La Ricostruzione Futurista dell’Universo: Casa Balla

Il 26 maggio 2021 il Museo MAXXI di Roma ha aperto al pubblico la casa musealizzata della Famiglia Balla. Situata in via Oslavia 39, nel quartiere Della Vittoria, Giacomo Balla vi si è trasferito nel 1929 dalla casa ai Parioli, la quale si affacciava sul Parco dei Daini di Villa Borghese, e che ha accompagnato il pittore dal Divisionismo al Futurismo.

Infatti, proprio dal balcone dei Parioli, Balla ha studiato le stagioni, il loro cambiamento e soprattutto la loro luce, offrendoci opere come La fidanzata al Pincio del 1902, Ritratto di signora all’aperto del 1903 e Lampada ad arco del 1910 circa.

La Ricostruzione futurista dell’Universo

Nel 1915 Giacomo Balla e un giovane Fortunato Depero redigono il manifesto della Ricostruzione Futurista dell’Universo, il quale apre una nuova strada nel solco delle avanguardie europee. I due artisti vogliono realizzare la «totale libera costruttività oggettuale dell’intervento plastico», in quanto l’intento è costruire e non più rappresentare. Essi storicizzano le esperienze del futurismo di Boccioni e aprono ai nuovi rapporti europei, soprattutto quelli che provengono dall’area russa rappresentata da Tatlin, Pevsner, Gabo e Archipenko. Il principio teorico dell’opera-ambiente riguarda la liberazione dal vincolo di rappresentatività tra oggetto e ambiente, in quanto presuppone la costruzione dell’oggetto, non più in chiave dinamica, bensì come centro di intervento ambientale e sinestetico. Quindi, l’ambientazione futurista è l’estensione spazio-ambientale del complesso plastico astratto.

Casa Balla, la quotidianità dell’estetica futurista

Prima dell’appartamento in via Oslavia, Balla aveva decorato già altri ambienti. Egli dipinge la sua casa di Düsseldorf nel 1912, nel periodo in cui sta sviluppando la serie delle Compenetrazioni iridescenti, riconducibili alla decorazione e uniche testimoni di quella stagione, in quanto la casa è andata distrutta. L’altro esempio è la decorazione della propria casa a Roma in via Paisiello effettuata tra il 1914 e il 1920, compresa anche di mobili, i quali sono stati poi trasferiti nell’abitazione definitiva della famiglia Balla a via Oslavia tra il 1926 e il 1929. Inoltre, la decorazione di Casa Balla ha un altro elemento di confronto: la decorazione del Bal Tic-Tac eseguita sempre dal pittore torinese nel 1920-1922, la quale è venuta alla luce nel 2017.

Una casa tutta iridescente e scintillante di colori, di vetri fracassati dal sole e da tutte le parti, tutto un campionario fiammante di colori, magia caleidoscopica di colori aggressivi!.

Si sale al quarto piano della palazzina e subito si viene accolti dalla creatività di Balla: una finestra decorata con un equilibrio di colori, il campanello in ottone con la scritta «PITTOR BALLA» e una decorazione sulla porta di legno «FUTUR BALLA», anch’essa in ottone, la quale ha la funzione di significare il luogo. Ed ecco che in meno di qualche minuto vieni fatto accomodare nel salotto del «Principe della pittura».

Finestra interna decorata da Giacomo Balla, 1928.

Il Salone

La sala, la più grande di tutto l’appartamento, si presenta molto luminosa e accogliente. Ciò che prima di tutto salta all’occhio è il dipinto del 1925 Le mani del popolo italiano, un’opera che molta parte della critica tutt’oggi fa passare come quadro di ispirazione fascista.

Muovendo lo sguardo nella stanza, ci si rende conto di essere seduti in un vero e proprio atelier. Cavalletti in legno per dipingere in casa e in bambù per trasportare i dipinti all’esterno, circondati da un trattieni fumo, progettato dalla figlia Elica; il manifesto della Mostra Futurista che nel 1918 inaugura la Casa d’arte Bragaglia, e molte opere tra sculture, ritratti, disegni e studi.

