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Woodstock: il mito tra musica e politica

Woodstock per molti è stato l’inizio di un’era, per altri il luogo dove l’utopia di una pace e gli ideali degli anni Sessanta sono stati definitivamente calpestati. È il 1969 quando Richard Nixon si insedia alla Casa Bianca, Neil Armstrong sbarca sulla Luna e circa 500.00 mila persone invadono la contea di Sullivan, nello stato di New York tra il 15 e il 17 agosto per i “tre giorni di pace e musica rock”.

Non fu certo il festival più organizzato e idilliaco della storia, anzi. Viene ricordato spesso per la grande quantità di droghe, alcool e allucinogeni che giravano, per la mancanza di cibo dovuta all’impossibilità di rifornire il pubblico e per i continui cambi di scaletta. Eppure, il carattere e l’atmosfera di promiscuità, amore e condivisone, che hanno caratterizzato quei giorni, rappresentano ancora oggi l’immagine di un cambiamento e di un’audacia che hanno concesso una vera e propria rivoluzione.

I protagonisti

Sono i giorni degli hipster, i “figli dei fiori”, gli scappati di casa, gli sbandati dai capelli lunghi, coloro che protestano contro la guerra e contro una classe dirigente della quale non si fidano più. Sono i giorni di Jimi Hendrix, Joan Baez e degli ancora sconosciuti Santana, i giorni in cui quel terreno di Max Yasgur, agricoltore che aveva permesso che l’evento venisse svolto proprio nella sua fattoria, si trasforma in un campo di battaglia, lo stesso campo sul quale giovani americani arruolati stanno combattendo in Vietnam.

Woodstock è ricordato come l’epoca della gioventù che rivendica pace, libertà e amore, spinta da ideali pacifisti e comunisti, accomunata dal desiderio di rivolta e fraternità, gridando all’unisono “freedom!“.

Il contesto culturale dell’America anni Sessanta

Il movimento di controcultura giovanile nasce sulla scia della cosiddetta Beat Generation, espressione letteraria, musicale, sociale che rifiutava sistematicamente le norme imposte, il materialismo. Sperimentava nuovi stili, nuove mode e nutriva un interesse molto forte verso un modo di vivere alternativo e incondizionato.

Qui la cultura hippie trova la sua manifestazione massima: rivoluzione sessuale, rock psichedelico, vestiti colorati e floreali, “fate l’amore, non fate la guerra” come slogan. Gli ultimi decenni degli anni Sessanta sono stati simbolo di una vera e propria riforma sul campo culturale che ha cambiato per sempre il modo di approcciarsi e di intendere la vita.

Ricordiamo che San Francisco diventa in quegli anni la capitale e l’epicentro di una rivolta sociale mai vista prima: il fallimento della guerra sul suolo vietnamita e il crollo degli ideali del tanto ricercato American Dream, permettono la nascita e lo sviluppo di questa controcultura. Essa si basava essenzialmente sulla conquista di nuove idee e nuove esperienze spirituali che potessero innalzare la coscienza e l’emergere di una comunità sola in grado di contrastare il pensiero comune del medio  borghese americano.

Hendrix personaggio indiscusso del festival

La bellezza, l’armonia, il benessere, la coesione sociale e culturale sono solo alcuni aspetti sui quali la generazione hippie ha posto le basi. Il weekend di Woodstock diventa così l’apice di un intero periodo e forse l’espressione finale della cosiddetta Summer of Love che aveva inondato le strade della città californiana e che aveva accolto un altro maxi raduno due anni prima a Monterey, ricordato come l’evento precursore di Woodstock.

Qui si respirava già un clima tipicamente hippie e dove un timido Jimi Hendrix, ancora poco conosciuto, scrisse una pagina importante nel panorama musicale internazionale bruciando la sua Fender Stratocaster (un modello simile, non la sua preferita) in segno di sacrificio, come Hendrix stesso affermerà:

Mi è sembrato che stessimo riuscendo a infiammare il mondo intero.

Così ho deciso di distruggere la chitarra alla fine della canzone.

Come forma di sacrificio. Si sacrificano le cose che si amano. Io amo la mia chitarra.

Cos’è stato Woodstock

Niente e nessuno potrà mai replicare l’atmosfera e il sound tipici di quella contestazione giovanile che si scagliava contro la società dei consumi che si stava facendo strada, battendosi a favore dei diritti civili.

La politica ha giocato un ruolo preponderante nella consacrazione di questo evento colossale, con l’idea che la musica potesse e dovesse essere la forma più autentica e naturale capace di rivendicare tutti quei valori puri e sani dei quali i giovani si facevano portavoce. Woodstock rimarrà sempre nella sua autenticità, l’emblema di un sogno irripetibile che appartiene ad altri tempi, un miraggio di trasgressione e passione che ha coinvolto un’intera massa di persone e che è finito per diventare semplicemente un bel ricordo.

Cosa ci ha lasciato

Così il suono roboante della sua chitarra elettrica, Jimi Hendrix chiude l’evento sulle note dell’Inno Americano. Ricorda i bombardieri dell’esercito americano e i giovani soldati che, più di tutti, quella guerra la stanno perdendo. Su quel prato, nell’agosto del 1969 si sono riversate aspettative e attese presto abbandonate dall’avvento di una politica liberista e individualista che ha schiacciato per sempre l’orizzonte di famiglia, comunità e solidarietà vista in quegli anni.

Ciò che è certo è che il mito di Woodstock resterà per sempre nella storia mondiale per quanti l’hanno vissuto e per quanti vivono una strana sensazione di nostalgia per ciò che non hanno vissuto ma che vorrebbero, almeno per un secondo, averlo fatto. Chissà come ci si sentiva a stare in mezzo a tutta quella gente, non curanti della pioggia fitta che cadeva, del giudizio altrui e mossi solamente dalla speranza di un domani migliore. “Strano pensarlo oggi”, ci verrebbe da dire. Non ci resta infatti che immaginare quello che Woodstock è stato e quanto abbia influenzato la vita, la storia, la cultura, il pensiero di tutti noi.

I came upon a child of God
He was walking along the road
And I asked him where are you going
And this he told me                                                                     

[…]

By the time we got to Woodstock
We were half a million strong
And everywhere there was song and celebration
And I dreamed I saw the bombers
Riding shotgun in the sky
And they were turning into butterflies
Above our nation
.

(J. Mitchell, Woodstock, da Ladies of the Canyon, 1970)  

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