Aragoste, Champagne, Picnic e… Altre Cose Sopravvalutate

Aragoste, Champagne, Picnic e Altre Cose Sopravvalutate. L’autore Tv, giornalista e autore Arnaldo Greco ha curato questa nuova e freschissima antologia di racconti targata «Einaudi» (2023). Partendo da una nota citazione del giornalista Cristopher Hitchens secondo cui Le quattro cose più sopravvalutate nella vita sono lo champagne, l’aragosta, il sesso anale e i picnic”, Arnaldo Greco trae la sua idea di redigere una “lista” di cose sopravvalutate affidandosi a diversi autrici ed autori.

Sedici autrici ed autori, un testo ciascuno, per un’antologia di cose sopravvalutate. Alcuni tra gli intellettuali interpellati hanno scelto la strada del racconto, altri quella del saggio breve, altri ancora hanno manifestato le proprie idiosincrasie. Il risultato è un libro molto variegato, dalle diverse sfaccettature.

Il risultato è sicuramente divertente, stravagante, ma possiede anche la capacità di trasportarti, attraverso le sedici penne, da un contesto ilare e giocoso ad una riflessione intimistica e rivelatrice. L’insieme di queste penne e l’insieme degli ingredienti proposti da ciascuno, dà vita ad un quadro dalle molte e gradevoli tinte di colore.

Autrici e autori

Alla semplice domanda del curatore Arnaldo Greco, “Cosa è sopravvalutato?”, le nove autrici e i sette autori interpellati hanno risposto nei modi più diversi. Le penne hanno cavalcato su risposte anche potenzialmente scomode per il pubblico ampio, generalista. Non mancano dettagliate analisi, critiche e accuse. Non si è scelta mai, neanche per le tematiche più comode, la strada più sicura.

Gli autori hanno avuto carta bianca, ci tiene a specificare Arnaldo Greco e questo è anche più interessante. Nonostante, infatti, sia stata lasciata completa libertà a ciascun autore, sia per quanto riguarda la forma che il contenuto, nessuno di questi si è voluto tirare indietro.

Non tutti i testi comunque devono (e vogliono, specialmente) essere provocatori, anche perché, scrive Jennifer Guerra, le provocazioni sono sopravvalutate.

Aragoste, Champagne, Picnic e altre cose sopravvalutate, secondo le autrici e gli autori

I viaggi, le vacanze. Perdere qualcosa o qualcuno. Il blocco dello scrittore. I maschi. Partecipazione. La prima volta. Dio. Il primo amore. La montagna. La cucina italiana. Le provocazioni. I regali. Ebbrezza. Essere produttivi. Viaggiare. La sopravvalutazione. Questi sono i temi scelti dagli autori. I titoli delle diverse sezioni in cui è divisa la nuova antologia «Einaudi».

Ognuna di queste tematiche è stata eviscerata in perfetta forma da ogni autore. Dal racconto, al saggio breve, alle proprie esperienze vissute, fino a provocazioni pungenti. Alcune sono, appunto, più comode, altre sicuramente meno. Leggere alcuni di questi titoli ha già probabilmente fatto storcere il naso a qualcuno.

I viaggi, le vacanze, Dio, ma soprattutto la cucina italiana: sopravvalutati?! Sì.

Quindi, cosa è sopravvalutato?

Molte riflessioni, che accompagnano i testi, sono davvero rivelatrici. Perdere qualcosa o perdere qualcuno, ad esempio, in alcune circostanze della vita può sembrarci un evento insuperabile. È uno sconforto senza eguali, specialmente in periodi della vita particolarmente sensibili.

In adolescenza, il primissimo amore sembra l’unica cosa importante. Il primo amore sembra già anche l’ultimo, quello che sarà l’unico, “per sempre”. Perdere qualcosa o qualcuno è un passaggio connaturato alla vita umana, è sopravvalutato soffrirne eccessivamente.

