Cibi del futuro

Tra crisi climatica e novel food. Cosa mangeremo nel futuro?

La crisi climatica è una delle principali cause che condurrà all’abbandono di alcune abitudini alimentari. Da qualche anno a questa parte si è concretizzata la minaccia del cambiamento climatico sull’agricoltura e sull’approvvigionamento alimentare che ha messo a rischio la produzione e la disponibilità di diversi alimenti. Secondo il Pannello di monitoraggio delle Nazioni Unite sul cambio climatico, l’area mediterranea rappresenta un vero e proprio hotspot per il cambiamento climatico. Si prospetta che i sistemi alimentari dovranno diventare più flessibili per adattarsi agli eventi estremi, entrano qui in gioco i cibi del futuro.

A questa visione si sommano fattori altrettanto influenti. L’output agricolo non riesce a far fronte alla repentina crescita demografica mondiale, con una popolazione mondiale di 8 miliardi nel 2022 che si prevede crescerà fino ad arrivare a 9,7 miliardi entro il 2050. Ad aggravare una situazione già fragile sono le condizioni geopolitiche che hanno coinvolto i due paesi al primo posto come esportatori di grano, frumento, orzo e semi di girasole: Ucraina e Russia.

Insicurezza alimentare

Il rapporto della Commissione europea sulle prospettive dei mercati agricoli dell’UE mostra che la produzione agricola attuale dell’UE continua a risentire delle conseguenze della guerra tra Russia e Ucraina, dell’impennata dei prezzi dell’energia, dell’aumento dei costi di produzione e dell’inflazione alimentare in tutta l’UE.

Tra le maggiori preoccupazioni ambientali correlate all’agricoltura c’è il drastico incremento della siccità a livello globale. I prodotti che risentiranno maggiormente del clima sono il caffè, il cacao, la canna da zucchero e la soia. A rischio anche la produzione di vino che nei prossimi cinquant’anni potrebbe ridursi fino all’85%. Avendo registrato una delle estati più calde della storia, l’UE ha risentito in modo significativo dell’impatto sulle colture estive, come mais e girasole. Stime simili conducono ad una presa di coscienza circa il quadro europeo in quanto estremamente dipendente dalle importazioni.

A ridurre la produzione in futuro potrebbero essere l’avocado e i ceci che richiedono enormi quantità d’acqua. Lo stesso vale per frutti delicati come albicocche, fragole e ciliegie che richiedono temperature costanti. Tutte condizioni sempre più difficili da soddisfare sul lungo periodo che porteranno inevitabilmente ad una minore reperibilità di questi alimenti e a un aumento dei prezzi.

L’Europa inoltre consuma un terzo del caffè mondiale e metà di questo proviene da Brasile e Vietnam (tra i paesi vulnerabili alla crisi climatica). La restante fornitura proviene da paesi per i quali è stato calcolato un calo della vulnerabilità, ovvero Colombia e Kenya. Ma ciò potrebbe tradursi in ogni caso in un aumento dei prezzi di vendita. Il cambiamento climatico avrà infatti un impatto anche sui prezzi, che è previsto aumenteranno del 23% per il 2050.

Il cibo degli dei (per pochi)

LEuropa inoltre dipende al 100% dalle importazioni di cacao che proviene da Indonesia, Malesia, Ghana e Costa d’Avorio. LaCacao pianta necessita di condizioni climatiche particolari, tra cui un elevato livello di umidità. Il rischio è che il cioccolato diventi un prodotto d’élite. Secondo la geopolitologa francese, Virginie Raisson, nel 2038 le forniture di cioccolato proveniente dall’Africa (ovvero quello più pregiato) non basteranno per tutti. La domanda sale vertiginosamente e simultaneamente la produzione rischia di diminuire a causa della crisi climatica e delle malattie che colpiscono la pianta del cacao. Il consiglio è quello di investire nella ricerca per sviluppare semi di cacao resistenti al cambiamento climatico.

Le strategie adottabili per l’avvio di un adattamento sono molteplici a cominciare dal cambio di una dieta alimentare. Per molti versi la soluzione al problema mondiale in grado di stravolgere le abitudini alimentari quotidiane risulta individuabile nella ricerca e nella produzione in laboratorio di “alimenti resistenti” o alimenti innovativi.

