Nobili di ieri e nobili di oggi

IV secolo dopo Cristo: l’Impero Romano d’Occidente, la più grande potenza che il mondo abbia conosciuto in epoca classica, è caduto sotto la pressione della propria profonda crisi e delle popolazioni barbariche confinanti. In tutta Europa iniziano a sorgere i cosiddetti “regni romano-barbarici”: micro-poteri regionali fondati dai popoli “invasori” sulle fondamenta dell’istituzione più antica e autorevole che si conoscesse. La Spagna vede formarsi un suo primo, embrionale, regno (già cattolico); Parigi diventa ufficialmente la capitale del neonato regno franco e il Nord Italia si consolida in mano longobarda. Nell’arco di poco più di un secolo, l’Europa e buona parte del mondo conosciuto hanno subìto radicali mutamenti a livello sociale, politico ed economico.

Nobiltà post-imperiale

Nonostante gli stravolgimenti, una sola classe sociale visse come particolarmente traumatico questo evento epocale: l’aristocrazia patrizia. Mentre altri ceti, spesso, si omologarono con una certa semplicità con le culture “barbariche” (erano anzi gli stessi Vandali, Visigoti e Franchi ad assorbire la cultura locale, piuttosto che il contrario), la nobiltà latina visse la transizione come un momento significativo.

L’ascesa di popolazioni diverse, che sempre più rappresentavano la maggioranza in Europa e contestualmente la classe dominante, non si limitò a un mero fattore formale e amministrativo: la cultura e la mentalità dominanti mutarono, nell’incontro tra popolazioni con stili di vita tanto differenti. Gli aristocratici romani erano per lo più uomini istruiti, che talvolta si erano distinti in battaglia, ma stimati soprattutto per la loro cultura e le loro ricchezze; l’equivalente di un “aristocratico” visigoto poteva essere un capo tribù, eletto tale in quanto uomo particolarmente forte, coraggioso in guerra e saggio.

Il prevalere dei secondi sui primi in ogni altro campo fece sì che anche la mentalità generale in parte mutasse e che, di conseguenza, così facesse la scala dei “valori morali” della società. Nella nuova “Europa” che si andava configurando un uomo coraggioso e indomito in battaglia sarebbe stato molto più virtuoso e nobile di uno che dedicasse la sua vita a studiare testi di un’epoca passata. E così mutò anche la figura del nobile, inevitabilmente: da letterato di alterne fortune a cavaliere senza macchia e senza paura, almeno idealmente. Non è semplice stabilire l’esatto rapporto causale esistente tra il mutamento della mentalità generale e quello dello status quo aristocratico, ma è certo che il secondo si sia sempre ripetuto nella storia al verificarsi del primo. Storia che, del resto, non è forse per lo più narrata attraverso gli occhi e le “storie” di una “classe dominante”?

Una visione “aristocratica” della storia

Nel XX secolo l’affermarsi di una nuova generazione di storici, guidata dal faro di Marc Bloch e della sua corrente degli Annales, mutò l’intera lettura della storia. Si affermò una visione spesso chiamata con l’appellativo di Petit Histoire: le vicende dei “grandi nomi” vennero equiparate in importanza a quelle di chiunque altro e con esse anche le relative fonti. Si tratta, però, appunto, di un’innovazione recente: la storiografia occidentale si è quasi sempre basata prevalentemente sulla narrazione di grandi eventi e grandi personaggi, spesso raccontati da questi ultimi o da altri celebri.

Non sarebbe teoricamente sbagliato affermare che la Storia che studiamo sia una storia del susseguirsi di diverse classi dirigenti e contestualmente del mondo intorno a loro. È vero per Roma, della quale studiamo i grandi letterati, i capi militari, i loro giochi di potere e le imprese militari. È vero per il periodo cosiddetto medievale, dove studiamo modi e battaglie attraverso cui alcune famiglie sono riuscite ad accentrare poteri sempre più ampi nelle loro mani.

È vero anche per buona parte della storia che ci divide dal Medioevo. Dal XIV secolo ad oggi studiamo soprattutto le vicende di vari Stati (soprattutto europei, ma non solo). In queste epoche, però, l’idea di “Stato” coincideva solitamente con un’istituzione retta o da una famiglia aristocratica sovrana o da un governo composto ed eletto da una ristretta cerchia di uomini godenti diritti talmente esclusivi da essere a tutti gli effetti dei privilegi. Basti pensare che in Italia il primo vero suffragio universale risale a meno di ottant’anni fa.

