Vorrei subito sottoporvi una dichiarazione rilasciata da Nicholas Daley per un articolo apparso su i-D UK che suona già come un manifesto:
“Fashion has always been a communicative tool and has acted as an indicator for social and cultural changes throughout history”.
Oltre all’artigianato fonte imprescindibile di ispirazione per il designer è la musica. Parte fondamentale sia delle sue creazioni sia della sua vita – per esempio, i genitori negli anni Settanta aprirono uno dei primi club reggae della Scozia -. Per Daley musica e moda trascinano con sé e su di sé una certa visione di come approcciare il nostro essere nella società. Il parallelo tra moda e musica continua sul piano della collezione e della ricerca di quel determinato oggetto, sia esso un capo sia esso un vinile, che ci identifica per chi siamo. Passato e presente si intrecciano anche nel gusto musicale dello stilista. Tra i mostri sacri della musica nomina Don letts, Bob Marley, Herbie Hancock mentre tra gli emergenti Mansur Brown, Yussef Dayes, Alfa Mist e Shabaka Hutchings (Sons of Kemet). Questa sinergia di moda e musica si riflette perfettamente nella costruzione dell’evento per la presentazione delle collezioni. Il luogo viene scelto in base a caratteristiche legate soprattutto alla fattibilità di un’esibizione musicale dal vivo. Lo show, infatti, è sempre accompagnato da una band live e alla fine la sfilata si trasforma in un vero e proprio concerto a cui modelli, lavoratori e invitati possono assistere.
La prima collezione di Nicholas Daley risale al 2013, il nome emblematico era Culture Clash e aveva come fonte di ispirazione Don Letts, famoso disc jokey britannico, ispiratore del famoso gruppo musicale di Joe Strummer, i Clash. La collezione riscuote successo soprattutto in Giappone. Nel 2017 Daley entra nel programma Newgen del British fashion council e con la collezione autunno/inverno 2018, Red Clay, ottiene visibilità sia sul territorio inglese sia in campo internazionale. Red Clay è l’essenza di Daley che richiama il passato e l’artigianato utilizzando il tweed ma lo contestualizza nel presente attraverso l’utilizzo di modelli di etnie miste e soprattutto integrando i campi con la scena jazz contemporanea che, proprio nell’estate 2018, esplode. Il live della sfilata è la rarissima esibizione di una formazione musicale assolutamente formidabile: Mansur Brown, Alpha Mist, Yussef Davis e Shabaka Hutchings.
Per chiudere il cerchio mi affido, ancora, alle parole di Nicholas Daley:
“For me, every designer has a responsibility to explore and challenge what’s going on in society. I’m constantly exploring ideas of multiculturalism in my work and hopefully encouraging the industry to think about engaging in a diversity of cultures too”