Sicilia: patria dei cannoli e delle maioliche arabeggianti

La più bella regione d’Italia: un’orgia inaudita di colori, di profumi, di luci, una grande goduria.

Così Sigmund Freud rivelava l’attrazione e la magnificenza verso l’isola più grande di tutto il Mediterraneo: la Sicilia. Patria dei pistacchi, degli arancini (o arancine), delle cassate e delle granite, la Sicilia simboleggia coraggio e determinazione. Grazie alla sua posizione strategica è sempre stata considerata una località privilegiata. Intorno all’VIII secolo a.C., sull’isola vennero fondate numerose colonie greche. Queste si caratterizzavano per il forte legame con la madrepatria. Erano a tutti gli effetti delle città elleniche. Tale connotazione permise una larga espansione degli usi e dei costumi, i quali si insediarono rapidamente nella quotidianità dei siciliani.

Artigianalmente parlando, la produzione di vasellame ricopre uno dei primi posti nella classifica dei manufatti tradizionali. Grazie alla sua posizione centrale, infatti, la Sicilia è stata una delle principali sedi in cui si intraprese questo tipo di lavorazione. In particolare, ancora oggi le nostre case, gli arredi, le pareti di negozi e ristoranti sono traboccanti di maioliche siciliane. Ma, precisamente di cosa si tratta?

Le maioliche siciliane

Le maioliche non sono altro che produzioni di ceramica a rivestimento metallico opaco, talvolta decorate con disegni arabeggianti dai colori vivaci, in particolar modo blu e giallo. Queste tonalità furono introdotte in seguito alla dominazione spagnola del XIV secolo.

Piatti tradizionali decorati

Ben presto, infatti, emersero numerose influenze orientali. Ancora oggi possiamo ricercare oggetti e cimeli che raccontano, con un pizzico di malinconia, la storia passata. E furono proprio gli Arabi a portare la conoscenza della ceramica sull’isola. Da allora, i più importanti centri di produzione sono Sciacca e Caltagirone. In quest’ultima, in particolare, ancora oggi si può ammirare la decorazione in ceramica della nota Scalinata di Santa Maria del Monte: 142 gradini interamente ornati da maioliche policrome coloratissime. L’effetto visivo è sensazionale.

Maioliche
Scalinata di Santa Maria del Monte a Caltagirone

Non a caso, la traduzione araba di Caltagirone sarebbe “Rocca dei Vasi”. Ancora oggi, in città, si possono ammirare le antiche riproduzioni, conservate all’interno del Museo della Ceramica. Ciò che sembra tanto superato, si risolve – in realtà – in una modernità senza precedenti. L’attualità di un tempo si rispecchia nelle attuali richieste decorative. Ed è soltanto grazie a questa continuità che oggetti preziosi di questo spessore non smetteranno mai di essere considerati tali.

Le maioliche nella collezione di Dolce & Gabbana

A tal proposito, risale all’estate di qualche anno fa la collezione I Love Maiolica di Dolce&Gabbana. Un assortimento più colorato che mai, che ha visto come protagoniste indiscusse le tinte audaci della tradizione siciliana. Fiori di loto, piante di limone, silhouette ornamentali, decori geometrici e pattern costantemente ripetuti danno vita a tracce sempre differenti. È Domenico Dolce a raccontare di come la Sicilia – sua isola natale – per anni gli sia stata stretta:

Tutto è cominciato lì. La mia vita, la mia professione, la mia carriera. Ed è lì che tutto torna sempre. […]. Nella sartoria di mio padre ho imparato fin da piccolo a cucire e a tagliare, mentre nel negozio di mia madre sono diventato bravo a vendere e ad allestire le vetrine. […]. Per anni ho odiato la Sicilia perché era esattamente tutto il contrario di ciò che concepivo da ragazzo. Ero moderno. Quando vedevo ceramiche di Caltagirone, carretti siciliani, a me sembrava di vedere il demonio.

Poi, però, qualcosa deve essere cambiato. Per dedizione dei due stilisti – Domenico e Stefano – la Sicilia è sempre stata grande fonte di ispirazione. Tanto è vero che, dopo di loro, diverse catene di negozi di abbigliamento hanno riprodotto le loro trame per la realizzazione di nuove collezioni.

Vediamo, quindi, come le vecchie tradizioni, come le maioliche, non abbiano che da insegnarci quanto la distanza con l’epoca attuale sia da considerare come cosa trascurabile. Tutto torna, tutto si trasforma. E non è detto che quanto prodotto oggi non sia in linea con le prerogative considerate preziose nel tempo passato.


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