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Isolamento nella moda: chi ne esce vincitore?

È ancora troppo presto per decidere se l’isolamento a cui ci ha costretti la catastrofe del COVID-19 ci abbia reso persone migliori. Siamo ancora troppo fragili per discutere dei benefici del rimanere incastrati dentro quattro mura di cartongesso per mesi senza poter abbracciare i nostri cari, mentre all’esterno il mondo barcollava e, nei peggiori dei casi, crollava irrimediabilmente.             

È deleterio fare bilanci sul tempo libero che ci ha offerto l’isolamento, come è controproducente giudicare chi non è riuscito ad essere produttivo come avrebbe desiderato, paralizzato dalla paura di riaffacciarsi in un mondo senza certezze.

D’altro canto c’è da ammettere, a quasi un anno dall’avvento della pandemia, che l’isolamento ha portato alla creazione di numerosi angoli di riflessione, fino a oggi quasi ignorati. I canali social, da Instagram fino ad arrivare ai più recenti Tik tok e Twitch, sono diventati spazi aperti per aprire dibattiti su argomenti già caldi.

La moda si pone al centro di queste riflessioni fin dallo scoppio dell’emergenza per affrontare cambiamenti già in corso nel sistema. E così, tra un pigiama in cashmere e un abito cottagecore, gli addetti ai lavori si sono ritrovati ad affrontare sfide ben più grandi del cavalcare l’ultimo trend del leisurewear.

Le fashion week hanno subito un restyling dell’ultimo secondo adattandosi a nuove regole, diversi volti noti hanno fatto la scelta di non seguire più un calendario prestabilito per debuttare in passerella e la discussine attorno l’etica di produzione dei capi e la sostenibilità sta diventando – fortunatamente – sempre più imprescindibile. Tutto ciò a cosa porta? Stiamo iniziando a vedere la moda con più realismo, svalorizzando il concetto di esclusività che da troppo tempo l’ha dominata. 

L’isolamento ci ha resi osservatori più consapevoli e interessati a ciò che si cela dietro i brand, che, a loro volta, hanno colto al volo l’occasione per avviare sperimentazioni creative uniche che non ci faranno del tutto rimpiangere i mesi in isolamento.

VALENTINO

Il fashion month dello scorso Giugno 2020 si è svolto all’insegna del phygital (l’uso della tecnologia per costruire un ponte tra mondo fisico e digitale). I casi in cui i marchi hanno scelto di debuttare dal vivo sono stati rarissimi. Le sfilate digitali hanno sgomitato per ottenere la giusta attenzione mediatica e tra queste ha spiccato la collezione Autunno Inverno 2021 della maison Valentino, firmata dal suo designer Pierpaolo Piccioli in collaborazione con il celebre fotografo e videomaker Nick Knight, pioniere della fusione tra moda e linguaggio digitale.

La performance, dal titolo Of Grace And Light, è frutto della voglia di Piccioli di riscrivere nuovi codici della moda. In un’intervista via Zoom ha così dichiarato:

This has taught us that we don’t miss stuff, we do miss people. We don’t need another T-shirt exactly the same. We need something that delivers an idea, a culture.

Assistiamo alla messa in scena di uno spettacolo composto da evidenti contrasti visivi. Il melanconico romanticismo di Piccioli, interpretato dalla voce di FKA Twigs che accompagna l’intera sfilata, si fonde con l’algida macchina da presa di Knight, creando uno straordinario gioco di luci. Le modelle si muovono isolate su uno sfondo nero, le loro silhouette sono allungate all’inverosimile, tanto da tramutarle in bambole circensi. La couture resta incastonata nella sua dimensione onirica: non ne viene stravolta la natura, ma si presta a nuove sperimentazioni artistiche.

https://www.instagram.com/p/CEh0opqpyAZ/

PRADA

Il 23 Febbraio 2020, dopo indiscrezioni poco chiare, l’annuncio diventa ufficiale: la co-direzione del marchio Prada è stata affidata a Raf Simons. Il designer lavorerà in partnership con Miuccia Prada nella creazione delle prossime collezioni. La loro collaborazione ha gettato le basi nel processo creativo scaturito dal periodo di isolamento, momento che ha fatto nascere numerosi interrogativi sul futuro della moda.

L’unione di queste due personalità con tratti così autoriali e visioni distinte non può che generare curiosità. E le novità non hanno tardato ad arrivare: il loro debutto per la collezione Primavera Estate 2021 ha preannunciato un nuovo capitolo per la storia della moda.

