Brigitte Cabell: la processualità della scultura

Brigitte Cabell è un’artista definibile come “classica-contemporanea” che incarna e personifica un’espressione creativa ad ampio respiro allusivo e allegorico. 

Elena Gollini

Breve biografica di un’artista essenziale

Brigitte Cabell nasce in Germania ma cresce in Italia, a Firenze, dove si diploma al liceo linguistico. Terminati gli studi, torna in Germania dove si laurea in medicina e consegue il dottorato presso l’Università di Friburgo. Nella prima parte della sua vita, Cabell esercita la professione di cardiologo; ma, nel 2006, sceglie di iniziare a dipingere e soprattutto a scolpire in pietra. La lavorazione della pietra è una tecnica che affascina Cabell fin da quando ha 16 anni, memore degli esempi fiorentini di Michelangelo, Donatello e Della Robbia. Se quindi nella scultura Cabell segue esempi prettamente Italiani, nella pittura possiamo trovare note di Fautrier e De Stael. Una formazione artistica poliedrica quindi, che spazia dai maestri del Rinascimento passando dal Simbolismo per arrivare all’Informale francese.

Dopo aver frequentato l’Accademia di Belle Arti di Salisburgo e un corso di scultura in pietra a Carrara, Cabell esordisce nel 2013 alla Biennale di Firenze. La sua attività espositiva prosegue con successo, tanto che le sue sculture arcaiche appaiono nelle maggiori mostre e fiere di tutta Europa. Da Monaco a Parigi, da Salisburgo a Como, fino al Museo Crocetti di Roma nel 2016 e alla Pro Biennale di Venezia l’anno successivo. Ultima, la mostra La vitalità della materia. Le pitture di Corinna Brandl e le sculture di pietra di Brigitte Cabell alla Galleria Medina di Roma, visitabile fino al 12 maggio 2022.

La vitalità della materia

Cabell realizza delle sculture dove la processualità è sia metodo di indagine che soggetto della sua ricerca. Sono sculture lavorate in marmo serpentino della Zimbabwe, calcare e arenaria e, per questo, raccontano una storia. Cabell si accoda in percorso avviato a Firenze da Michelangelo e seguito, nel corso dei secoli, da Brancusi, Cardenas e Moore: la scultura per sottrazione. Lavorare “per via di levare” è il metodo che adotta anche Cabell e lo fa con grandi doti manuali e concettuali. L’artista utilizza solo pietre che hanno una storia, quella geologica, che si è formata per addizione e stratificazione per milioni di anni. Entra in questo sistema consolidato per interromperlo e per inserire la sua mano e la sua mente per arrivare al nucleo della materia.

Dopo aver studiato in senso entropico la storia della materia che sceglie, Cabell si ferma e si rende conto che oltre non si può andare perché altrimenti questa si distruggerebbe. Ecco, qui risiede il senso concettuale delle sue opere: l’impossibilità di raggiungere la perfezione. Si tratta di un lavoro che richiede precisione, tempo e soprattutto rispetto della storicità della pietra. Infatti, è lei che guida le sapienti mani della Cabell e che detta i tempi della sua scoperta. Il lavoro di sottrazione non è solo materiale bensì è anche e soprattutto mentale; e Cabell, nelle sale di Roma, mostra tutto questo magistralmente.

Entriamo in galleria

Brigitte Cabell, Brown Serpentine, 2021.

Le sculture in esposizione sono presenti e realizzate per sottrazione, le cui superfici ruvide e levigate lanciano la loro essenza nel mondo astratto e vitale. Brown Serpentine si presenta in tutta la sua solidità. Le linee che Cabell traccia sulla superficie sono un strumento di approccio e di indagine molto delicato sulla struttura della pietra. Dopo aver inteso la sua composizione, Cabell scava leggermente eliminando le parti più morbide dalla superficie. In questo modo l’artista realizza un delicato tramato irregolare, che può essere inteso come metafora delle nostre relazioni e dell’intera esistenza.

Il suo è un fare chirurgico, attento e sicuro. La mano ferma guida l’occhio e la mente dell’osservatore a entrare nelle trame inedite della nostra storia geologica. Il tutto porta alla zona sommitale, dove la pietra ripiega su stessa contemplandosi. Questo, offre alla materia appena sondata un senso di intimità, come se stesse studiando la forma che Cabell le ha dato. Intimità è attenzione sono gli strumenti che Cabell usa per Encounter.

