Peppino Impastato copertina libro

Peppino Impastato: lo sguardo di sua madre

Italia degli Anni di Piombo: da Cinisi, un piccolo paesino in provincia di Palermo, inizia a diventare sempre più forte la voce di un uomo.

Un militante di Democrazia Proletaria che decide di fondare «Radio Aut»: un’emittente libera e autofinanziata con la quale si denunciava e sbeffeggiava Cosa Nostra.

Piano piano, quest’uomo inizia ad attirare sempre più l’attenzione del pubblico fino a che, un giorno, la mafia decide di agire. 

Il 9 maggio 1978 la mafia ruba la sua vita. Il 9 maggio 1978 la mafia uccide Peppino Impastato.

Sono passati 45 anni da quella morte, eppure il ricordo dell’attivista siciliano è ancora vivo, tanto che, nel luglio del 2021, Navarra Editore ha pubblicato un libro molto particolare intitolato Io, Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato.

Il mistero della morte di Peppino Impastato

9 maggio del ’78.

Una data difficile da digerire, che sicuramente i nostri lettori più adulti ricorderanno bene, non solo per la morte di Impastato ma anche per ciò che è successo dopo.

In quel periodo, Peppino era candidato nelle liste di Democrazia Proletaria.

Dopo numerose minacce, a pochi giorni dal voto, Peppino viene rapito e il suo corpo posizionato sui binari della ferrovia Trapani – Palermo.

Viene fatto saltare in aria, con un carica di tritolo, per inscenare un suicidio.

Accanto al suo cadavere, viene lasciato un biglietto con su scritto <<voglio abbandonare la politica e la vita>>.

Le spiegazioni di questa morte, a detta dei carabinieri e del magistrato, appaiono subito chiare: o si tratta di un tentativo di atto terroristico, o di un suicidio.

La pista mafiosa viene immediatamente scartata: dello zampino di Cosa Nostra, assolutamente no, non sembra esserci traccia.

La morte di Peppino, inoltre, viene oscurata da un altro evento: il ritrovamento a Roma, lo stesso giorno, del cadavere di Aldo Moro, brutalmente ucciso dalle Brigate Rosse.

Il caso Impastato passa così in secondo piano ma la madre di Peppino, Felicia e il fratello, Giovanni, continuano a combattere strenuamente. Fino a che, finalmente, nel 2002 si arriva al maxiprocesso e il responsabile dell’omicidio viene trovato. Gaetano Badalamenti, il boss, a Cinisi, di Cosa Nostra, viene condannato all’ergastolo. 

Letteratura per ricordare Peppino

Peppino Impastato copertina libro

Il percorso che si è dovuto fare per ottenere verità e giustizia è stato molto lungo, intenso e sicuramente travagliato.

Figura emblematica per il raggiungimento di questo traguardo, come abbiamo già detto, è la madre: Felicia Barlotta che, dopo alcuni giorni dalla morte di Peppino, decide di costituirsi parte civile ed ignorare tutte le persone che le dicevano di non appellarsi alla legge, di non parlare con i giornalisti, di ignorare le cosa.

Ma lei era determinata, correva verso un obiettivo: avere giustizia. 

Subito dopo l’omicidio, Felicia si rende disponibile a tutti coloro che volevano conoscere più a fondo la storia di Peppino: apre le porte della sua casa per cercare di diffondere la verità.

Lei stessa spiegava:

Mi piace parlarci, perché la cosa di mio figlio si allarga, capiscono che cosa significa la mafia. E ne vengono, e con tanto piacere per quelli che vengono! Loro si immaginano: ‘Questa è siciliana e tiene la bocca chiusa’. Invece no. Io devo difendere mio figlio, politicamente, lo devo difendere. Mio figlio non era un terrorista. Lottava per cose giuste e precise. Glielo diceva in faccia a suo padre: ‘Mi fanno schifo, ribrezzo, non li sopporto. Fanno abusi, si approfittano di tutti, al Municipio comandano loro’. Si fece ammazzare per non sopportare tutto questo.

Questo suo forte attivismo sfocia in un libroInfatti, nell’estate del 2002, Felicia si racconta a due giovani attivisti: Angelo Sicilia e Mari Albanese, tra gli animatori del primo Forum Sociale Antimafia di Cinisi.

Da queste confessioni nasce Io, Felicia. Conversazioni con la madre di Peppino Impastato: una raccolta di conversazioni, intime e toccanti, un libro-intervista in cui Felicia si mette a nudo e ci dona tanti dettagli, ripercorrendo ogni aspetto della vita di Peppino.

Il libro riesce, dunque, a disegnare un quadro chiarissimo dell’attivista siciliano. Nel libro troviamo il suo carattere, la sua famiglia, la formazione. Il coraggio che ha contraddistinto lui e la madre ma, soprattutto, tutti quei gesti che hanno colpito nel profondo i mafiosi di Cinisi. Peppino e la madre, con la loro audacia e con la loro forza, hanno mosso i primi passi per creare una comunità locale in lotta contro Cosa Nostra. 

Una nuova prospettiva

La particolarità dell’opera è che non si tratta di una mera ricostruzione storica. È molto di più: è un viaggio. Non si tratta solo di leggere delle informazioni sull’attività di Peppino, si tratta di calarsi all’interno dell’anima di sua madre e di guardare la situazione attraverso i suoi occhi. Gli autori dell’opera hanno dato una possibilità ai lettori: vivere di nuovo il caso Impastato, ma da un altro punto di vista. Infatti, la narrazione inizia molto prima della nascita di Peppino: leggiamo anche la storia di Felicia stessa, caratterizzata da un incredibile coraggio che, poi, ha tramandato al figlio.

Felicia è morta nel 2004 all’età di 88 anni, dopo aver lottato per tutta la vita, diventando simbolo di coraggio, forza, temperanza, resilienza.

Ancora oggi, conserviamo il suo ricordo: la memoria di una donna che non si è piegata mai al silenzio, anche quando parlare era pericoloso e che ha sempre cercato di insegnare a tenere <<la testa alta e la schiena dritta>>.

 


 

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