Le auto elettriche e la green mobility

Auto elettriche: il futuro green della mobilità?

Approvate in via definitiva cinque nuove direttive nel “Fit for 55. Dopo numerose proteste a seguito dell’annuncio del blocco della vendita di auto a diesel e a benzina il Parlamento Europeo sta mettendo in atto nuove direttive per ridurre le emissioni di gas serra. Ma cosa succederebbe se, dal 2035, si potessero vendere solo auto elettriche? Facciamo un po’ di chiarezza a riguardo.

Il Fit for 55 in breve 

Il 12 e il 13 dicembre 2019 il Consiglio europeo approva la proposta di raggiungere la neutralità climatica entro il 2050.

Tre anni dopo, il 19 dicembre del 2022, tutti gli Stati membri concordano le nuove normative, facendo il primo vero passo per contrastare il cambiamento climatico. Viene quindi prodotto il “Fit for 55“, un testo contenente tutte le azioni necessarie per raggiungere una riduzione netta di gas a effetto serra del 55%.

Tra i vari punti che compongono il pacchetto, quello che ha destato più attenzione è riferito alle auto elettriche, che prevede una transizione totale entro il 2035. A esso si affiancano, tra i numerosi, accorgimenti sull’uso del suolo e della silvicoltura e una tassazione dell’energia.

Il parlamento di Strasburgo, al momento della votazione sull’approvazione della transizione alle auto elettriche, ha visto un totale di 640 voti suddivisi in 340 favorevoli, 279 contrari e 21 astenuti. Nonostante la proposta sembri essere stata accettata dalla maggioranza, è prevista una revisione della stessa nel 2026 per capire se effettivamente l’Unione Europea sia in grado di compiere la transizione nei tempi previsti.

Oltre a ciò, l’Unione si impegna a redigere un report biennale per studiare l’efficacia di tale normativa. Ma perché l’unica disposizione balzata subito agli occhi dei cittadini è quella della transizione alle auto ecologiche?

Il settore automotive in Italia e in Europa

Il settore automotive è uno dei più grandi in Europa: conta oltre 12 milioni di lavoratori e, come evidenzia anche il grafico, quasi 170 mila solo in Italia.

In Italia questo settore vale quasi il 10% del PIL e, di conseguenza, è necessario che continui a rispondere positivamente ai nuovi trend di mercato, riorganizzandosi per rimanere competitiva. A questo proposito, la proposta di transizione alle auto elettriche risulta per l’Italia quanto mai sfidante, soprattutto a causa delle tempistiche strette.

Alcuni produttori italiani lamentano il fatto che le linee produttive non siano pronte per un passaggio diretto alle auto elettriche, in particolare a causa del basso numero di colonnine di ricarica presenti sul suolo italiano. Per quanto l’Italia non si trovi effettivamente a buon punto a riguardo, come è consultabile dai dati della Modus, va specificato che questa transizione potrebbe portare diversi effetti positivi.

Negli ultimi mesi sono stati numerosi i titoli allarmistici ad attenzionare il rischio di perdita di posti di lavoro, stimati a 60 mila solo in Italia. In ogni caso, l’Unione Europea ha inserito delle clausole alla normativa, tra cui quella che prevede che le case automobilistiche che producono meno di 9000 pezzi all’anno avranno un anno di deroga (fino all’1 gennaio 2036), mentre quelle che ne producono un numero inferiore a mille saranno totalmente esentate. L’Unione Europea ha deciso di accogliere l’emendamento proprio per evitare danni irrecuperabili ad alcune delle case automobilistiche della “Motor Valley italiana”, come Maserati, Ferrari e Lamborghini.

Tirando le somme, per quanto a primo acchito la proposta dell’UE possa sembrare rischiosa, da un’analisi più attenta possono emergere diversi punti a favore. Il settore delle auto elettriche sarà presto in grado di aprire a nuovi modelli di business che, nel medio periodo, saranno in grado di fornire numerosi nuovi posti di lavoro.