Oggi la concezione di “classe sociale” sembra obsoleta, e se ne parla sempre meno. Curiosamente, l’unico contesto in cui si parla agevolmente di “classe” sono i viaggi su media e lunga distanza: in prima classe (o  “business”, come ormai ci piace chiamarla) viaggia chi si può permettere certi comfort, nelle classi più basse tutti gli altri. A voler osservare attentamente, però, la maggior parte delle innovazioni sociali, civili e tecnologiche vedono la luce solo grazie alla spinta (politica ed economica) di élite sempre più “fluide“.

La “nobiltà” del XXI secolo

Anche oggi dunque, come dopo il crollo dell’Impero romano e come nella Francia post-rivoluzionaria, la “nobiltà” deve sacrificare i propri status quo tradizionali nel nome dei tempi e reinventarsi. Contestualmente cambia la concezione generale della nobiltà e della scala dei valori che la contraddistingue. Sebbene ancora presenti nella maggior parte dei Paesi d’origine, le antiche famiglie che vantano lignaggi nobiliari sono solitamente viste come come un qualcosa di anacronistico, se non addirittura burlesco.

Nel XXI secolo l’élite è slegata dai fasti militari del passato, ha barattato il cavallo con una palazzina e poi la palazzina con stock options di qualche multinazionale. Bezos, Musk, Gates, Arnault, Benetton… Questi sono i cognomi dei nuovi “patrizi”, la classe romana che ha rappresentato la prima nobiltà di un mondo neonato, ai quali si sarebbero aggiunti e talvolta sostituiti diverse famiglie e nomi, coi rispettivi status quo.

A ben vedere, i fenomeni sociali che hanno portato alla formale scomparsa dei titoli nobiliari non hanno stravolto granché la società. Più semplicemente, hanno messo in moto un nuovo ricambio della classe dirigente, rendendola temporaneamente più mobile. Le famiglie dei super ricchi detengono patrimoni tanto vasti da poter far sopravvivere i discendenti per secoli, se non millenni, garantendosi di fatto, nel sistema attuale, un prestigio di natura dinastica.

Classe sociale, classe dirigente e prima classe

In tutte le società esistono delle sostanziali disuguaglianze, che sono però mitigate in alcuni Stati e più accentuate in altri, come la Cina (dove una minoranza di famiglie influenti iscritte al Partito detengono il potere nel Paese) o gli Stati Uniti (dove i più poveri spesso non possono permettersi le cure in un sistema sanitario privato).

Famiglia Walton, proprietari della multinazionale Walmart

Con l’aumentare delle disuguaglianze in seguito alle recenti crisi economiche, l’ordinamento sociale del XXI secolo appare con differenze profonde, ma non sostanziali. Una minoranza sempre meno relativa detiene larga parte del “potere” (oggi soprattutto economico), e rispecchia le virtù morali più apprezzate nel tessuto sociale contemporaneo: intraprendenza, fiuto negli affari, capacità di resilienza e così via.

Sebbene il collegamento più immediato col termine “nobiltà” sia la classe cavalleresca medievale, o forse quella signorile dell’Europa restaurazionista, essa presenta molte somiglianze con l’odierna “classe dirigente“. Il termine e il concetto di classe sociale sono stati accantonati, in quanto obsoleti o ritenuti tali, e dunque non sussiste più quella gamma di privilegi riservati in un passato non tanto remoto alle élite; esistono però una nuova gamma di privilegi o di lussi che sono accessibili solo per una minoranza di esseri umani.

Emblematico il fenomeno dei recenti viaggi nello spazio privati. Per decenni la TV, la letteratura e la scienza stessa hanno fatto sognare a grandi e piccini di tutto il mondo un futuro in cui lo spazio sarebbe stato per davvero “l’ultima frontiera”. Oggi, la corsa allo spazio è una sorta di eccentrica campagna pubblicitaria, in cui imprenditori, miliardari e mummie di astronauti del cinema possono alimentare un sogno paradossalmente sempre più lontano per tutti gli altri. Il tanto curioso quanto faceto collegamento tra la classe di viaggio e la classe sociale si ripropone, con un vantaggio ancora più spietato in favore di pochissimi ,che sono pertanto indicabili come i nobili del terzo millennio.

 

FONTI

Forbes

Institute for Policy Studies

American Billionaires: Privilege, Politics and Power, The New York Times, Educational Publishing

Storia medievale – Italia, Europa, Mediterraneo, Paolo Grillo, Pearson

 

 

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