Alimenti innovativi: i novel food

Dal gennaio 2023 l’Unione europea ha autorizzato l’immissione sul mercato del grillo domestico in polvere come nuovo alimento commestibile. Una decisione che vede l’Italia inserirsi nella rete dei paesi che optano per un panorama all’avanguardia in materia di alimentazione. Grazie all’avanzamento tecnologico, all’innovazione alimentare e in seguito a preoccupazioni legate all’ambiente, gli alimenti innovativi sono la risposta sensata ad una nuova era alimentare più sostenibile. Prendono così piede alternative alimentari innovative per nuove esigenze globali. Ad imporsi sono alimenti a base di proteine vegetali, insetti, alimenti a base di alghe marine (in grado di catturare CO2) e carni coltivate.

Carne sintetica

L’industria della carne è notoriamente associata ad un impatto significativo sull’ambiente. Ridurre il consumo, dunque la produzione della carne, può tradursi in un beneficio ambientale. Per questo motivo alternative come la coltivazione della carne in laboratorio può essere un’ottima soluzione da diversi punti di vista. La bistecca sintetica inizia il suo processo mediante cellule staminali animali, coltivate fino a costruire fibre e tessuti. Il suo principale vantaggio è l’assenza di macellazione dato che avviene il prelievo di una parte di tessuto dell’animale. Si presume che il prezzo della carne crollerebbe, diventando così accessibile anche alle famiglie meno abbienti.

carne sintetica

Insetti come alimenti

Molto discusso è il commercio delle farine di insetti nel mercato occidentale. Grande fonte di proteine, l’insetto, è considerato un prodotto alimentare già in molti paesi del mondo e consumato da circa 2 miliardi di persone. Il grillo domestico è il quarto tipo di insetto ad essere ritenuto commestibile dall’Unione europea, dopo le larve gialle della farina, le locuste e i grilli.  Tra le sue attrattive la sostenibilità, il valore nutrizionale e la versatilità. Gli allevamenti di insetti richiedono un minor impiego di acqua e mangime e la produzione di gas serra è notevolmente ridotta.

Più alternative

Una tra le varie soluzioni è rappresentata dall’utilizzo più frequente di prodotti prima poco comuni che vengono ora rivalutati per trarre vantaggio dai loro benefici. Nell’ultimo periodo hanno acquistato popolarità la quinoa e il cavolo riccio per le proprietà nutrienti, così come alimenti fermentati per i loro benefici probiotici come il kimchi e il tempeh. Come scopo ultimo quello di diversificare la dieta in prospettiva di una maggiore consapevolezza sulle opzioni alimentari disponibili.

Per via del cambiamento climatico alcune specie animali migrano verso zone più accoglienti. Secondo la startup sostenibile, Blueat: «è necessario spostare l’attenzione dei consumatori dalle tradizionali specie target, già gravemente sfruttate, alle specie aliene». Il pesce serra, il granchio blu e l’anadara (un mollusco simile alla vongola) sono classici esempi di specie migrate e disponibili già ora sulle nostre tavole.

Di necessità virtù

Cambiare abitudini alimentari può essere una sfida, specialmente per paesi dalla cultura culinaria longeva. La tendenza prevalente è quella volta alla conservazione delle tradizioni, in particolare in paesi occidentali come l’Italia in cui l’alimentazione è un fattore prominente e culturalmente viscerale. Da vari sondaggi è emerso che un italiano su tre sarebbe favorevole al consumo di prodotti a base di farina di insetti, mentre il 70% si dichiara poco propenso all’idea. Per la sensibilità europea, o meglio occidentale, sono comunque inconsueti e la reazione è sovente quella di disgusto. Talvolta ad imporsi è il pregiudizio culturale verso un alimento consumato principalmente in paesi in via di sviluppo.

Ma come abbiamo asserito, il mutamento delle abitudini alimentari gioverebbe profondamente al pianeta in molteplici modi. Secondo un sondaggio Yougov commissionato dal «Guardian» risulta che i giovani sarebbero più disposti e determinati a fare scelte per non pesare sul pianeta. Emerge dal sondaggio che rispetto agli adulti, il 21% dei giovani si dice disposto ad eliminare completamente carne e latticini dalla propria dieta. Nel complesso le nuove generazioni risultano essere le più propense a drastici cambiamenti dello stile di vita per contribuire a combattere l’emergenza climatica.

Tempo di cambiamenti

I cibi del futuro rappresentano una risposta alle sfide globali che l’umanità deve affrontare nei prossimi decenni. L’adozione di cibi innovativi e inusuali richiede apertura mentale e un cambiamento graduale delle abitudini alimentari, ma offre opportunità entusiasmanti per promuovere una dieta più equilibrata e sostenibile.

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