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TikTok e guerre ibride: un’arma digitale pericolosa

Un tempo le guerre potevano essere combattute unicamente in prima persona. Fazioni diverse si scontravano su un campo di battaglia con fucili, baionette o mortai. Ma i progressi della tecnologia e la globalizzazione hanno trasformato il mondo e ciò che conosciamo, compresi gli affari militari, dando vita alle cosiddette guerre ibride. In questi particolari conflitti, sono molto utilizzate le armi cognitive e la più potente, al momento, è TikTok.

Una guerra ibrida è un conflitto combattuto con strumenti di guerra convenzionali e strumenti di guerra non convenzionali. Possiamo quindi avere: guerra politica, guerra psicologica, guerra economica e attacchi cibernetici integrati con altri metodi come fake news, diplomazia, propaganda o interferenze durante le elezioni. In poche parole, la strategia di una guerra ibrida riguarda l’uso di ogni mezzo non esclusivamente militare per danneggiare il nemico. Questo tipo di battaglia è caratterizzata da ambiguità poiché mira a indebolire l’avversario senza dichiarare guerra in modo esplicito. L’obiettivo dell’aggressore è scardinare un paese dalle fondamenta restando in una sorta di limbo dove riesce a evitare ogni responsabilità.

Una variante della guerra ibrida, è la guerra cognitiva. La particolarità di questo conflitto è che utilizza attacchi e manipolazioni psicologiche ai danni di una società tramite social network e influencer. Lo scopo è quindi quello di destabilizzare il cervello degli avversari per ottenere un “rammollimento” generale.

TikTok come arma cognitiva

TikTok è un social network sviluppato dall’azienda cinese ByteDance e lanciato nel 2016. In poco tempo, grazie anche al suo particolare algoritmo, è divenuta una delle applicazioni più usate al mondo. Attualmente è una delle app con il maggior numero di utenti attivi mensilmente. Secondo alcuni esperti, TikTok non sarebbe un normale social: a differenza di Facebook o Instagram, sembrerebbe essere stato pensato per indurre inebetimento e creare dipendenza. Molti hanno paragonato l’applicazione al fentanyl o alla cocaina, in quanto gli effetti sul cervello sono praticamente gli stessi delle droghe.

Visionare i contenuti dà assuefazione e gratificazione, facendo perdere la cognizione del tempo. Secondo molti studi, lo streaming continuo dei video produce danni gravi alla capacità di attenzione e concentrazione. Influenze negative sono presenti anche nella memoria a breve termine. Ma ciò che contraddistingue TikTok è il suo algoritmo.

L’algoritmo di TikTok

Sono nate molte discussioni sull’algoritmo di TikTok. Si vocifera che sia unico al mondo e che sia stato progettato per scovare i segreti della mente. Dai video che visioniamo, l’algoritmo riesce a comprendere le nostre preferenze e gusti, nonché i lati più intimi di un individuo, come l’orientamento sessuale e lo stato di salute. Questo “scan” del nostro io è presente in tutti i social, ma in TikTok in maniera molto più potente e funzionale. In base alle nostre informazioni, l’app suggerisce contenuti che possono interessarci inducendo così una forte dipendenza.

Un altro elemento discutibile, è il modo in cui TikTok non modera i propri contenuti. Sulla piattaforma sono ammessi video che possono mettere a rischio i minori, acrobazie pericolose, contenuti violenti, notizie false o teorie del complotto nonché alcol e contenuti esplicitamente sessuali.

Gli esperti sono anche molto preoccupati per il modo in cui TikTok raccoglie i dati. Una raccolta dati considerata invadente e aggressiva che non tiene conto delle scelte di privacy dell’utente. Inoltre è presente un legame tra TikTok e il governo cinese: alcuni ipotizzano che il governo abbia l’accesso completo ai dati degli utenti. Questo per via di una legge del 2017 sull’intelligence cinese: viene affermato che i cittadini e le istituzioni devono cooperare coi servizi segreti. Di conseguenza è praticamente impossibile che la società ByteDance non obbedisca all’ufficio politico cinese nel caso venga posta una richiesta.

TikTok e Douyin

Ormai è chiaro che TikTok sia una vera emergenza, infatti è stato bannato in molti paesi e anche il gruppo hacker conosciuto come “Anonymous” ha messo in guardia gli utenti dall’applicazione, sostenendo che rappresenta un malware cinese con l’obiettivo di spiare la popolazione occidentale.

Una cosa che senza dubbio fa riflettere, è che in Cina, di fatto, TikTok non c’è. Esiste invece un’applicazione gemella chiamata Douyin. Fox News ha scoperto che le due app funzionano in maniera opposta: in Occidente, l’algoritmo di TikTok premia e rende più visibili contenuti pericolosi, stupidi, fuorvianti e psicologicamente dannosi censurando materiali più costruttivi; mentre in Cina è il contrario, cioè l’algoritmo di Douyin, mette in prima linea contenuti stimolanti riguardanti lo studio, la creatività, la cultura e il patriottismo censurando invece i materiali più nocivi.

Secondo molti quindi, l’obiettivo del governo cinese è mettere al tappeto la psiche dei giovani occidentali, proponendo contenuti che fomentano comportamenti antisociali e che disintegrano la memoria e l’attenzione. Di contro, vogliono potenziare i giovani cinesi dando loro contenuti edificanti e positivi. Per questo TikTok è considerata un’arma cognitiva.

Come già accennato, tutto questo avviene senza che la Cina dichiari esplicitamente guerra all’Occidente. TikTok sembrerebbe essere una sorta di cavallo di Troia mandato al nemico per indebolirlo dal nucleo e distruggere il tessuto sociale.

Come difendersi

Per difenderci da TikTok o app simili, ci sarebbe bisogno di un doppio lavoro: individuale e collettivo. A livello individuale serve consapevolezza, cioè sapere come funzionano questi strumenti, il modo in cui agiscono sul cervello. Poi bisognerebbe limitare le informazioni personali: non diffondere dati sensibili come data di nascita, indirizzo di casa, abitudini e spostamenti.

Internet permette alle persone di camuffarsi, quindi è importante diffidare dagli sconosciuti: se si viene contattati da qualcuno che non conosciamo è bene assicurarci che sia chi dice di essere prima di condividere con lui informazioni private.

Potrebbe essere utile modificare le impostazioni della privacy e permettere solo ai nostri amici di accedere al nostro profilo. Fare attenzione anche alle applicazioni di terze parti: giochi e widget possono essere pericolosi. Bisognerebbe ragionare bene prima di concedere i nostri dati a queste applicazioni. Praticare un sano scetticismo, ovvero non credere a tutto ciò che viene pubblicato online. Anche perché si potrebbe incappare in vere e proprie truffe.

Per molti esperti è importante limitare l’uso di queste app e riscoprire la natura. Stare più a contatto con l’ambiente e con noi stessi dona notevoli benefici alla mente. A livello collettivo serve un lavoro di informazione e sensibilizzazione da parte delle istituzioni. Promuovere l’uso responsabile dei social e favorire iniziative culturali dal vivo, in modo da nutrire il cervello dei giovani con stimoli positivi.

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