Quando il tifoso supera il limite: i casi di Icardi e Genova

Io sbuffo perché il ruolo dell’ultrà all’interno delle tifoserie ha passato il confine delimitato dal buonsenso e dal saper stare all’interno di una comunità civile.

Il 15 ottobre 2016 è uscita la biografia di Mauro Icardi, giovanissimo attaccante e capitano dell’Inter. E’ un soggetto particolarmente social e chiacchierato, ed infatti questo libro ci ha messo molto poco a creare scandalo; il giorno dopo la sua uscita, all’interno di un comunicato stampa firmato dalla Curva Nord, la curva interista, si legge: “Icardi con noi ha chiuso. Togliti la fascia, pagliaccio.”.

Rapporto già non particolarmente felice, quello tra Icardi e la propria tifoseria, a causa della fascia da lui portata; infatti la curva non si sente rappresentata dal proprio capitano, ragazzo giovane e arrogante, e un evento in particolare accaduto durante questi ultimi anni di scarsi successi sportivi, ovvero il caso di Sassuolo, ha portato ad una frattura ancora maggiore. Siamo nel 2015, e alla fine della partita Sassuolo-Inter, finita 3-1 per la squadra di casa, vi è un’accesa contestazione tra i tifosi e la squadra, che quasi finisce in rissa, dove volano parole pesanti da entrambe le parti. La situazione poi si risolverà, almeno in parte, con un comunicato della società.

Ma perché questo episodio è ridiventato un argomento di attualità? Per il semplice fatto che Icardi ha inserito all’interno della sua biografia il racconto della contestazione, racconto che, visto il comunicato di cui prima vi parlavo, evidentemente non rispecchia il pensiero della curva. All’interno di questo estratto, sulla quale veridicità non sindacherò, si legge: “Sono pronto ad affrontarli uno a uno. Forse non sanno che sono cresciuto in uno dei quartieri sudamericani con il più alto tasso di criminalità e di morti ammazzati per strada. Quanti sono? Cinquanta, cento, duecento? Va bene, registra il mio messaggio, e faglielo sentire: porto cento criminali dall’Argentina che li ammazzano lì sul posto, poi vediamo.”. Bene, sono queste le parole che hanno fatto esplodere il caso Icardi e la sua biografia; infatti questo estratto era riferito ad una conversazione tra il calciatore ed alcuni dirigenti dell’Inter, i quali avevano paura della possibilità che i tifosi potessero andare sotto casa dell’argentino a far valere le proprie opinioni riguardo la vicenda di Sassuolo.

E io qui già mi fermo: è normale che una società debba suggerire ad un calciatore di chiedere perdono alla “Curva”, entità quasi mistica, perché si ha paura di ripercussioni fisiche sulla persona? Per una partita di calcio? Forse c’è qualcosa che ci sta sfuggendo di mano.

Purtroppo non è finita: perché effettivamente dopo l’uscita della biografia, la situazione è degenerata ancora di più; l’uscita del libro coincideva con una partita, Inter-Cagliari, quindi stadio San Siro, quindi Curva Nord. Icardi sbaglia un calcio di rigore e la curva esulta, fischiandolo per tutto il resto del match. Al termine della gara, sono due le cose che mi hanno sconvolto: la prima, la più grave, è un gruppo di “tifosi” interisti che si presenta sotto casa di Icardi con uno striscione che recita: “Noi ci siamo, quando arrivano i tuoi amici argentini ci avvisi, o lo fai da infame?”. Rimango sconvolto; ora non posso sapere quali fossero le intenzioni di questi “tifosi”, ma io non credo sia civile presentarsi sotto casa di un calciatore per minacciarlo in nessun caso. Non esiste una cosa del genere, ed in un paese civile non dovrebbe essere possibile lasciar passare un comportamento del genere. Inoltre questo scontro, ed è la seconda cosa che mi ha sconvolto, si è risolto con delle scuse ufficiali da parte di Icardi, il quale ha dovuto chiedere scusa e ritirare la biografia dal mercato, per mantenere la promessa fatta dal vice-presidente dell’Inter, Javier Zanetti: “Per noi i tifosi sono la cosa più importante e tutti dobbiamo rispettarli”.

Bhe che dire, dopo aver letto quest’ultima dichiarazione la mia mente non ha potuto non andare al lontano 22 aprile 2012. Stadio Marassi, Genova, si giocava Genoa- Siena. Il Genoa perde in casa 0-4, e la situazione della squadra è critica: rischia fortemente la retrocessione. E’ l’ottavo minuto del secondo tempo, quando accade l’inimmaginabile: un gruppo di tifosi invade la tribuna dell’ingresso degli spogliatoi, chiedendo ai giocatori di togliere la maglia; “Siete indegni di indossare questi colori” gridano gli ultrà del Genoa, bloccando l’accesso agli spogliatoi. Tagliavento, l’arbitro di quella partita, la sospende, ma non può, come dovrebbe accadere da regolamento, mandare i giocatori negli spogliatoi, a causa dell’accesso bloccato. I calciatori del Genoa iniziano una mediazione con gli ultrà, e dopo minuti dove sono stati umiliati e messi in imbarazzo in diretta nazionale, riescono anche a riprendere il gioco e terminare la partita. Ecco, sicuramente avranno perso sul campo, ma sono riusciti a non cedere alle minacce di quattro criminali che grazie alla giustizia sportiva non metteranno più piede dentro uno stadio.

Giancarlo Abete, allora presidente della Federcalcio italiana, disse riguardo questo episodio: “E’ un clima di violenza inaccettabile che non è assolutamente tollerabile. Queste persone non hanno nulla a che fare con i tifosi. Sono veramente l’immagine peggiore e violenta del calcio.

Credo siano queste le parole che meglio rappresentano il mio modo di pensarla sugli ultrà che adottano questo genere di comportamento negli stadi: per quanto tu da spettatore stia pagando per essere intrattenuto dai calciatori, non stai comprando la loro dignità e nessuno ti dà il diritto di umiliarli. Gli episodi di Genova e della biografia di Icardi non dovrebbero mai più accadere, per il bene del calcio e per il bene dello sport, che subiscono un grave attentato ogni volta che si lasciano questo genere di libertà a questi presunti tifosi.

Frase pubblicizza:  Si può davvero comprare la dignità di un essere umano con i 50€ del biglietto dello stadio?

Immagine: 

presa da qui: http://www.blitzquotidiano.it/blitz-blog/genoa-siena-mostro-ultras-1204155/

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