L’Italia: un Paese dubbioso

Alla luce di quanto detto finora, era plausibile che il governo Meloni si dimostrasse reticente a riguardo. In particolare, il Ministro per le Imprese e il Made in Italy Adolfo Urso ritiene che l’Italia si trovi attualmente in una posizione di svantaggio rispetto ad altri Stati europei, essendo indietro sia in termini di infrastrutture che di mercato. Il mercato delle auto elettriche in Italia, infatti, è ancora un mercato di nicchia, che ad oggi copre solo il 3,7% del totale italiano. Secondo Motus-E, questa posizione di svantaggio dell’Italia rispetto ad altri Stati europei – come la Francia o la Germania, può essere dovuta in parte a una carenza organizzativa sul lato delle politiche incentivanti.

Le opinioni contrarie, inoltre, vedono negativamente la necessità dell’Italia e di molti altri Stati dell’Unione di rivolgersi alla Cina per la produzione delle batterie al litio necessarie per le auto elettriche. Va infatti specificato che la Cina produce quasi l’80% delle batterie agli ioni di litio mentre gli Stati Uniti, la Polonia, la Corea del Sud e la Germania si spartiscono il restante 20%. Questo spiegherebbe l’avversione dell’attuale governo nei confronti della proposta europea, che porterebbe molti Stati dell’Unione a dipendere dal mercato cinese.

Le colonnine di ricarica: un problema concreto

Oltre a ciò, viene guardato con diffidenza il numero di colonnine di ricarica attualmente presenti sul suolo italiano, che ammonta a circa 37mila unità, di cui quasi il 60% si trova nel Nord Italia.

Nonostante sia evidente una disparità di installazioni tra il nord e il centro-sud Italia, l’opposizione composta da PD, 5 Stelle e Italia Viva vede nella mobilità green un’opportunità per il nostro Paese. Infatti, come è possibile vedere dal report redatto dalla Commissione Europea, nell’ultimo quadrimestre del 2022 si è iniziata a vedere una crescita costante di punti di ricarica AC (Corrente Alternata) e DC (Corrente Diretta) che si aggira intorno al 20%.

Tenendo i dati alla mano, è inoltre possibile notare come l’86% del territorio italiano sia in grado di fornire almeno un punto di ricarica, sia esso AC o DC, in un raggio di 10km. Questo dato cresce esponenzialmente nel momento in cui ci si avvicina ai centri urbani, dove il numero di colonnine può toccare i 600 sempre nel raggio di 10km.

Cosa ci dobbiamo aspettare?

Oltre a problematiche di tipo strettamente logistico, le voci contrarie non vedono nella mobilitazione green un passo fondamentale per l’abbassamento dei livelli di gas serra. Si crede infatti che accorgimenti in termini di architettura urbana nelle grandi città o una maggiore attenzione nell’agricoltura possa essere sufficiente.

Va comunque ricordato che l’impatto ambientale di un’auto dipende non solo dalle emissioni di CO2 di quest’ultima, ma da tutto il ciclo di produzione. Per questo, numerosi studi hanno tentato di comprendere se l’impatto ambientale di un’auto endotermica fosse maggiore o uguale a quello di un’auto elettrica. Ad oggi non si è trovata una risposta omnicomprensiva ma risulta che l’impatto ambientale delle auto elettriche sia del 30% inferiore rispetto a quello di un’automobile endotermica.

Il futuro green della mobilità?

Quindi, le auto elettriche possono considerarsi il futuro green della mobilità? La transizione ecologica è una scelta fondamentale per contrastare la crisi climatica e, per questo, è giusto che l’Europa si impegni ad apportare cambiamenti significativi in tempi brevi.

Il caso dell’Italia, però, è diverso da quello di altri Stati europei, essendo a tutti gli effetti un paese che necessita di interventi rapidi ed efficaci. A oggi, però, il governo italiano risulta molto convinto nella sua opposizione alla transizione alle auto elettriche, avendo portato ad uno slittamento del voto UE sullo stop ai motori endotermici grazie al voto contrario espresso nella giornata dello scorso 3 marzo.

 

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