Milk and Honey: quando le parole non bastano più.

Milk and Honey, raccolta di poesie della giovanissima artista indo-canadese Rapi Kaur, sembra esser il continuo di quel filo invisibile che si dipana nel corso del tempo e collega l’arte e la letteratura. La sua si presenta come una raccolta di poesie illustrata, ove accanto ad ogni componimento vi è un’immagine, un disegno, una linea nera tracciata sul foglio bianco che sembra venire in soccorso all’anima quando la brutalità della vita è troppa e le parole non bastano più per esprimerla.

L’autrice tocca le corde dell’anima con le sue parole, schiette, taglienti, diafane, presentandoci alcune tematiche delicate e, sicuramente, toccanti, le quali si gettano a capofitto nel più profondo dell’io e ci scuotono brutalmente. Tre, quattro righe sferzanti, accompagnate da uno schizzo che enfatizza e quasi rende reale il sentimento che l’autrice vuole trasmettere.

Tematica che domani su tutte è quella, purtroppo attualissima in questo nostro secolo folle e di disincanto, della violenza sulle donne. Poesia che è grido inascoltato, spezzato dal pianto e dalla vergogna, che sente l’esigenza di ancorarsi ad un supporto visivo per non incastrarsi in un angolo remoto del cuore, tra costole e anima, andando a morire nel baratro del niente.

Ogni verso si presenta lineare e veloce sul foglio, diretto e doloroso come un pugno sferrato in un occhio, dando al mondo la rappresentazione concreta dell’attanagliante sofferenza provata da coloro che sono vittime di violenza. L’immagine che segue, una mano stremata che tende all’infinito, pupilla vitrea e inanimata, sembra essere l’attimo esatto che segue il pugno, la delineazione di un cerchio livido e nero intorno all’occhio, ciò che rende vivo il dolore e fa sì che questo si fissi bene nei mari dell’io.

Milk and Honey sembra essere un percorso che, trovando la sua forza nell’antichissimo connubio tra arte e letteratura, conduce il lettore nella selva oscura della violenza sessuale e di genere, avendo però un risvolto positivo, facendolo approdare poi nelle sicure acque della serenità, dell’amore verso sé stessi e verso il mondo.



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