Chi portò il reggae in Italia?

Se vi chiedessimo chi ha portato il reggae in Italia? Molti di voi direbbero Bob Marley, altri Peter Tosh. Sbagliato, nessuno dei due. E se vi chiedessimo qual è stata la prima canzone reggae italiana? Domanda difficile, solo i più esperti potrebbero rispondere, invece i più scettici affermerebbero che il reggae italiano non esiste.

Era il 1979 quando una giovane Loredana Bertè, reduce dal successo di Dedicato, si recava in Giamaica per un viaggio. Appena scesa dall’aereo notava dei giovani con i dreadlocks che ballavano una strana musica mai sentita prima.

Appena ritornata in Italia iniziò a studiare questo nuovo genere, cercando di entrare nel pieno di questa musicalità che ricordava lo ska e l’R&B. Insieme al produttore Mauro Lavezzi indirizzò i risultati di questi studi nella scrittura di una canzone, che si chiamerà poi E la Luna Bussò, brano contenuto nel fortunato album Bandabertè.

La Bertè stessa, in merito a questo evento, affermerà:

“È tutto merito della curiosità: se non c’è, è inutile che tu salga su un palco. “E la luna bussò” nacque dopo un viaggio in Giamaica. Come uscii dall’aeroporto, vidi un fiume di persone con i dreadlocks; le seguii finendo in uno stadio: su un palco c’era Bob Marley. Ancora in Italia non lo conosceva nessuno, ma io mi comprai tutti i dischi per studiarli a fondo.”

Secondo la critica di allora e anche di quella odierna, con questo brano il reggae arrivò ufficialmente in Italia. Emergeranno in seguito band reggae italiane, Bob Marley eseguirà nel 1980 il famoso live a San Siro. Insomma, Loredana fu la prima interprete a portare questo nuovo stile in Italia.

Si sa, Loredana Bertè è sempre stata una figura che ha fatto discutere. Famosa per le sue vicissitudini personali, per il suo essere all’avanguardia, ne E la luna bussò canta una storia di rifiuto e disperazione.

E la luna bussò alle porte del buio
“Fammi entrare”, lui rispose di no!
E la luna bussò dove c’era il silenzio
ma una voce sguaiata disse
“Non è più tempo”
quindi spalancò le finestre del vento
e se ne andò a cercare un po’ più in là
qualche cosa da fare

La protagonista, Luna, viene respinta continuamente. Inizialmente questa si presenta al buio e viene rifiutata, per poi in seguito riprovarci a un party in piscina, dove viene nuovamente rifiutata.

Ed allora provò ad un party in piscina
senza invito non entra nemmeno la luna
quindi rotolò su champagne e caviale e se ne andò
a cercare un po’ più in là qualche cosa da fare
dopo avere pianto un po’ per un altro no,
per un altro no di un cameriere.

Per la protagonista sembra non esserci pace, nessuno ricambia il suo amore. Vaga per la città alla ricerca di qualcuno che sia disposto a ricambiare i suoi sentimenti.

E allora giù senza bussare
Tra le ciglia di un bambino
Per potersi addormentare
E allora giù fra stracci e amore
Dove è un lusso la fortuna
C’è bisogno della luna
E allora giù giù.

In quest’ultima strofa sembra quasi che la protagonista voglia convincersi che in realtà tutto si può risolvere e che prima o poi anche lei troverà qualcuno che le darà il proprio amore.

La Bertè di certo non è passata inosservata in quegli anni. Questo album è stato il trampolino di lancio che l’ha portata sull’olimpo della musica italiana e l’ha consacrata come una figura eclettica anche in America, soprattutto a New York, dove conoscerà il grande Andy Warhol il quale la inviterà poi nella sua Factory.

Insomma, un vanto italiano da non sottovalutare poiché ancora oggi, con la sua energia e con il suo carisma, continua a conquistare tutti.

 


 

 

 

 

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