“Altrove” e la dualità della vita

Altrove di Elisa “Erin” Bonomo

“Altrove” è una canzone di Elisa “Erin” Bonomo che si fa portavoce di alcuni concetti niente affatto scontati. Ad esempio emergono riferimenti alla convivenza fra creazione e distruzione (“Che distrugge e ci rilascia, che ci crea e ci preserva”) oppure osservazioni sull’universo puro e affascinante (“cosmica eleganza”).

Erin è una cantautrice veneziana, che scrive sia in italiano che in inglese (come il suo primo EP datato 2007, “Once in a blue moon”). Altrove”, singolo estratto dall’album “Sinusoide”, uscito il 19 novembre, è una canzone dal gusto orientaleggiante, aspetto percepibile d’altronde sin dai primi secondi. La musica distesa e rilassata, con accordi aperti, è auto-esplicativa, descrive l’ambiente e racchiude anche lo stato d’animo della canzone stessa. Il ritmo è piuttosto semplice e scandito dall’arpeggio di una chitarra.

Il brano esordisce con il verbo ballare, che sarà uno dei concetti chiave nella filosofia della canzone:

 Balla la gente intorno al fuoco,

I passi di un’antica danza

Canti Shiva illuminati

E un tamburo in lontananza.

Questi sono i versi di apertura che descrivono uno scenario che sembra essere una celebrazione religiosa di antica tradizione. In questa quartina descrittiva capiamo che, attorno ad un falò, c’è della gente che sta danzando; infatti “balla” è l’unico verbo presente del periodo, nonché prima parola della canzone, dunque messo in risalto. 

Al terzo verso, in piena descrizione, si parla di canti dedicati a Shiva (o Siva). Viene dunque introdotto il primo riferimento sacro. L’occasione di questi rituali è liturgica e la religione alla quale si fa riferimento è quella indù. Shiva è il danzatore cosmico per gli induisti, è colui che uccide ma che allo stesso tempo partorisce, la morte e la vita, la distruzione e la creazione.

Distruzione e creazione

Non a caso il testo di “Altrove” prosegue sulla base di queste due parole. Infatti, poco prima dell’arrivo del ritornello, Elisa Erin Bonomo canta: “l’universo col suo ritmo, che distrugge e ci rilascia, che ci crea e ci preserva”. Il concetto di distruzione e creazione è molto radicato nelle società orientali. La vita è vista come un intreccio di bene e male, di bianco e di nero, dove nel primo è presente un po’ del secondo e viceversa. La nascita non può essere descritta se non attraverso la fine. Vita e morte, non sono due linee parallele che non si toccano mai, ma sono destinati ad influire l’uno sull’altro. Per questo motivo gli induisti credono nella reincarnazione: l’universo è un eterno ciclo di vita e morte e ciò gli permette di essere eterno e ordinato.

L’ascoltatore e il cantante come protagonisti

Nel ritornello, composto da due quartine, è espresso il significato della canzone che ritorna anche nel titolo: il bisogno psicofisico umano di dover cercare oltre, di credere “che la vita sia altrove, dove nessuno può dirci cosa dobbiamo fare e cosa non rientra nelle nostre capacità.

Da questo momento in poi chi ascolta la canzone si ritrova chiamato in causa, “Balli al centro non ti fermi”. Ora l’ascoltatore è lì, intorno al fuoco, a ballare. Danza senza paura, sorridendo, seppur con un cobra intorno al collo. Lo sfondo è un cielo che “esplode” e con un’atmosfera incredibile tanto che:

Sembra d’essere sul Gange

E solo fiume e solo danza

Scorre tutto e non si posa

Se in un primo momento il brano descrive uno scenario dove sia l’ascoltatore che il cantante sono esterni e in un secondo momento l’ascoltatore stesso viene reso protagonista del ballo, nell’ultima strofa prima del ritornello finale, Elisa Erin è la nuova protagonista. Si ripete nella mente che ciò che occorre è vivere nel presente, che il passato va percepito come tale, e che il futuro è un qualcosa di assolutamente aperto e non scritto. Per questo l’ultimo ritornello non inizia con il verbo in seconda persona, bensì in prima (“E ho bisogno di pensare”). L’artista stesso si sente al centro di queste emozioni contrastanti sancite dal bisogno di sentirsi altrove e dalla necessità di pensare:

“Sei un centro senza limiti,

e non hai confini solidi

che nessuno può fermare”.

Lei come noi, non è esclusa da questa dualità imprescindibile della vita, dove c’è il bianco e il nero, l’esistere e il non esistere. Tutto ciò non deve essere visto come qualcosa di negativo; Shiva stesso agisce sia da dio creatore che da dio devastatore. Questa doppia essenza della vita è necessaria per poter scegliere di andare altrove, per capire dove c’è luce e dove buio.

Tutto scorre

L’essenza del brano è d’ispirazione induista, che vede un universo che protegge e che abbandona, nel quale tutto quanto scorre, come sosterrebbe anche Eraclito. Come il filosofo greco che usava la metafore del fiume per esprimere le sue idee riguardo il divenire (Eraclito descriveva l’impossibilità di bagnarsi due volte con la stessa acqua di un fiume in quanto questa scorre inesorabilmente), anche Elisa Erin Bonomo si avvale di un fiume, il Gange, nel quale tutto scorre e niente si posa. Altrove è un brano che vuole parlare, vuole trasmettere, e, come tutte le buone canzoni, è libera: libera di essere interpretata dall’ascoltatore, al quale sicuramente arriveranno una serie di sensazioni, di vibrazioni che gli lasceranno qualcosa in tesa dopo aver ascoltato la canzone.

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