Si torna a (una nuova) scuola: il liceo del Made in Italy

È stato approvato alla fine di maggio il disegno di legge che si pone come obiettivo la valorizzazione, la promozione e la tutela del Made in Italy. Tra le proposte si parla di un Liceo del Made in Italy. Il disegno di legge avanza disposizioni organiche per valorizzare e promuovere le produzioni di eccellenza, le bellezze storico-artistiche e le radici culturali nazionali come fattori da preservare e trasmettere per la crescita dell’economia del Paese.

La decantata narrazione dell’eccellenza del Made in Italy su cui poggia gran parte dell’inclinazione del sistema politico al governo prende progressivamente piede, diramandosi in ogni settore della vita economico-sociale. L’atavica retorica patriota che tenta in maniera capillare una valorizzazione estrema ed esasperata dell’eccellenza italiana in ogni sua forma possibile. Dall’introduzione del Ministero delle Imprese e del Made in Italy, alla campagna per la valorizzazione del territorio Italia Open to Meraviglia, salvo poi contraddirsi con un disegno di legge che prevede il solo utilizzo della lingua italiana negli enti pubblici e privati.

Il Made in Italy slogan nazionale

Nasce il Fondo sovrano italiano che prende il nome di Fondo Strategico Nazionale del Made in Italy a cui è stato destinato un miliardo di euro. Il Fondo è comprensivo, tra le varie misure, di una volta all’istituzione di un Liceo Made in Italy.

Una proposta che è databile fin da prima della campagna elettorale che ha portato all’insediamento del nuovo governo. Si tratta per il momento di una prima versione preliminare che dovrà passare per le due camere in vista dell’approvazione definitiva.

La Ministra del Turismo Daniela Santanchè all’evento Vinitaly ha parlato della previsione dell’arrivo di dieci milioni di turisti per la vendemmia, che aiuta il turismo nella destagionalizzazione. Spiegando come la visione di governo esula dal dare la “paghetta di stato” ai giovani ma di agevolarli nel percorso professionale aiutandoli a trovare occupazione. Afferma che il 2022 si è contraddistinto per l’assenza di 250.000 addetti, mentre l’anno corrente registra una mancanza di 50.000 professionisti nel settore. L’idea sarebbe quella di professionalizzare nuove figure da inserire all’interno del sistema. Nella legge di bilancio, afferma Santanchè, il Ministero del turismo ha investito ventotto milioni al fine dell’istituzione di una scuola e un’università d’eccellenza.

Si deduce che la galvanizzazione dell’eccellenza come slogan nazionale si prefigge come scopo, tra le altre cose, di proporsi come possibile soluzione alla disoccupazione giovanile, che secondo la logica di governo sarebbe dettata dalla condizione dell’istruzione italiana. La stessa Santanchè si è esposta sulla deriva dell’educazione degli istituti tecnici e professionali che avrebbero subito un processo di distruzione nel corso delle amministrazioni di centrosinistra.banchi di scuola

Riabilitazione di un sistema

L’avvio del ciclo scolastico all’insegna dell’eccellenza italiana è previsto per l’anno 2024/2025. Nonostante l’enfasi e l’impeto della promozione possano aver suggerito il delineamento di un indirizzo scolastico nuovo e inedito, si tratta piuttosto di una modifica all’opzione economico-sociale del Liceo delle scienze umane. L’ultimo triennio scolastico sarà integrativo di materie che dalla bozza del disegno di legge risulterebbero trattare “economia e gestione delle imprese del Made in Italy”, “modelli di business nelle industrie dei settori della moda, dell’arte e dell’alimentare”, “Made in Italy e mercati internazionali”.

L’auspicio collettivo è che l’iniziativa non sortisca i medesimi effetti della campagna sul turismo Italia Open to Meraviglia da nove milioni di euro. Si delinea un quadro preciso dalle iniziative di governo volte al consolidamento di un’egemonia culturale piuttosto che uno sguardo realista rivolto al panorama sociale. Gli incorruttibili tagli all’istruzione, e le chiusure scolastiche forzate in tempo di pandemia hanno provocato gravi ripercussioni che rischiano di protrarsi ineluttabilmente sul lungo periodo. E il sistema scolastico mostra un certo grado di resistenza al cambiamento sempre più rapido, alimentato dalle esigue risorse destinate alla pubblica istruzione.

Le manovre tanto attese del PNRR (Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza) in ambito di istruzione e ricerca, che puntano allo stanziamento di 19,44 miliardi di euro per il potenziamento dell’offerta dei servizi di istruzione (dagli asili nido alle università), potrebbero non essere sufficienti o sufficientemente mirate al fine di riabilitare il sistema d’istruzione inevitabilmente annesso alla dimensione professionale di un paese. Il grande assente nella lista degli interventi è la premura in direzione di un sostegno psicologico che inizia a rendersi sempre più necessario.

L’istruzione, un problema italiano

Secondo dati ISTAT il livello di istruzione in Italia e il livello di partecipazione alla formazione risultano inferiori rispetto alla media europea. Il gap tra il livello di istruzione italiano ed europeo resta coerente negli anni mantenendosi ampio. Da anni una delle priorità dell’Unione europea è la riduzione dell’abbandono scolastico della quale si riscontrano gravi ripercussioni sulla vita dei giovani e sulla società. La quota di giovani che nel 2020 ha abbandonato gli studi precocemente è pari al 13,1%. Nonostante i progressi compiuti sul fronte dell’abbandono scolastico, i dati italiani della quota di 18-24enni restano tra i più alti d’Europa.

Le medesime fonti evidenziamo come una delle principali cause di dispersione scolastica sia la condizione socio-economica della famiglia di origine. Il 22,7% dei casi di abbandono riguarda i giovani i cui genitori hanno come titolo di studio quello della terza media, invece solo nel 2,3% dei giovani i cui genitori possiedono una laurea. Gli abbandoni risultano più frequenti nel caso in cui i genitori esercitino una professione non qualificata o non lavorano. Mentre negli adulti il livello di partecipazione alla formazione è inferiore rispetto alla media europea.

Concludendo

Tutt’altro che controproducente sarebbe invece accogliere i segnali che l’odierna società tenta di mandare. Riservare un occhio di riguardo nei confronti del sistema scolastico in quanto ambiente competitivo fonte di malesseri per un numero sempre crescente di studenti in età sempre più precoce. Uscire dalla logica esasperata della “nullafacenza” come stile di vita del giovane e indagare piuttosto la radice di un contesto di decadimento e in rapida evoluzione. Umanizzare gli individui che assomigliano sempre più a sterili pedine di un gioco destinato al fallimento.

 

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