Storie in cinque versi. I tanka di Mina Ishikawa

Monogatarishu in giapponese significa “raccolta di storie”. Storie di chiavi, di pensieri, di una strada, di un paio di lenzuola. Le storie di Mina Ishikawa sono leggere come i cinque versi che compone: brevi, superflui, un pensiero distratto che tradisce un affetto. Poche informazioni girano sulla poetessa: nata nel 1980, amante dei tanka, un genere classico di poesie brevi composte da 31 sillabe divise in cinque versi. I tanka qui di seguito sono stati pubblicati nel 2006, stampati su un mazzo di carta, un tanka per ogni carta. Come scalette delicate di romanzi mai sviluppati.

 

Storia di una yamanba [1] che
al pensiero delle braccia e delle gambe
che non era riuscita a mangiare
versò tante lacrime da formare uno stagno.

Storia
della piccola chiave
lasciata del direttore T
del museo
di belle arti.

Storia
di un vero tanuki [2]
che vive
nelle case degli spettri
di un luna park.

Storia
di un braccio sinistro abbandonato
che in una notte di pioggia
striscia sul terreno
e bussa a una porta.

Storia
dell’acino di uva selvatica
da me così distrattamente portato alla bocca
da pensare fosse
un tuo dito.

Storia
la cui conclusione
è affidata alle scimmie:
il globo terrestre nella mano destra
una mela in quella sinistra…

Storia
fastosa della strada malfamata
percorsa da due uomini
con gli occhiali
dalla montatura d’argento.

Storia
da raccontare
solo quando si è lontani
dall’indirizzo
riportato sulla patente.

Storia
delle settecento pagine
divorate nelle due ore
precedenti
all’inizio di una rissa.

Storia
di una vita persa sette volte
lungo il sentiero
percorso alla ricerca
delle parole perdute.

Storia
del soldato
che disegnò un cuore in miniatura
sul petto
di un soldato in miniatura.

[…]

Storia
di un paio di lenzuola
appena cambiate
e subito imbrattate
da un corpo cosparso di cacao.

Storia
della persona
che stringo tra le braccia
e il cui contorno svanisce
nel momento stesso in cui la guardo.

Storia
che alcuni bambini
con i capelli a spazzola
ascoltano a bocca aperta
in una notte d’inverno.

[…]

Storia
di una persona
che osserva dalla finestra
la persona amata
che finge di vendere mele

[…]

Storia
della piccola chiave
da me tenuta al caldo nel mio cappotto
che consegno
il giorno in cui mi metto in viaggio

[…]

Storia,
forse vera o forse falsa,
tracciata
in cielo
da una nuvola.

 

Traduzione di Andrea Maurzi

[1] Strega che vive tra le montagne e divora gli uomini che incontra sulla strada. A volte, però, si presenta come spirito benevolo che assiste le donne al momento del parto, regala oggetti magici, aiuta nel lavoro dei campi o nella tessitura.

[2] Creatura dotata di poteri straordinari dall’aspetto di un cane procione.


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