Zucchero e catrame (Fandango Libri) è l’ultimo romanzo pubblicato da Giacomo Cardaci, giovane scrittore udinese già vincitore grazie ai suoi racconti di premi letterari prestigiosi come il Pier Vittorio Tondelli e il Piero Chiara Giovani. Giacomo è, inoltre, un giurista impegnato nei diritti civili e direttore del Centro Studi Europeo sull’Orientamento Sessuale e l’Identità di Genere. Gestisce un gruppo di lettura LGBT a Milano, dove abita dall’età di tredici anni.
Zucchero e catrame – in omaggio a Lucio Dalla – è un titolo che rende perfettamente l’evoluzione o, meglio, l’involuzione subita da Cesare, protagonista del romanzo, nel suo percorso di crescita. Lo zucchero è nella dolcezza e nella purezza del bambino, il catrame è tutto ciò che interviene nel corso della crescita a inquinare questo candore, a corromperlo fino a non poter più distinguere nulla di pulito.
Cesare, incoraggiato dal suo compagno di stanza Mustafa, racconta la sua storia dalla cella di un carcere minorile, partendo dall’infanzia perché, ci spiega, è lì che i semi del rancore e dell’umiliazione sono stati gettati per la prima volta. Sveglio, sensibile e pronto a scontrarsi per difendere Miss Raperonzolo, la sua barbie preferita, il piccolo Cesare si scontra immediatamente con la rigidità bigotta e la disapprovazione delle suore/streghe che gestiscono il collegio – un posto lugubre, tappezzato di iconografie cruente e spaventose – in cui frequenta la scuola elementare. Sua madre ce l’ha mandato per il suo bene, come suo fratello, pregandolo di «non farle fare brutte figure».
Non è vero che la suora non c’entra niente. Non è vero che Miss Raperonzolo non c’entra niente. Non è vero che la storia dei crimini, di tutti i crimini, è una storia breve che si consuma nel poco tempo impiegato per pensarli, ammesso che li si abbia pensati, e per commetterli, ammesso che li si abbia commessi. Non è vero che tutto si riduce alle poche righe di un verbale o alle pagine di una sentenza. Ogni crimine è invece una vicenda con radici lunghissime, pelose, intricate, affossate in un passato lontano, in apparenza irrilevante.
Da una parte il collegio, dall’altra la famiglia: il padre, proprietario di un bar ma anche contrabbandiere e ricettatore, è un uomo duro, violento, alla ricerca affannosa di denaro anche a discapito del benessere familiare, infatti conduce tutta la famiglia a Milano per gestire i suoi traffici illeciti; la madre è una donna debole, in balìa del marito da cui si lascia illudere senza riuscire a proteggere i propri figli. Le uniche persone davvero vicine a Cesare nella sua infanzia sono la signora Giovanna, colpevole di “fomentare” certe sue tendenze, e la compagna di classe Ines – da lui ribattezzata Lines, come gli assorbenti – con la quale confessa di avere un rapporto di convenienza: Ines è bruttina e incapace a scuola, questo la rende facile preda delle mire dei suoi compagni, che altrimenti si indirizzerebbero contro Cesare.
Zucchero e catrame è un libro che si divora in un boccone e che non lascia scampo. L’innocenza e la leggerezza della narrazione nei primi capitoli lasciano progressivamente e inesorabilmente il posto alla corruzione e alla disperazione, come una caduta inarrestabile in una voragine di cui non si intravede il fondo. La storia di Cesare è scomoda perché ci pone di fronte a delle verità incontestabili con cui tutti, in misura diversa, ci troviamo a fare i conti. Appare fondamentale nella realizzazione di sé il ruolo della famiglia che, prima di tutti, imprime degli standard di comportamento da cui risulterà difficile distaccarsi.
Questo libro, in cui non c’è spazio per il riscatto e la redenzione, non c’è tempo di ritornare sui propri passi e riparare i propri errori, costringe il lettore a riflettere sul delicato processo di costruzione di un’identità e a comprendere il peso di atteggiamenti, gesti e parole apparentemente insignificanti che ci si piantano dentro e rischiano di germogliare in noi fino a crescere come un cancro e compromettere ogni cellula sana.
G. Cardaci, Zucchero e catrame, Fandango Libri, 2019