Togli l’amore e avrai l’inferno

“Togli l’amore e avrai l’inferno, mi dicevi, don Pino. Metti l’amore e avrai ciò che inferno non è.” Una dolce opera d’arte è quella racchiusa nelle pagine di Alessandro D’Avenia “Ciò che inferno non è”, che con coraggio e passione racconta una storia di fantasia con contorni reali.

I bambini aspettano la domanda, com’è nel suo stile.

“Che cos’è per voi l’amore?”

Lo osservano in silenzio, non perché la domanda sia troppo grande, ma perché è la risposta troppo grande per entrare in una frase.

“Fatemi un esempio.”

Francesco prende la parola.

“Quando qualcuno ti vuole bene, dice il tuo nome in modo diverso. E’ come se il tuo nome sta al sicuro nella sua bocca.”

“E chi ci riesce?”

“Mia madre.”

“E tuo padre dov’è?” chiede un bambino e si mette a ridere, con cattiveria.

Francesco vorrebbe tirargli un pugno, ma per fortuna interviene una bambina a distrarlo.

“Amore è quando mamma dà a papà il pezzo di pollo più buono.”

“Per me amore è quando la mamma vede papà tutto puzzolente dopo il lavoro e gli dice che è più bello di Tom Cruise.”

“E chi è Tommcruise?” chiede una piccoletta.

“Un attore.”

“Per me è quando il nonno mete lo smalto alla nonna che non può piegarsi per l’artrite. Poi però l’artrite è venuta anche al nonno.”

TRAMA

Federico ha 17 anni e abita a Palermo. Ama la letteratura ed è un inguaribile romantico (e sognatore). E’ estate e Federico sta per partire per l’Inghilterra, dove imparerà l’inglese come suo fratello Manfredi, farà un’esperienza bellissima che gli cambierà la vita.

Federico, però, è anche un ragazzo curioso e con un gran cuore, anche se forse non se n’è mai accorto. Quando il suo professore di religione, Don Pino, gli chiede di andare ad aiutarlo al centro Padre Nostro a Brancaccio, Federico accetta e non sa che questa decisione gli rivolterà l’estate e la vita.

Federico ha sempre vissuto in un clima piuttosto sereno, senza particolari problemi di alcun tipo. A Brancaccio, invece, è tutto diverso: a Brancaccio c’è criminalità, prostituzione, mafia, l’inferno. A Brancaccio c’è anche Lucia, con la quale sembra condividere solo l’amore per la letteratura. Lei a Brancaccio è nata e cresciuta, eppure non sembra appartenere all’inferno. Lucia è forte, dotata di un carattere coraggioso e determinato che segna il cuore del giovane Federico, che per lei e per i bambini di Brancaccio decide di non partire per l’Inghilterra, ma rimanere all’ “inferno”.

L’estate degli eventi è quella del 1993. Il 15 settembre 1993 Padre Pino Puglisi venne ucciso dalla mafia, col sorriso. Le vicende si intrecciano tra verità e invenzione, tra personaggi reali e immaginari, in un tessuto che rivela la crudeltà della mafia, le bellezze della Sicilia, l’importanza di figure come Don Pino, ma anche di ragazzi come Federico e Lucia.

RIFLESSIONI

In un romanzo che parla di mafia, d’amore, di inferno, di Dio, nella semplicità apparente dei dialoghi dei bambini e ragazzi, nei riferimenti storici, letterari, artistici, il lettore non può fare a meno di domandarsi come sia possibile che un inferno così esista davvero.

La mafia è presente in tutto il racconto, con sfaccettature diverse e, anche qui, con episodi reali e altri verosimili. Nel libro vengono nominati tre omicidi: quello di Giovanni Falcone, sull’autostrada, il 23 maggio 1992; quello del 25 luglio 1992 di Paolo Borsellino; il 15 settembre 1993, l’omicidio di Don Pino Puglisi, il giorno del 56° compleanno. Puglisi, Borsellino, Falcone, come simboli della battaglia contro la mafia, per la salvezza delle persone che vivono nell’inferno, per una Sicilia e un’Italia migliore.

Spesso tra le righe emerge anche un’omertà generale: molte persone non parlano della situazioni di zone come Brancaccio, molte persone sanno perfettamente ciò che accade, ma non lo dicono apertamente e, soprattutto, non fanno niente per cambiare il corso degli eventi. Ci sono persone, però, che partendo dalle piccole cose ci provano con coraggio e seguono gli insegnamenti di Don Pino: agiscono, non stanno fermi, combattono l’ingiustizia, combattono per i sogni.

L’amore come salvezza

Emerge in tutti gli eventi l’esaltazione dell’amore sotto diverse forme. L’amore è la salvezza: “L’inferno è perdere anche la libertà di amare”; “L’inferno è tutte le volte che decidi di non amare o non puoi amare”.

Un amore, vale la pena sottolineare, che non è né romantico, né religioso. L’amore protagonista è l’Amore con la A maiuscola, nella sua totalità. Non deve ingannare la figura del Don, che parla di Dio: la religione non è davvero al centro del racconto, è per lui solo il suo modo di diffondere l’Amore. Federico non comprende spesso quello che Don Pino trova nella religione, ma comprende piano piano l’Amore e il suo potere salvifico.

FONTI

Alessandro D’Avenia, Ciò che inferno non è, Mondadori. 2019

CREDITS

Copertina 

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