Il momento della sfilata, rigorosamente a porte chiuse, non si è limitato a un fashion show dai toni futuristici. È stato il momento immediatamente successivo a dichiararne il successo. Miuccia Prada e Raf Simons hanno concluso lo show rispondendo ad alcune domande poste dai followers di Prada.

La loro conversazione, diventata virale sul web, ha come fulcro il tempo, la direzione che si vuole dare al marchio, il lavoro sul concetto di uniforme, il dialogo continuo tra menti fervide che non smettono mai di mettersi in discussione.

Un piccolo spioncino sulla loro visione,  da sempre coperta da una coltre così fumosa da sembrare inaccessibile agli occhi di chi non fa parte di questo universo. Un vero e proprio privilegio per gli appassionati di moda, che hanno assistito a una conversazione tra due mostri sacri proprio come si osservano due amici di lunga data chiacchierare davanti ad un caffè.

La sperimentazione continua con la recente campagna pubblicitaria, che propone domande esistenziali agli utenti che hanno voglia di mettersi in gioco: “la creatività è un dono o un talento? Chi ha il controllo? L’immagine o chi la osserva?”.

https://www.instagram.com/p/CJ89iFqgzhj/

SAINT LAURENT

La scelta di Antonhy Vaccarello di lasciare il calendario prestabilito della fashion week ha destabilizzato la capitale della moda francese. L’isolamento ha fatto riflettere il direttore creativo della maison sui tempi fin troppo fugaci a cui si viene sottoposti nel sistema moda. Vaccarello vuole dettare i tempi delle sue creazioni senza condizionamenti. Rallentare sembra la parola d’ordine, l’unico modo possibile per soffermarsi sul processo di ricerca e ideazione delle sue opere .

Dopo un momento lontano dalle passerelle, la collezione Primavera Estate 2021 si è presentata come il trionfo dell’anno. Il designer si lascia alle spalle la sua cara Tour Eiffel per sbarcare in Marocco, luogo tanto caro a Yves Saint Laurent, che amava rifugiarcisi per lunghi periodi. Lo show viene anticipato da un teaser girato nei lussureggianti giardini Majorelle, proprietà della fondazione Pierre Bergé-Yves Saint Laurent.

Il 15 Dicembre 2020 il mondo assiste a una sfilata unica nel suo genere, ambientata in un afoso deserto non identificato. I capi, dalle jumpsuits ai dettagli di piume, sono rivisitazioni d’archivio avvolti da una sensualità sfacciata tipica del designer. Il sogno sembra cristallizzarsi nel ritrovamento dell’essenza delle cose, dimenticandosi le futilità.

Credo sia un segno dei nostri tempi, ma non volevo nulla di triste e pesante. Il deserto, per me, rappresenta quella ricerca di serenità, di spazi aperti, di un ritmo più lento. Gli abiti sono più morbidi, lo spirito della collezione è più gentile, essenziale.

La dedica alla fine della sfilata Wish you were here, è una dichiarazione d’amore all’heritage del marchio, trattata con estrema riverenza ma con l’intenzione di reinterpretarla in chiave contemporanea. 

https://www.instagram.com/p/CIzrwjWAV48/

L’isolamento ha di fatto reso noto il concetto di lentezza all’universo moda. In un sistema in evidente sovraccarico, troppo impegnato a sotterrare i suoi problemi piuttosto che affrontarli a viso aperto, le menti più lungimiranti hanno deciso di prendere fiato e fermarsi. I risultati non sono passati inosservati, con un conseguente plauso di pubblico e critica.

Coloro che sono stati capaci di aprire una discussione sull’inclusività, sulla fusione tra mondo digitale e fisico, sui ritmi della filiera produttiva e su un consumo più etico, hanno aumentato di gran lunga la loro brand reputation rispetto ai competitors che non sono stati capaci di pensare al futuro.

Molti brand non vivono ancora la consapevolezza che anche la moda stia attuando una rivoluzione storica partendo dal suo interno. Chi ne fa parte sta cominciando a rendersi conto di un’umanità sfaccettata che vuole sentirsi rappresentata dai marchi a cui fanno riferimento. È il momento di sentire le storie narrate dalle minoranze, rendersi conto delle loro esigenze e trasformare la moda in un fiero atto politico.

Il prossimo articolo in cui analizzeremo il tema dell’isolamento tratterà la riscoperta delle bellezze italiane durante la scorsa stagione estiva, quando il COVID-19 ha dettato le regole riguardo gli spostamenti. A causa della limitazione di viaggi verso l’estero, gli italiani hanno riassaporato la gioia di esplorare il loro Paese.

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