Infatti, qui la mente di Cabell è entrata nella materia guidando la sua mano verso l’essenza del marmo. Perforando la pietra, Cabell si rende conto della sua complessità. La vita della terra si mostra in tutta la sua purezza e la sua semplicità e l’artista si ferma dove la pietra le impone di fermarsi. La grande apertura centrale invita l’osservatore ad addentrarsi tra le porosità e le superfici levigate del marmo con circospezione. Infatti, questa è una scultura all’apparenza fragile, ma che è resa forte sia dalla sua storia che dall’intervento della artista. Una metafora dei rapporti umani, dove nell’unione si perde qualcosa di se stessi per aprirsi all’altro, delicatamente. Questo fa Cabell, offre alla storia dell’uomo tutte le fragilità della terra, regalandoci un atto unico al mondo.

L’esempio di Brancusi e Cardenas

Brigitte Cabell, Embrace, 2019.

Se nei casi appena esposti Cabell agisce concettualmente, in alcune opere la storia dell’arte del Novecento entra in gioco nella realizzazione della sua scultura processuale. Embrace, Contemplation e Stages of Life si mostrano in tutta la loro monumentale levigatezza, raggiunta anche in questo caso per sottrazione. Come nella M.lle Pogany di Brancusi la materia in Embrace si risolve in un tenero e sentimentale turbinio. La scultura, dal soggetto totalmente astratto, vede Brancusi come un modello di ritmo e di delicatezza. Poi, sapientemente, Cabell risolve l’euritmia spaziale aprendo nel suo centro un cerchio, giocando con i pieni materici e con i vuoti concettuali che un sentimento può creare. Partendo dalle superfici levigate di Brancusi e mescolate alla geometria variabile di Moore, Cabell descrive la sintesi di un incontro in maniere personale. Oltre la storia dell’arte ma in rapporto a questa, il tutto per rendere omaggio a pietre dalla storia millenaria.

E poi la sensualità, che già in Brancusi veniva sottolineata, ma che trova in Cardenas il suo esempio più diretto. L’amore arcaico dello scultore cubano trova luogo nelle sculture archetipe della Cabell, per restituire un amore eterno scolpito nella pietra.

Queste tre sculture si presentano come strumenti sinestetici che conducono il fruitore verso mondi lontani. In esse si può percepire l’intensità di un abbraccio, l’importanza della contemplazione e la pesantezza della vita. Il tutto bloccato in una materia vitale senza tempo, senza preconcetti e soprattutto libera. La mano della Cabell, agendo per sottrazione, ci regala l’intensità nascosta nelle pietre, come credevano già i popoli antichi. Ma Cabell con il suo lavoro vuole anche sottilineare l’imperfezione della vita e dell’amore e ci insegna soprattutto di prenderlo così come è.

Infine, come Cardenas, quella della Cabel è una sensualità propria di chi conosce e vive nella natura. Le forme totemiche di Contemplations e Stages of Life sono anche il frutto di questo, oltre che di una volontà di creare sculture archetipe con materiali già presenti quando il mondo si stava formando. Tuttavia la realtà resta, ma in una forma concettuale, come dimostrano i segni del passaggio dell’artista sulla superficie. Una realtà filtrata dalla mente e soprattutto dalle intenzioni che la pietra detta al fare processuale della Cabell.

Per una conclusione

Le opere di scultura di Brigitte Cabell indagano lo stesso campo emozionale delle pitture di Corinna Brandl ma con un fare mistico e allo stesso tempo semplice. Infatti, Cabell non esprime la forza vitale in senso figurativo, bensì in senso processuale. Tutte le opere in mostra raccontano come la sua ricerca miri alla conquista di un archetipo vitale che esiste nella materia. E, per fare questo, Cabell lavora “per via di levare” fino al nocciolo, dove risiede in forma pura e completa la forza vitale delle pietre che utilizza. Sono sculture dalla forte consistenza lineare e geometrica, basate su un gioco di pieni e di vuoti che trovano i suoi riferimenti – anche qui – nella storia dell’arte. Brancusi e Cardenas sono quindi le sue guide in questa ricerca archetipica. Se dal primo Cabell studia la realizzazione di sculture dalla superficie levigata, dal secondo l’artista analizza e riproduce la sua consistente sensualità.

Atto e potenza, sensualità, concezione totemica della vita, questo è il modus operandi della Cabell che, in questo modo offre la possibilità di riflettere a 360 gradi. Cabell riflette sulla storia dell’arte e le sue infinite possibilità e soprattutto sulla vita, la cui felicità risiede nella consapevolezza e non nella perfezione. Il “non finito” di Michelangelo che diventa pienamente espressione nelle manifestazioni contemporanee e che, influenzato dalle tendenze novecentesche, eleva la scultura della Cabell al suo grado maggiore.

 


Credits

Tutte le immagini sono a cura del redattore

 

 

 

 

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