Anche il primo amore è – quasi – sempre destinato a finire. Spesso destinato a interrompersi anche dopo pochi mesi. È sopravvalutato il primo amore. Si è giovani, inesperti, quasi mai abbastanza pronti per sostenere una relazione. Specialmente la prima relazione, con tutte le complicazioni che si aggiungono in quanto primissima volta accanto a una persona, di fatto sconosciuta. Non è sufficiente un’intera vita per conoscere una persona, ancor meno ovviamente qualche mese o settimana di frequentazione quando si hanno diciotto/vent’anni. L’importanza che si dà ad una perdita è sopravvalutata, ed anche l’importanza che si affibbia alla prima relazione. In questo senso, Alessandro Baricco con il suo saggio breve e Gaia Manzini con il suo racconto, rovesciano con grande precisione il peso stereotipato di una relazione, la prima, considerata “la più importante”, e il peso di una separazione e della perdita.

Ma non solo, tantissime cose sono sopravvalutate.

Altre cose sopravvalutate

In Aragoste, Champagne, Picnic e Altre Cose Sopravvalutate si parla anche di viaggi e vacanze: per Francesco Piccolo sono queste le cose sopravvalutate. Chi viaggia sta scappando, continuamente, da un qualcosa da cui non può scappare. Ovunque ci si rechi, si portano con sé il proprio lavoro, la propria quotidianità insieme alle paure, le ansie e le preoccupazioni. Cose da cui non si può scappare, si può viaggiare per interromperne momentaneamente il flusso di pensiero, ma loro, ansie, paure, timori e preoccupazioni, ti aspettano sull’uscio di casa. Quindi, perché scappare e rimandare? Affrontare tutto è l’unica soluzione per liberarsene. Viaggiare è sopravvalutato, così ne scrive anche Alessandro Gori.

La cucina italiana, invece, per Guia Soncini, è la cosa sopravvalutata. Tradizione culinaria impeccabile quella italiana, certamente, ma troppo osannata. Non è l’unica e probabilmente neanche la migliore al mondo. Eppure, fino ancora a pochi anni fa era l’unica proposta culinaria in Italia. Persino a Roma e Milano, che sono le città italiane più grandi, ed anche tra le città più grandi al mondo: ebbene, solo fino a pochi anni fa non vi erano proposte culinarie alternative. E questo, secondo Guia Soncini è esemplificativo della morbosa affezione che l’Italia, e l’italiano, hanno per il cibo italiano. Cibo italiano che resta di sublime qualità, ovviamente, ma questo non preclude l’apertura ad altre culture culinarie che possono essere altrettanto interessanti (se non anche di più).

La stessa inutile sacralizzazione del cibo nostrano colpisce anche i ristoranti di cucina italiana all’estero. Tra Fettuccine Alfredo, carbonare con la panna, pizze con il ketchup e altre “mostruosità”, si urli allo scandalo immediato! La risposta è molto più banale, non si tratta di eresie ma di abitudini. Le persone sparse per il mondo sono abituate a mangiare diversamente. Negli Stati Uniti, in Inghilterra, in Francia, o in qualunque altro paese le persone sono abituate a una cucina italiana diversa. Migliore/peggiore? Sicuramente peggiore, ma soltanto in riferimento al nostro palato, che è abituato diversamente. I ristoranti di cucina – eretica!– italiana non fanno altro che accontentare i propri clienti, come tutti i ristoranti fanno o dovrebbero. E per la cronaca, probabilmente anche il cibo giapponese che in Italia siamo abituati a consumare settimanalmente, in Giappone non esiste.

Ma in realtà, alla fine, ogni cosa è sopravvalutata…

Chiude la brillante antologia, un testo di Nadia Terranova. Dopo aver stilato una “lista” di cose sopravvalutate, più o meno condivisibili a seconda del lettore, l’autrice pone una questione rilevante. Non è che abbiamo sopravvalutato la stessa sopravvalutazione? Un’intera opera sulla sopravvalutazione, sicuramente è stata sopravvalutata anche lei.

Perché, come scrive Arnaldo Greco, “in fondo, esclusi i bisogni primari, ogni cosa è sopravvalutata.” 

 

 


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