, può beneficiare anche di una personalizzazione alimentare ad hoc.caramelle stampate in 3D

Ultimo, ma non per importanza, portare avanti un ristorante con l’ausilio di una stampante 3D può ridurre gli sprechi. Come? Parlando di estetica, il cibo, anche il meno invitante, può essere modificato ed essere appetitoso anche agli occhi. Utilizzando solamente impasti, la forma di ogni alimento viene stabilita da chi gestisce la macchina  “ingannando” così anche la vista, che vuole la sua parte, e portando il cliente a consumare tutto ciò che c’è nel piatto. 

La personalizzazione non si limita però all’aspetto. Potendo scegliere le dimensioni e proporzioni di ogni pietanza si eviteranno avanzi indesiderati. Importante è ricordare inoltre, che la stampante utilizza solo l’inchiostro alimentare necessario, conoscendo in precedenza le quantità del piatto; anche questo contribuisce all’eliminazione degli sprechi.

Spazio

Il cibo non è un problema che riguarda solo il pianeta Terra. Una delle pecche che viaggiare nello spazio comporta è la qualità dell’alimentazione e la durata delle vivande. Portare scorte abbondanti non solo risulterebbe poco pratico, ma estremamente dispendioso. La soluzione potrebbe trovarsi proprio nelle stampanti 3D e in passato non sono mancati esperimenti.

Nel 2013 l’ingegnere meccanico Anjan Contractor, della Systems and Materials Research Corporation (SMRC), riuscì a creare un sistema di stampa per produrre in modo efficiente cibo per missioni spaziali di lunga durata. L’azienda mirava a fornire alimenti stampati che avessero un sapore piacevole e al contempo proprietà nutrizionali che avrebbero favorito la conservazione a lungo termine. 

Il segreto è nelle cartucce: costituite da elementi nutritivi disidratati, sarebbero riuscire a conservarsi per trent’anni e garantire agli astronauti una dieta sana per tutta la durata del viaggio. 

Opinioni a contrasto

Tra le svariate opinioni riguardo questa strabiliante macchina la gamma è vasta. Da chi ritiene la produzione paragonabile al famoso gioco per bambini Play-Doh, chi rimane scettico senza sbilanciarsi e chi le dà fiducia, ma esclusivamente per la creazione di cibi di piccole dimensioni o decorativi. Dall’altro lato del capo invece troviamo persone fiduciose che azzardano ipotesi talvolta utopistiche. 

Nonostante i pensieri contrastanti, le stampanti 3D potrebbero rivelarsi per il futuro delle ottime alleate. Una tecnologia in grado di produrre cibo senza dover ricorrere all’esaurimento delle risorse naturali e che sia in grado di mantenere quotidianamente sana una dieta è di notevole impatto. 

Se questo disegno più sostenibile si avvererà, solo il domani può dircelo, ma se anche la Barilla all’Expo del 2015 ha aderito all’iniziativa, chissà, forse abbiamo una speranza. 

CREDITI:

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