Le origini della melanzana non sono ancora del tutto certe, ma si pensa che questo oratggio si sia diffuso durante la preistoria in Cina e sia stato successivamente portato in Europa dagli Arabi. Non si conoscono nomi romani per questo prodotto ortofrutticolo, si hanno invece notizie certe a partire dal XIII secolo quando la melanzana inizia a essere coltivata nel nord d’Africa e successivamente introdotta nelle regioni occidentali d’Europa.
Prima di entrare a tutti gli effetti nelle cucine degli italiani, la melanzana ha avuto una lunga e travagliata storia, confermata anche dal nome stesso: mela non sana, in un certo senso pericolosa. Si riteneva infatti che il consumo di questo ortaggio potesse portare a disturbi intestinali o addirittura che potesse provocare turbe psichiche e che il frutto non fosse del tutto sano poiché non si poteva mangiare crudo. Si temeva anche l’annerimento assunto dalla polpa dopo il taglio, oggi spiegato a causa della presenza di un enzima che si attiva dopo l’apertura o l’ammaccatura della melanzana.
Anche il consumo era diverso: se oggi la melanzana è uno degli ortaggi più impiegati nella dieta mediterranea, nell’antichità veniva conservata e successivamente consumata solo in salamoia, arricchita con spezie aromatiche e piccanti; più recentemente, negli anni della Seconda Guerra Mondiale, la buccia veniva essiccata al sole e usata dai contadini in sostituzione del tabacco per confezionare sigari e sigarette.
Oggi, il mercato ortofrutticolo moderno offre grande spazio a questa coltivazione, si tratta infatti uno degli ortaggi freschi che conta il maggior numero di varietà prodotte e commercializzate a livello internazionale.