La fallimentare storia di Atac a Roma

Siamo a Roma, in una giornata come tante altre. C’è chi scende dalla metro, c’è chi sale. Un signore fa il biglietto, una signora timbra la tessera. Questa è la normalità, all’interno di una comune stazione della metropolitana. Finché una voce annuncia “Il traffico della metro A è rallentato“. E riprendendo la stessa metro cinque ore dopo la voce ripete l’annuncio. Un po’ come le tre fermate della Linea A (Repubblica, Barberini e Spagna) che sono rimaste chiuse per mesi; la fermata di Repubblica è sotto sequestro da ottobre, per i terribili fatti avvenuti su una delle scale-mobili della stazione.

Atac S.p.A è un’azienda che si occupa del Trasporto Pubblico della Capitale, nata nel primo gennaio del 2010 con la fusione di Met.Ro S.p.A. e Trambus S.p.A.. Al momento conta oltre 11 mila dipendenti ed è il primo gruppo di trasporto pubblico in Italia. Gestisce un totale di 249 linee tra bus, filobus e tram e 3 linee metropolitane (A-B-C).  Un’azienda in fallimento e a dimostrarlo sono i numeri.

Tra il 2006 e il 2015 l’offerta del trasporto pubblico della Capitale è diminuito vertiginosamente, fino a 13 milioni di vetture al km in meno, così come l’offerta tranviaria (-30%). Mancano mezzi e manca manutenzione, causando ritardi sia nella tratta stradale che metropolitana. A ciò si aggiungono tutti quei soldi che vengono persi a causa dell’incapacità di poter offrire un servizio efficiente. Atac ha infatti un deficit di circa 1 miliardo, che limita di molto le possibilità affinché il servizio possa migliorare. Senza soffermarsi sugli autobus che prendono fuoco, o quelli che, al semaforo, scattato il verde, non ripartono; ma parlando della necessità che la città di Roma goda di un servizio di cui possa essere degna.

Mancano gli investimenti. Le linee vengono soppresse (quasi 11 linee in totale) e non ci sono migliorie. Eppure l’azienda di via Prenestina ha provato a rimediare, riattivandone una parte, ma non è stato sufficiente. Secondo le rilevazioni di Roma Servizi per la Mobilità, su un parco macchine di 1020, solo 450 vetture sono in circolazione. Sono dati sconfortanti, per non parlare delle differenze di chilometri percorsi tra il 2016 (un totale di 89,3 milioni di chilometri) e il 2018 (durante il quale non sono stati percorsi neanche 85 milioni di km).

Con il caldo stanno uscendo fuori tutti i problemi di una flotta che ha ormai superato i 12 anni di età media – spiega Roberto Frullo, sindacalista Usb – e ha sempre più bisogno di un ricambio. L’azienda ha riparato per tempo gli impianti di climatizzazione, è vero. Ma quando gli autobus sono tanto anziani, basta una buca per far rompere di nuovo i tubi del sistema. A quel punto non resta che aprire la richiesta di guasto”.

L’azienda ha acquistato ben 227 bus a Karsan, azienda di Akçalar (Bursa in Turchia). È un piano che ha deciso di adottare per riprendere “terreno”, dopo che il tribunale fallimentare è subentrato nelle veci di controllo. Affittando inoltre 70 mezzi provenienti da Israele, per cui l’azienda ha versato il 16% del totale di 4,3 milioni. Un errore, perché per permettere la circolazione di mezzi provenienti da paesi extra-Ue, i veicoli dovrebbe essere Euro 6, mentre i mezzi in questione sono Euro 5. A questo punto, l’azienda di noleggio ha dimostrato comunque che i motori fossero europei. Ciò ha permesso agli autobus di poter circolare nel rispetto della normativa vigente, causando in ogni caso un ritardo esorbitante nell’offerta dei nuovi mezzi di servizio.

Nel 2015 il bilancio di Atac presentava un passivo pari a 70.007.892 euro.

È inutile sperare in un risanamento. I conti parlano chiaro, dato che non sono i biglietti a fare la differenza (i titoli di viaggio coprono solo il 30% delle spese), ma è la fiscalità generale. I cittadini spendono intorno ai 170 euro l’anno, a prescindere dall’utilizzo del servizio.

Un concordato è stato ratificato a luglio del 2018, e prevede l’impiego di buona parte degli utili futuri nel pagamento dei suoi fornitori: un altro anno, almeno, senza investimento. Il 60% dei creditori (percentuale pesata in base al credito) ha votato “” al suddetto atto, che durerà fino all’anno 2022. Il concordato prevede 12 mesi in cui Atac dovrà rimborsare una cifra pari a 178 milioni ai creditori privilegiati e 12,8 milioni ai creditori preducibili. E nel 2022 dovrà risarcire circa il 31% del credito vantato dai privilegiati. I risarcimenti continueranno dopo il triennio, per almeno altri 10 anni, e solo dopo Comune di Roma potrà riscuotere il suo.


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