“Dickinson”: un nuovo paradigma narrativo

Attenzione: questo articolo contiene degli spoiler sulla terza stagione della serie.

Fin dai tempi più remoti, la poesia é una delle arti più immaginative e potenti, in grado di condurre lettori e lettrici in viaggi fantastici. Ma quando la realtà circostante si popola di tragedia e di morte, cosa resta da cantare ai poeti? Questa é la domanda fondamentale che muove i fili della narrazione nella stagione conclusiva di Dickinson, in cui la Guerra Civile americana sconvolge le vite dei protagonisti e non solo. La serie, tra i prodotti più interessanti della piattaforma streaming Apple TV, tenta di conciliare un tale contesto storico con le vicende private della giovane poetessa Emily Dickinson, creandone un ritratto complesso e totalmente nuovo rispetto a quello tradizionale.

Il ruolo della poesia

Tanto profetizzata nelle stagioni precedenti, la guerra é definitivamente scoppiata colpendo anche la popolazione di Amherst, cittadina del Massachussets in cui vive la famiglia Dickinson. Gli uomini più giovani vengono chiamati continuamente alle armi e ben presto anche amici e conoscenti diventano soldati, spesso caduti in battaglia. In questo scenario di distruzione Emily (Hailee Steinfield) si ritrova a riflettere sul suo ruolo nella società in quanto donna e poetessa, allo scopo di dare speranza e conforto a una nazione ormai allo stremo. Invia le sue poesie al fronte, compie (immaginarie) incursioni sui campi di battaglia e incontra i suoi modelli letterari: memorabile é la comparsa di Walt Whitman, in un ritratto umoristico e inusuale che riesce a coniugare riflessione critica e comicità.

Il potere dell’immaginazione può essere tanto forte da permettere alle sorelle Dickinson persino di viaggiare nel tempo, in uno degli episodi più riusciti della serie. Ritrovatesi inspiegabilmente nel futuro Emily e Lavinia (Anna Baryshnikov) visitano la loro casa natale, trasformata in un museo in onore della grande poetessa diventata famosa dopo la morte. Ad accompagnarle é una studentessa del college locale, che rivela di chiamarsi Sylvia Plath: non conoscendo l’identità delle due visitatrici, la ragazza rivela di essere un’aspirante poetessa, ispirata proprio dai versi di Emily Dickinson. La questione dell’eredità poetica, qui recuperata tramite la riflessione di Sylvia, é centrale fin dalla prima stagione: dopo essere riuscita a fare pubblicare alcune sue poesie, Emily aveva infatti deciso di abbandonare ogni aspirazione alla fama, tanto da chiedere alla sorella di bruciare i suoi scritti dopo la sua morte.

Queerness e ruoli di genere

Un altro punto che emerge dal confronto con Sylvia é il mancato matrimonio di Emily, un proposito che manterrà fino alla morte. Ma la vita della poetessa non fu priva di amore: Sylvia rievoca qui uno studio recente di Rebecca Patterson, in cui si riportavano lettere che Emily Dickinson aveva inviato alla cognata Susan Gilbert e in cui erano rintracciabili chiare allusioni a un rapporto omoerotico tra le due donne.

Non posso credere, cara Susie, di essere stata quasi senza te per un anno intero; a volte il tempo sembra breve e il mio ricordo di te caldo come se te ne fossi andata ieri, […]. E ora non appena ti avrò, ti terrò tra le mie braccia; perdonerai le lacrime, Susie, diventano così felici che non è nel mio cuore rimproverarle e rimandarle a casa.

Davanti all’insistenza della sorella, Emily confessa il suo amore per Susan (Ella Hunt) rivelando come gran parte delle sue poesie fossero state ispirate proprio da lei. Il grande merito di Alena Smith (creatrice della serie) é quello di avere inserito in modo originale un elemento fondamentale per la comprensione della figura e delle parole della poetessa, nonostante la critica tradizionale tenda a sminuirne la portata. Resteranno memorabili le scene finali tra Emily e Sue, con la consacrazione del loro rapporto in una delle scene di amore saffico più delicate di sempre grazie a una regia attenta (non a caso, la crew della serie é formata principalmente da donne) e a una colonna sonora perfetta.

La centralità delle donne nella narrazione spinge a riflettere sul loro ruolo in una società dominata da uomini, che le voleva relegate agli ambienti della casa e della famiglia. Ma oltre all’eccezione della stessa Emily, anche la sorella Lavinia non si conforma a questo modello: inizialmente preoccupata per avere rifiutato o perso i suoi pretendenti, la ragazza scopre pian piano la propria indipendenza diventando portavoce delle istanze di una nuova generazione di donne, spesso con un umorismo dissacrante.

Coralità del racconto e voci nuove

Ma forse il merito più grande di Dickinson é di aprire la narrazione a un ampio spettro di personaggi, dando voce anche a quelle figure solitamente invisibili e marginali con uno sguardo intersezionale. Partendo dai versi di Emily, il racconto si allarga a includere le persone che la circondano e il contesto culturale e storico della Guerra Civile. In quest’ottica sono fondamentali i segmenti di narrazione affidati a personaggi non-bianchi, donne, persone trans e non-binary, da cui emergono disparità e a cui spesso non viene dato il giusto peso. Una delle figure più importanti é quella di Betty, che con le sue riflessioni e i confronti con la protagonista riesce a fare luce sul privilegio e sulla marginalizzazione, da una prospettiva differente da quella a cui la televisione ci ha abituati.

Verso il futuro

La terza stagione chiude magistralmente un percorso creativo e innovativo che potrebbe diventare il modello per una nuova forma di narrazione. Con alti picchi qualitativi sia nella regia sia nella scrittura, il racconto risolve i punti aperti nelle stagioni precedenti: la funzione della poesia, l’emancipazione femminile, la queerness e la rappresentazione. La costruzione di una narrazione multipolare e diversificata rende Dickinson uno dei prodotti più originali e importanti degli ultimi anni, che ha la capacità di restituirci l’immagine di un’attualità complessa e in continuo cambiamento e di suggerirci delle nuove prospettive da cui riscrivere le storie, anche quelle più tradizionali.

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