Discriminazione sociale e salute mentale: disuguaglianza e benessere

discriminazioneLa rappresentazione negativa attribuita ad alcuni gruppi di persone in situazioni di difficoltà sociale ed economica può portare alla compromissione del benessere individuale. Infatti, la costante situazione di discriminazione, tensione e pressione subita può produrre una serie di danni di adattamento alla persona. Gli atteggiamenti negativi trasmessi dagli altri se interiorizzati e associati alle proprie competenze possono compromettere l’autostima, la sensazione di autoefficacia e l’immagine di sé stessi.

Questi meccanismi producono effetti negativi sul benessere mentale degli individui che si trovano in situazioni di discriminazione veicolate da diversi fattori. Le caratteristiche target oggetto di discriminazione più diffuse risultano essere sesso, età, razza, orientamento sessuale, status socioeconomico ed elementi culturali.

Le rappresentazioni sociali negative e l’impatto sulla rappresentazione del sé

La psicologia sociale si occupa di studiare come la rappresentazione sociale e gli stereotipi influenzino e abbiano un ruolo nello sviluppo dell’identità soggettiva degli individui. I giudizi derivanti dall’ambiente in cui viviamo, se frequenti e se forniscono un’immagine stabile incidono sulla valutazione che le persone hanno di sé. Quando atteggiamenti negativi verso l’individuo o il suo gruppo di appartenenza vengono riproposti da più soggetti o gruppi sociali significativi influenzano autostima ed autoefficacia, collegate alla rappresentazione della propria identità.

Il processo che porta alla formazione dell’autostima, infatti, dipende non solo da fattori individuali ma anche dalle valutazioni altrui, dal confronto sociale e dall’autoriflessione. Tutte queste dimensioni insieme contribuiscono alla strutturazione del “Sé”.

Gli stereotipi, radicati nel pensiero comune, che riguardano minoranze e gruppi svantaggiati hanno un forte impatto sociale. Questi, infatti, influenzano gli atteggiamenti, i comportamenti e i rapporti sociali interpersonali delle persone sulla base di giudizi distorti che coinvolgono meccanismi di generalizzazione. La trasmissione degli stereotipi produce un notevole impatto anche sull’autopercezione personale dei soggetti che appartengono ai gruppi discriminati. La percezione di sé, a sua volta, influenza il comportamento degli individui, confermando i preconcetti e generando, quindi, un circolo vizioso di corroborazione degli stereotipi, noto come “profezia che si auto-avvera”.

Avere un’immagine negativa di sé contribuisce allo sviluppo di una scarsa autostima e una bassa sensazione di autoefficacia. In queste condizioni gli individui risultano più vulnerabili, meno resilienti e, quindi, più inclini a sviluppare forme di disagio psicologico. Tali circostanze contribuiscono a creare una spirale negativa che conferma ulteriormente un’immagine negativa di sé.

Gli effetti della discriminazione sulla salute mentale

Situazioni di disagio individuale e sociale, come la povertà, la disuguaglianza e la discriminazione, hanno, quindi, un impatto significativo sulla salute mentale delle persone.

Percepirsi come oggetto di disuguaglianza sociale può portare a sviluppare sentimenti di ingiustizia e di isolamento, i quali contribuiscono a compromettere l’autostima degli individui.

Inoltre, le disuguaglianze di tipo socioeconomico all’interno del contesto della salute mentale vengono ulteriormente alimentate dalle differenti possibilità di accesso alle strutture e agli interventi di cura. I fattori economici, sociali e politici che limitano l’accesso al supporto psicologico contribuiscono alla perpetuazione di un modello che amplifica situazioni di disparità sociale.

Individui che si trovano in condizioni povertà, con una possibilità di accesso limitato a risorse di tutela della propria salute mentale, possono sviluppare sintomatologie legate allo stress cronico, il quale aumenta il rischio di sperimentare episodi di depressione e ansia. Senza gli strumenti necessari per gestire in modo efficace situazioni di disagio psicologico è probabile che queste persone si ritrovino in complessi circoli viziosi di stress, stigmatizzazione e isolamento sociale, conosciuti anche come “cicli di povertà”.

Inoltre, la povertà è un fattore altamente correlato allo sviluppo di uno stile di vita poco sano. In condizioni di svantaggio sociale ed economico aumenta, infatti, l’insorgere di patologie come obesità, problemi cardiovascolari, tumori, tossicodipendenza, alcolismo, e comportamenti autodistruttivi. Queste manifestazioni psicosomatiche di disagio contribuiscono a ridurre l’aspettativa di vita delle persone, come riportato da uno studio condotto nel 2016 sul «Glasgow effect» e pubblicato dal Centro per la salute della popolazione di Glasgow.

In generale, situazioni di discriminazione perpetuate possono portare allo sviluppo non solo di stress psicologico, ansia, depressione, ma anche di disturbi post-traumatici da stress. Una continua esposizione a situazioni di discriminazione porta a uno stato di allerta costante, da cui derivano risposte fisiologicoormonali che possono produrre sintomatologie croniche. Inoltre, la sensazione di isolamento e di impotenza, condizione frequente in queste situazioni, può contribuire ad accentuare i sintomi di malessere psicologico.

I possibili ambiti di intervento

Al fine di intervenire a sostegno del benessere personale in situazioni di discriminazione è necessario considerare un approccio orientato sia alla persona, sia al contesto.

Gli interventi orientati alla persona riguardano la terapia individuale o di gruppo. Ad esempio, percorsi improntati sulla terapia cognitivo-comportamentale (TCC) possono fornire strumenti utili nella gestione dello stress, nella modifica di schemi di pensiero negativi e nello sviluppo di strategie di coping efficaci. Questo tipo di intervento può aiutare a modulare e ridurre gli effetti della povertà e della discriminazione sul benessere individuale.

Inoltre, gli effetti della discriminazione possono essere contrastati, o almeno mitigati, attraverso un intervento a livello sociale basato sull’educazione e sulla consapevolezza. Sviluppare un approccio empatico, infatti, aiuta a contrastare la discriminazione, a superare atteggiamenti pregiudizievoli e a promuovere un contesto di integrazione sociale e accettazione reciproca.

Essere consapevoli dei pregiudizi che orientano i nostri atteggiamenti può anche favorire l’introspezione e la riflessione, sostenendo nel confronto sociale meccanismi che contribuiscono a un tessuto sociale più coeso ed equo.

La necessità di un intervento integrativo

Il ricercatore Michael Marmot definisce con il termine “malattia della povertà” l’insieme di fattori individuali, comunitari e ambientali legati alle disparità sociali ed economiche. Questi elementi influenzano la qualità della salute fisica e mentale delle persone, alimentando la stigmatizzazione e l’isolamento.

Nell’affrontare una problematica complessa come l’influenza reciproca tra disuguaglianza e salute mentale, risulta necessario intervenire non solo sul microsistema individuale, ma anche a livello sociale. Questo è possibile grazie alla sensibilizzazione della cittadinanza e delle istituzioni, la promozione di consapevolezza ed educazione e l’incremento di accesso ai servizi di salute mentale. La responsabilizzazione collettiva verso i danni psicofisici e la sofferenza causate da eventi di discriminazione può permettere di affrontare le cause sistemiche sottostanti alla disuguaglianza.

FONTI:

stateofmind.it

dors.it

vasodipandora.online

Minuchin, S. (1974). Famiglia e terapia della famiglia. Astrolabio, Roma.

wikipedia.org

CREDITI:

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