Vista del Salone con i cavalletti e il dipinto Le mani del popolo italiano, 1925 ca., smalto su tela, cm 170 x 110.

Il Corridoio

Corridoio di Casa Balla verso la cucina, 1929.

La visita così ha inizio. Uno alla volta si entra nel corridoio centrale, unico ambiente di collegamento della casa, dove sei immerso in una fantasia di colori in movimento. Le pareti sono decorate con una cromia in scala di verdi, secondo quell’equilibrio formale cromatico-luministico che Balla ha iniziato a studiare nel 1909 con la serie delle Compenetrazioni iridescenti. L’attaccapanni suggerisce che siamo in un ambiente di passaggio, mentre gli abiti ci ricordano dove siamo realmente. Infatti, Balla nel 1914 pubblica Il vestito antineutrale. Manifesto futurista, con l’obiettivo di realizzare indumenti per la nuova e moderna umanità dinamica. I vestiti, come suggerisce il manifesto pubblicato dalla Direzione Movimento Futurista, dovranno essere aggressivi, dinamici e modificabili.

La decorazione dell’ambiente è totale, e coinvolge anche le luminarie e la parte superiore della stanza, tra le pareti e il soffitto. In questa fascia sono stati collocati negli anni Cinquanta, dalle figlie Elica e Luce, delle riproduzioni su tela dei quadri del padre. La decisione, che può sembrare puramente celebrativa e in memoria di Balla, scomparso nel 1958, in realtà è principalmente di tipo funzionale. Infatti, dietro i dipinti dal particolare formato quadrato, passano i tubi dell’acqua e questi, per via del loro rumore e della loro posizione visibile dal basso, recavano fastidio alle due donne.

Proseguendo verso la cucina, la bravissima guida ci suggerisce di affacciarci nel bagno, decorato con motivi simili al corridoio ma con piastrelle e mobili, realizzati da Balla, a tinta unica verde acqua.

Bagno di Casa Balla, 1927. Le piastrelle in ceramica sono decorate con un motivo che discende dalla serie delle Compenetrazioni iridescenti, nelle quali i colori sono combinati in base alle loro qualità cromatiche e luministiche.

La Cucina

La cucina, modificata nel corso degli anni dalle figlie, presenta ancora alcune parti originali. Infatti, tavolo, sedie e stoviglie sono state realizzate da Balla e decorate insieme alla figlia Elica negli anni Trenta. Tutto è realizzato al dettaglio, per offrire l’immagine di un artista totale, che cerca di ricostruire l’universo futuristicamente a partire dalla sua quotidianità. La decorazione dell’ambiente è essenziale e gioca sulla scala di giallo e di ocra. Infine, a parete, troviamo un dipinto di Luce che raffigura se stessa e la sorella a tavola con il padre, offrendoci un momento comune vissuto in un ambiente straordinario.

La Cucina, la cui finestra si affaccia sul cortine interno del palazzo, 1928.

Le Camere da letto di Luce ed Elica Balla

Per andare nella camera da letto di Luce si percorre nuovamente il corridoio. La stanza si affaccia su via Oslavia ed è illuminata da una finestra che apre su un ampio balcone. Durante la visita, se si conosce l’attività pre-futurista di Balla oppure si è appassionati di arredamento di interni, ci si domanda perché la casa risulti poco luminosa, e dove poteva lavorare il pittore.

Egli dipingeva proprio qui e, quando le giornate lo permettevano, usciva su questa terrazza e si accomodava su via Oslavia, avvolto dalla luce naturale. Anche questa stanza presenta mobili progettati e realizzati da Balla, mentre, sulle pareti, sono collocati i dipinti naturalistici eseguiti da Luce. Vedute di Villa Borghese, di Villa Pamphili e della campagna romana sono realizzate con colpi rapidi di pennello carichi di luce e atmosfera di matrice divisionista.

Accanto si trova la camera della sorella Elica, dove subito ci si rende conto del carattere della donna. Infatti, se Luce ha maggiormente seguito il padre nella sua attività creativa, Elica invece crea nella stanza un mondo tutto suo: si fa costruire un pensatoio a due piani in legno, unico arredo non decorato in tutta la casa, e dipinge per lo più ritratti dell’alta società romana. Mezzi busti o figure intere custodiscono la stanza e accolgono il visitatore in luogo intimo e personale, dove Elica passava gran parte delle sue giornate.

