George Miller

Dai meme al Lo-Fi: la storia di George Miller

Immaginate un uomo in una tutina rosa che cammina a quattro zampe ed emette versi incomprensibili, al limite dell’animalesco. Immaginate poi un ragazzo sulla trentina che canta di come vorrebbe ballare lentamente nell’oscurità. E infine, immaginate un cuoco che propone ricette alquanto peculiari, come una torta fatta di peli provenienti da ogni parte del corpo. Potreste esserne sorpresi, ma sono tutti e tre la stessa persona: George Miller, in arte Joji, conosciuto anche come Filthy Frank.

Pink Guy, Chin Chin, Salamander Man: ma chi è George Miller?

George Miller nasce nel 1992 a Osaka, Giappone, da madre giapponese e padre australiano. Nel 2008 crea il suo primo canale YouTube, DizastaMusic, quasi per gioco, dove dà vita a un mondo che segnerà per sempre il concetto di comicità e satira. Per non parlare di tutti i meme a cui è riuscito a dare vita. Ad esempio, ricordate l’Harlem Shake? Per chi non lo sapesse, è un pezzo dance di Baauer del 2012, che è diventato un vero e proprio tormentone in quegli anni. Indovinate chi è stato a dare inizio a questa mania? Esatto. George Miller. Con una tutina aderente rosa.

Non si sa molto della sua vita privata, forse perché è stato particolarmente bravo a non far trapelare chi fosse per davvero. Non si tratta di nascondersi con l’anonimato come hanno fatto artisti come LIBERATO o Andreotti, ma di essere capaci di interpretare un personaggio (anzi, in questo caso ben più di uno) e rimanere calato in esso fino alla fine. Nei video di George vediamo personaggi dall’aspetto bizzarro, come ad esempio Salamander Man: una creatura con un cappello da rana, una tutina bianca e un flauto che si porta sempre dietro, suonandolo col naso. Pensate che questo sia strano? Bene, non immaginate minimamente di cos’altro è stato capace George.

Il personaggio che forse lo rappresenta di più, nonché il più famoso e importante di quelli portati da lui sul suo canale, è Filthy Frank. Quest’ultimo, chiamato scherzosamente “Papa Franku”, critica tutto ciò che George vorrebbe denunciare sulla comunità di internet. Ha un umorismo dark, incredibilmente ironico, crudo, e proprio per questo non sempre capito: basti vedere come, poco tempo fa, su Twitter sia andato in tendenza l’hashtag #Jojiisoverparty, con l’intento di dimostrare (falsamente) il razzismo del cantante, basandosi su uno dei video di Frank. Come già detto, l’intento stesso di quest’ultimo è denunciare degli atteggiamenti della comunità del web, come quello della cosiddetta cancel culture: un insieme di comportamenti mirati per l’appunto a “cancellare” un personaggio pubblico ritenuto immorale, mentre lo si è adorato fino a poco prima. Un po’ com’è successo con Kevin Spacey, per farla breve.

Musica oltre il sarcasmo

Umorismo shock – e spesso nonsense – a parte, lo scopo di George non è mai stato veramente spopolare per le sue battute, o per i personaggi che ha creato. Dal principio il suo obiettivo ultimo è stato quello di fare musica, utilizzando però la comunità di internet come trampolino di lancio. Succede però che Frank e Pink Guy diventano sempre più apprezzati dal pubblico, e George non può che adattarsi ai gusti dei suoi seguaci.

Sotto il nome di Pink Guy pubblicherà un mixtape e un album trap, Pink Season. I toni restano sempre gli stessi: sono testi un po’ nonsense, un po’ sarcastici. Sono inoltre incredibilmente espliciti, ma è tutto parte del personaggio: l’esempio più eclatante, forse, è dato da Stfu. Avete presente il politically correct? Qui non esiste.

Close your fucking mouth, you’re just really fucking dense
If you hate me, why you talking? You don’t make no fucking sense
Got a sad life, sad life, go to fucking hell
Are you stupid or disabled, man, I can’t fucking tell.

George Miller è un po’ un pazzo, un po’ un genio, non siamo noi a doverlo decidere. Sta di fatto, però, che le personalità da lui create cominciano a stargli strette, e piano piano si rende conto che forse è ora di fare ciò che davvero lo appassiona, cioè occuparsi solo di musica. D’altro canto, i fan sono divisi: da un lato c’è chi lo vorrebbe vedere sempre e comunque come “Papa Franku”, e dall’altro c’è chi vorrebbe che approfondisse il lato musicale di Joji, alias sotto il quale comincia a pubblicare musica principalmente Lo-Fi.

Stanco delle continue critiche e richieste del pubblico, in Rice Balls George afferma, criticando anche la rigida divisione in generi musicali:

(Uh, we want real music)
(We want real music, we want Joji music)
Bro, I didn’t even know real and fake music existed
I mean, I think it’s like your fault for putting that shit into categories
Like, music is music; if you don’t think this is real music that’s your Fucking problem
Like, who says I can’t drop shit while making a culinary funny video at The same time, you know?

Joji alla ribalta

È il 29 dicembre 2017, quando George Miller scrive sul suo account Twitter che non continuerà più la sua carriera da comico (e quindi i video da Filthy Frank), per seri problemi di salute e perché, ormai, non ha più interesse nel farlo. Da quel momento sarà conosciuto come Joji, un cantante R&B e Lo-Fi che, dopo aver tentato un esordio nel 2015 con due singoli, Thom e You Suck Charlie (ma sotto un altro alias), vedrà il suo trionfo nel 2017 con l’EP Tongues.

Ancora più acclamato sarà il suo primo album BALLADS 1: George – anzi, Joji – non ha più paura di osare né vuole nascondersi, si sente libero di sperimentare con la propria voce e influenze di ogni tipo, dando vita a un vero e proprio gioiello. In questo caso, i testi assumono un tono decisamente più dolce, malinconico, quasi nostalgico. Insomma, se prima c’era Pink Guy, con le sue parole pungenti e i toni sarcastici, adesso ci troviamo davanti a un ragazzo che soffre per amore, un po’ impacciato ma romantico, come in SLOW DANCING IN THE DARK.

I don’t want a friend (just me)
I want my life in two (my life in two)
Just one more night
Waiting to get there
Waiting for you (all night)
I’m done fighting all night (waiting for you).

BALLADS 1 ottiene un successo che forse neanche lo stesso George si aspettava, tant’è che continua su questa linea pubblicando diversi singoli come Gimme Love, in prospettiva del secondo album Nectar, in uscita il prossimo 10 luglio 2020.

Un futuro promettente

La nostra conclusione è semplice: George sa come muoversi nell’industria musicale, e questo lo dimostra il successo ottenuto sia con i pezzi di Pink Guy, sia con quelli di Joji. Ha saputo sfruttare l’internet a suo vantaggio – un po’ come hanno saputo fare Justin Bieber e Troye Sivan, a loro modo. Viste le premesse, è molto probabile che la carriera musicale di Joji vada sempre più in alto. E se dovesse cambiare nuovamente alias, nessun problema: il suo talento l’ha dimostrato, e sempre sarà tale.

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