L’osmosi tra moda e cinema

Il cinema e la moda sono da sempre connessi intrinsecamente. Tramite i costumi, la moda è capace di evocare e costruire l’identità di un personaggio e, a volte, di essere parte fondante dello storytelling.

Spesso un personaggio di un film viene costruito con un determinato abbigliamento che, però, vediamo cambiare lungo il corso della narrazione cinematigrafica, assecondando quello che è il mutamento individuale e interiore del personaggio. Inoltre, sia la moda che il cinema possono essere aspirazionali, quindi entrambi possono tradurre il desiderio dello spettatore di scappare dalla routine quotidiana per immergersi in una realtà diversa, appassionante e lontana dalla monotonia di tutti i giorni. 

Gucci, Versace, Coco Chanel

Una delle case di moda che è sicuramente più legata al cinema, specialmente negli ultimi tempi, è Gucci. La forte amicizia tra Alessandro Michele e i tanti nomi importanti di Hollywood, come Jared Leto e Lady Gaga, potrebbe aver portato Gucci ad avere una forte influenza nell’immaginario cinematografico, pensiamo al film House of Gucci, diretto da Ridley Scott. Aldilà delle critiche e delle controversie, House of Gucci è, nonostante tutto, un chiaro segnale di come le storie che riguardano la moda possano affascinare il pubblico (un commento sul film lo trovi qui).

Sono altrettanto innumerevoli le produzioni cinematografiche che si sono concentrate su altre importanti case di moda, come L’assassinio di Gianni Versace, in cui Donatella Versace è interpretata da Penelope Cruz, mentre Edgar Ramirez interpreta Gianni Versace. Allo stesso modo, film come Coco Avant Chanel e Yves Saint Laurent, che omaggiano la storia di due nomi parte dell’Olimpo della storia della moda. Oppure, come non nominare i film che sono diventati cult per aver omaggiato il mondo della moda: Il Diavolo Veste Prada, Sex and the City, I Love Shopping.

Costumisti nel film

Sin dagli inizi della storia del cinema, per creare l’immagine delle star di Hollywood è stato fondamentale l’impatto dei costumisti. Eppure, la figura del costumista viene istituita solo nella seconda metà degli anni ’20: prima di allora le attrici di Hollywood provvedevano da sole a trovare il loro costume di scena. L’impatto dei costumisti viene a lungo sottovalutato, infatti il premio Oscar per questa categoria viene istituito solo nel 1948.

Inizialmente la moda fu essenziale nel costruire l’immagine pubblica delle grandi dive. Adrian, uno dei costumisti di Hollywood dal 1929 al 1942, creò i look di due delle dive più importanti di Hollywood: Greta Garbo e Joan Crawford, vestendole e di conseguenza costruendole. Il lavoro di Adrian fu d’impatto, in alcuni grandi magazzini americani dell’epoca vennero creati apposiamente i reparti “cinema”, per poter acquistare le copie di abiti apparsi sugli schermi cinematografici.

Il costumista di Joan Crawford, in particolare, seppe creare un tipo di abito fatto su misura per lei e per poter nascondere alcuni suoi difetti fisici, slanciando la sua figura. L’abito venne indossato dall’attrice per la prima volta sul set di Letty Linton (1932) e creò così tanto scalpore che i famosi grandi magazzini americani Macy’s ne vendettero oltre 50.000 modelli. Nella stagione precedente all’uscita del film, la stilista Elsa Schiapparelli ne propose una versione simile senza causare grande scalpore tra il pubblico. Per Marlene Dietrich invece fu T. Banton a creare il look distintivo e androgino con il tailleur dal taglio maschile da lei molto amato, così come da Giorgio Armani.

Negli anni ’50 invece inizia a cambiare la percezione delle dive, specialmente grazie all’avvento della televisione. Nonostante fossero sempre delle figure rappresentative di eleganza, dovevano essere più vicine e accessibili al pubblico, che avrebbe potuto, così, rivedersi in esse. 

Così, con la sua bellezza naturale, Marilyn Monroe diventa un modello da seguire per milioni di ragazze. Allo stesso modo Marlon Brando e James Dean resero popolare l’abbigliamento informale per gli uomini: jeans, t-shirt e giubbotto diventano così degli staple. I divi dal corpo “qualunque” affascinano non perché irraggiungibili, ma perché uguali a noi.

Il cinema in passerella

A sua volta, anche la moda è stata fortemente influenzata dal cinema. Una delle ultime campagne pubblicitarie di Gucci è ispirata ai film di Stanley Kubrick, che Gucci omaggia ricreando alcune scene dei suoi film più conosciuti come Arancia Meccanica, The Shining, 2001: Odissea nello Spazio.

Durante la sua direzione creativa per Louis Vuitton, alla Paris Fashion Week 2020, Virgil Abloh omaggiava invece The Truman Show con una scalinata dedicata al film con protagonista Jim Carrey.

Le serie tv

Oggi è inevitabile parlare anche di serie tv. La serie Euphoria è stata una delle serie più recenti in cui la moda la fa totalmente da padrona. Allo stesso modo, le serie tv hanno dalla loro parte il fattore di essere più presenti nella quotidianità degli spettatori. Gossip Girl, serie dei primi anni 2000, ha contribuito fortemente all’estetica old money, delle ricche ragazze dell’Upper East Side. Oppure la serie tv britannica Skins, che ha influenzato lo stile indie sleaze fatto di calze strappate e trucco colato, ispirato alla musica indie rock.

La moda è sempre stata, quindi, uno strumento adoperato dal cinema per comunicare i propri messaggi e per essere ancora più impattante. La relazione tra moda e cinema, però, non è di certo a senso unico. Anche il cinema ha dato impulso e notorietà a stilisti e maison, andando a costruire nella mente del pubblico immaginari e stili di vita variegati.

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