 

Particolare della Camera da Letto di Luce Balla, 1929.

 

Veduta della Camera da Letto di Elica Balla, 1929.

Lo Studiolo Rosso

A sinistra della stanza di Luce si trova lo studiolo rosso, la cui porta, realizzata nel 1928, è stata in mostra al MAXXI fino al 21 novembre 2021. La cromia cambia rispetto agli altri ambienti, in quanto su un fondo rosso vermiglio le macchie di colore sono realizzate in giallo, verde e azzurro. L’ambiente era il luogo dove Balla realizzava le sue opere, e la decorazione ispirava l’artista, a partire dalle luminarie realizzate personalmente. Inoltre, la stanza è stata l’unica ad essere stata recuperata integralmente dalla casa ai Parioli prima della sua demolizione per motivi urbanistici, anche se è stata riadattata alla nuova collocazione.

Lo Studiolo Rosso, a destra si accede alla Stanza Padronale, 1929.

La Stanza Padronale

La visita si conclude nella stanza padronale. I pavimenti, come in tutta la casa, sono degli anni Sessanta e ricoprono quelli originali degli anni Venti in linoleum; un materiale all’epoca molto utilizzato sia in architettura che nelle arti visive. La stanza, che fin quando il pittore era in vita era il luogo dove si accoglievano gli ospiti, ora è diventata la parte che più si avvicina a un museo di tutta la casa. All’interno ci sono due teche in alluminio che ospitano disegni, bozzetti e studi di Balla realizzati a china, matita e tempera su carta.

La scoperta di questo appartamento risulta straordinaria per comprendere a pieno le intenzioni dei futuristi. Arredi, carte da parati, decorazioni, mobili e piastrelle, abiti e scaffali, oggetti ideati per l’uso quotidiano sono testimonianze delle ricerche di Balla e della sua collocazione nell’ambito dell’avanguardia. Pensare all’ambiente significa uscire dalla superficie del quadro e cancellare il concetto di art pour art, lasciando tutto quello che è passatista per proiettarsi nel nuovo secolo.

Arte e Vita: un incontro necessario

Il Futurismo non si presenta nel 1909 solamente come nuova forza estetica con l’obiettivo di distruggere tutto quello che è stato realizzato fino a quel momento. A partire dalla metà degli anni Dieci il movimento assume una volontà rivoluzionaria positiva, dove l’intento è quello di «ricostruire l’universo rallegrandolo, cioè ricreandolo integralmente». E quindi è proprio in questa visione futurista che l’arte deve indagare il modo di vivere, con tutto quello che lo caratterizza.

Un appartamento anonimo situato in un quartiere borghese, il Della Vittoria o, per i lettori romani, Delle Vittorie, che viene trasformato nel luogo dove l’immaginario dell’artista prende forma e dove l’estetica futurista raggiunge il suo obiettivo: descrivere e concepire il nuovo universo moderno in senso plastico, dinamico e simultaneo.

Anche i minimi tentativi futuristi possono essere il principio della nuova arte futura. E con questo, con una superstrafede indistruttibile, arrivederci a tra qualche secolo.

Giacomo Balla


Fonti

Francesco Cangiullo, Le serate futurista: Romanzo storico vissuto, Tirrena, Napoli, 1930.

Enrico Crispolti, Il mito della macchina e altri temi del Futurismo, Celebes, Roma 1971.

Balla e i futuristi, a cura di Maurizio Fagiolo dell’Arco, Electa, Milano, 1989.

Balla, I Maestri dell’arte italiana, a cura di Flaminio Gualdoni, Centauria Editore, Milano, 2020.

Casa Balla. Dalla Casa all’universo e ritorno, (catalogo della mostra: Roma, Museo MAXXI, 2021) a cura di Domitilla Dardi e Bartolomeo Pietromarchi, Marsilio, Venezia, 2021.

arengario.it

 

Credits

Tutte le Immagini sono a cura del redattore

 

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