Van Gogh, pittore colto al Mudec

Vincent van Gogh: pittore colto al Mudec

Contro gli stereotipi

Vincent van Gogh: pittore colto è una mostra al Mudec di Milano incentrata su un considerevole gruppo di dipinti e disegni provenienti dal Kröller-Müller Museum di Otterlo. Ci troviamo di fronte a un’esposizione che intende evidenziare gli aspetti fondamentali dell’arte di Van Gogh, per comprendere la complessità di un artista la cui interpretazione è stata spesso fin troppo condizionata da stereotipi legati alla sua tragica esistenza.

La mostra mette a fuoco la ricchezza degli interessi culturali di Van Gogh, sviluppando due temi centrali per la sua vita: il suo enorme interesse per i libri e la fascinazione per l’Oriente, alimentata dall’amore per le stampe giapponesi, che colleziona per tutta la vita.

Lettore vorace

Nel 1880 Vincent sceglie il cammino dell’arte. A questo punto della sua vita ha un grande bagaglio artistico e letterario, che cerca di mescolare in modo personale: le lettere ne sono una grande testimonianza. Non aderisce a nessun movimento artistico o letterario, ma nella sua corrispondenza non si esenta dal dire che

i libri, la realtà, l’arte sono una cosa sola per me.

Inoltre, nelle sue lettere si trovano citazioni degli autori più amati, come Dickens, Shakespeare, Zola e Maupassant. I temi ricorrenti nelle opere di questi autori sono il duro lavoro, la terra, la natura, l’indagine dell’animo umano.

Vicino al popolo

Tra le opere preferite di Vincent vi sono Storia della Rivoluzione Francese di Jules Michelet e La capanna dello zio Tom di Harriet Beecher Stowe. La prima mette al centro il popolo nella dinamica rivoluzionaria; la seconda contribuisce alla presa di coscienza antischiavista in America.

Sono opere che mettono al centro le persone del popolo, e Vincent farà sua questa lezione replicando la stessa tendenza nei suoi dipinti, come si può notare nel disegno Le portatrici del fardello (1881), che rappresenta un gruppo di donne su una landa desolata che trasporta sacchi di carbone con le schiene piegate.

Jean-François Millet, maestro d’arte e di vita

Jean-François Millet è l’artista che ha maggiormente influenzato Van Gogh. La visione profondamente religiosa di Millet verso la natura ispira Van Gogh nella sua scelta di diventare pittore. Millet è il grande cantore del mondo contadino. La figura del seminatore, in particolare, è ripresa da Van Gogh in quanto figura-simbolo della sua missione di seminatore di verità attraverso l’arte.

L’Angelus di Millet, opera che combina la spiritualità con il lavoro dei campi, si rivela centrale per Van Gogh. L’aura religiosa diviene infatti motivo di buona parte dei suoi dipinti, tra cui il famoso I mangiatori di patate.

Van Gogh, pittore colto al MudecIn una lettera al fratello Theo si legge una considerazione che rappresenta forse il miglior commento dell’autore nei riguardi di queste opere sulla vita contadina:

Se un dipinto di contadini sa di lardo, di fumo, di odore di patate – bene – non è malsano – se una stalla sa di letame – benone, è proprio per questo che è una stalla – se i campi hanno odore di grano maturo o di patate – o di guano o di letame, questo è salute – soprattutto per la gente di città. Con simili quadri impareranno qualcosa di utile. Ma un quadro di contadini non deve diventare profumato.

Il legame con Sien

Nel 1882 inizia il legame di Van Gogh con Clasina Maria Hoornik, detta Sien, una povera prostituta incinta e con una figlia, che Van Gogh intende sposare per sottrarla alla sua condizione. Il progetto provoca l’indignazione dei famigliari e dopo un anno e mezzo di convivenza Vincent si separa da lei.

Questa dolorosa esperienza dà vita a Sorrow, disegno che raffigura Sien nuda e accucciata. Per convincere il fratello Theo della bontà della sua azione, Vincent iscrive in basso le parole di uno dei suoi maestri, il già citato Michelet:

Come è possibile che ci sia sulla terra una donna sola – abbandonata.

Vincent mostra di condividere a fondo l’idea della donna come pianta fragile che l’uomo deve amare e proteggere, proprio come letto in gioventù nei trattati didattici di Michelet L’Amour e La Femme.

La svolta verso l’Oriente

Nel 1886 Van Gogh giunge a Parigi. Nello stesso anno esce un numero speciale sul periodico Paris Illustré intitolato Le Japon, dedicato all’arte, alla vita e ai costumi giapponesi. Un volume illustrato di grande ispirazione per Vincent diventa L’Art Japonais di Louis Gonse, storico dell’arte e collezionista, che rappresenta il primo studio approfondito sull’arte giapponese.

Il volume di riferimento per Vincent è l’edizione speciale ristampata nel 1886 (la prima stampa è del 1883): speciale perché soggetta a tirature limitatissime (solo 50 copie), e realizzata per Siegfried Bing, il maggior mercante d’arte giapponese di Parigi, nella cui galleria Vincent passa intere giornate alla ricerca di stampe da collezionare. Diventa quindi appassionato collezionista di stampe giapponesi e ne acquisterà più di 600.

Il sogno giapponese

Il legame tra Van Gogh e il Giappone è ben noto, ma sarebbe riduttivo parlare di mero giapponismo. Provato dalla vita di città, nel 1888 Van Gogh si trasferisce ad Arles, in Provenza. La permanenza qui è caratterizzata da un forte contatto con la natura, e nuovi colori si riversano sulla tela.

A Theo scrive di sentirsi in Giappone, dove “Giappone” non è un luogo fisico, ma un luogo dell’anima. Si sente dentro il sogno giapponese, che scorre dalla natura alla sua tela e rende le sue opere migliori. Dai dipinti della primavera del 1888 è dunque possibile intuire l’influenza delle stampe xilografiche giapponesi, con i loro colori intensi e le campiture solide, delineate da forti contorni neri.

Van Gogh, pittore colto al MudecTrentasei vedute del monte Fuji

Nelle lettere di Van Gogh è più volte citato Katsushika Hokusai, artista estremamente poliedrico che ha dipinto per tutta la vita, dall’età di 18 anni fino alla morte, avvenuta a 89 anni. Per lui solo parole di ammirazione, definito “uno dei più grandi maestri di schizzi dal vivo”.

Conosciuto soprattutto per le sue stampe di paesaggio, come quelle raccolte nella serie Trentasei vedute dal monte Fuji, Van Gogh in una lettera a Theo chiede di procurargli il volume contenente queste stampe. Costituiranno per lui un modello di riferimento imprescindibile.

 

FONTI

Vincent van Gogh. Pittore colto Mostra di Van Gogh al Mudec

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