“Barbie”, una scintillante lezione di vita in direzione Oscar

Il 21 luglio Barbie è approdato nelle sale cinematografiche italiane ed è subito diventato il fenomeno dell’estate appena trascorse. Nata dall’idea e dalla regia di Greta Gerwig, la pellicola era stata pensata senza nessuna pretesa, se non quella di celebrare la creazione storica della casa di produzione di giocattoli Mattel: seguendo lo sviluppo della trama, la storia di Barbie e Ken ha preso però delle pieghe inaspettate, regalando al pubblico più di una sorpresa e “candidandosi” ai prossimi Oscar. Vediamo perché. 

Dettagli nostalgici

Il primo merito di Barbie è sicuramente quello di aver risvegliato un sentimento di forte nostalgia in un’intera generazione: per tutti coloro che sono cresciuti nel periodo di massima tendenza per il fenomeno Barbie, la pellicola di Greta Gerwig è un vero e proprio concentrato di ricordi d’infanzia. I personaggi, l’ambientazione e ogni dettaglio possono essere totalmente compresi soltanto da chi ha vissuto in pieno quest’epoca, e chi meglio dei Millennials? Sottilmente targetizzato, ma comprensibile anche per il resto del pubblico, Barbie raccoglie ogni riferimento possibile a questo mondo fin dai primi secondi del film.

Si comincia con una carrellata delle barbie più famose, ognuna con un mestiere e delle caratteristiche sempre diverse. Si prosegue poi con i riferimenti a tutto ciò che compone il glitterato mondo di Barbie: non solo Ken, che nello svolgersi della trama avrà il suo ruolo, ma anche camper, casa dei sogni, roller, tutto ciò che costituisce Barbieland, la fantastica isola rosa della bambola. 

Tutto perfetto

Al di là dell’ambientazione e degli elementi inseriti come cornice della storia, ciò che colpisce maggiormente è la cura per la perfezione del mondo di Barbie. Ogni forma e oggetto è esattamente nel posto in cui dovrebbe essere, tutto è rigorosamente rosa Barbie o abbinato all’ambientazione e ai personaggi, tanto da andare oltre le aspettative anche degli spettatori più difficili da accontentare.

La perfezione del mondo di Barbie si rifà alla plasticità liscia e senza imperfezioni su cui si costruisce questo mondo, dove a nessuno è permesso essere fuori posto. Nel suo scintillìo, ogni giorno si ripete ciclicamente uguale, senza alcuna differenza o colpi di scena. Tutto estremamente perfetto, ma anche a un passo dall’essere estremamente finto e artefatto: d’altronde, cosa aspettarsi? È il mondo di Barbie, e nessuno potrebbe mai immaginare niente di diverso.

Barbie e Ken

In mezzo a tutto questo rosa, ai glitter e alla cura per i dettagli, ci sono le Barbie e i Ken. Al plurale sì, perché di Barbie e Ken esistono migliaia di versioni diverse. Nella pellicola, la protagonista non può che essere Barbie Stereotipo (interpretata da Margot Robbie): bionda, sorriso smagliante e accessori sempre rigorosamente abbinati, è la protagonista assoluta di Barbieland e della storia. Cosa accade però quando la protagonista inizia ad accusare segni di imperfezione, quasi “umani”? Succede che la narrazione inizia a muoversi davvero e Barbie con lei, portando la protagonista verso nuove consapevolezze.

Quello che non ti aspetti

Da una pellicola del genere, nata senza particolari pretese se non quella di celebrare Barbie in tutte le sue sfumature di rosa, sicuramente non ci si aspetta una lezione di vita. Sicuramente, Barbie non è il film adatto se si è alla ricerca di perle filosofiche, ma a suo modo lascia qualcosa al pubblico.

Prima di tutto, racconta una bella storia a lieto fine di empowerment femminile, non solo perché ci ricorda che Barbie ha insegnato a migliaia di bambini che tutti possono diventare ciò che desiderano, ma anche perché sul finale, è proprio la controparte femminile, umana e non, a schierarsi compatta per riavere indietro Barbieland, sottratta loro da un momento di smania di potere da parte di Ken (un biondissimo Ryan Gosling) e della sua improvvisa voglia di patriarcato.

Seppur in toni leggeri e senza mai discostarsi dal mood generale del film, anche Barbie, a suo modo, insegna qualcosa agli spettatori, avvicinandosi molto al filone della solidarietà femminile, del girl power e del desiderio di autodeterminazione e indipendenza di donne stanche di essere relegate a bamboline sempre perfette.

Robbie e Gosling

La vera punta di diamante di questo film è il cast, composto da alcuni dei volti più celebri del mondo hollywoodiano: dopo aver visto il film, è davvero dura riuscire a immaginare qualcuno di più adatto per intepretare Barbie e Ken di Margot Robbie e Ryan Gosling, entrambi protagonisti di un lavoro eccezionale. La Barbie di Margot Robbie non si discosta mai dagli stereotipi in cui è stata incastonata, con un sorriso sempre perfetto e l’incubo di avere i capelli fuori posto.

Dall’altro lato abbiamo il Ken di Ryan Gosling, un “uomo liberato” che deve ancora trovare però la sua vera personalità. L’interpretazione dei due attori è poi condita e confezionata dalle loro doti da musical, già dimostrate anche in altre pellicole. Cantare o cimentarsi in coreografie da corpo di ballo diventa un gioco da ragazzi: a questo proposito, è sicuramente degna di nota anche la scelta delle canzoni dal retrogusto anni Ottanta e le coreografie, che danno un tocco ancora più scintillante all’intera pellicola.

Grazie all’estrema cura per i dettagli, un cast eccezionale e un’ambientazione plastica perfetta, Barbie è ben presto diventato il film dell’anno e ha conquistato in poco tempo la vetta del box office mondiale. Non resta che attendere per scoprire se saprà dire la sua anche nella cerimonia Oscar del prossimo 10 marzo. 

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