I concorsi di bellezza nel 2023: cosa è cambiato?

Gina Lollobrigida, Sophia Loren, Simona Ventura, Cristina Chiabotto sono solo alcune della vincitrici del titolo di reginetta di Miss Italia, il concorso di bellezza più importante del Paese e trampolino di lancio per la carriera di molte giovani ragazze. L’ultima vincitrice che è diventata un’attrice apprezzata è stata Miriam Leone, reginetta del 2008. Negli ultimi anni l’attenzione verso questo evento è scemata sempre più: la finale del 2018, ad esempio, ha raggiunto solo 4.9% di share mentre la semifinale il 2%.

Quest’anno però Miss Italia dovrebbe fare ritorno su Rai 1, dopo dieci anni dalla cancellazione dal palinsesto nel 2013. Da quell’anno al 2018 il concorso è stato trasmesso su La7 mentre le ultime edizioni solo in diretta streaming, a testimonianza dallo scarso interesse degli italiani. Il dibattito pubblico circa i concorsi di bellezza è acceso e molti si interrogano sul senso di tali eventi nell’epoca contemporanea, tuttavia, mentre in alcuni Paesi come l’Italia l’attrazione cala, in altri, come Stati Uniti o Francia, l’interesse è molto alto e non accenna a diminuire.

I concorsi di bellezza al passo con i tempi

I concorsi di bellezza, negli ultimi tempi, stanno cercando di diventare più inclusivi e aprire le loro porte a diverse categorie di donne dal punto di vista sociale, etnico e di orientamento sessuale. Si cerca di stare al passo con i tempi in un’epoca in cui c’è particolare attenzione alla sensibilizzazione di temi come il bodyshaming, il femminismo e l’emancipazione.

Finora, ad esempio, le partecipanti di Miss France dovevano avere certi requisiti: altezza minima di 170 cm, età compresa tra i 18 e i 24 anni, nubili e senza figli. Nella sua epoca “progressista” è stato deciso di eliminare il limite massimo di età e di permettere anche a madri e donne sposate di candidarsi. Dall’edizione del 2023 anche il concorso di Miss Universo permetterà a queste due categorie di competere perché, come ha dichiarato l’organizzazione,  “le donne dovrebbero avere il potere di agire sulle loro vite e le decisioni personali di un essere umano non devono più essere un ostacolo al suo successo“.

L’inclusività e i nuovi regolamenti

Le prime modifiche ai regolamenti sono avvenute nel 2017 quando Mikayla Holmgren, una ragazza con la sindrome di down è stata ammessa alla gara di Miss Minnesota e Miss USA. Nel 2018 Angela Poms fu la prima transgender a competere per il titolo di Miss Universo così come Kataluna Enriquez che nel 2021 gareggiò per Miss USA. L’anno successivo due ragazze omosessuali furono accettate a prendere parte a Miss Italia e a Miss Mondo Italia. Gli ultimi aggiornamenti ai regolamenti sono stati fatti da Sudafrica e Francia che dal 2023 permettono alle donne transessuali di aspirare al titolo di reginette dei rispettivi Paesi. In Francia è anche possibili sfoggiare tatuaggi visibili durante la sfilata, il che era assolutamente vietato nelle edizioni passate.

Nel 2018 una studentessa di giurisprudenza di vent’anni ha sfilato per la prima volta con l’hijab, il velo indossato dalle donne musulmane. Sara Iftekhar è stata una finalista di Miss England e la sua scelta ha scatenato diversi dibattiti soprattutto online. Le donne musulmane esaltano questa decisione: vedere una concorrente sfilare con il velo è la dimostrazione di come la comunità musulmana faccia innegabilmente parte del tessuto sociale britannico e quindi è anche un simbolo forte di inclusione.

“Ognuno è bello a modo suo, a prescindere dal peso, dalle origini, dal colore della pelle o dalla forma fisica”, con queste parole Sara Iftekhar spiega la scelta di sfilare con l’hijab per sfoggiare non solo la sua bellezza ma anche la sua libertà di scelta e di culto.

Hanno senso i concorsi di bellezza nel 2023?

Tutte queste riflessioni su temi quali inclusività, emancipazione, libertà di espressione del proprio culto o del proprio orientamento sessuale sarebbero perfettamente condivisibili da tutti se non si svolgessero all’interno di un contesto come i concorsi di bellezza.

Il dibattito pubblico si accende quando si evidenzia tale contrasto: i concorsi di bellezza sono figli di un passato pre femminista e patriarcale, in cui le donne sono giudicate sono in base all’aspetto fisico, oppure risaltano anche i loro talenti, la loro cultura generale e permettono di sensibilizzare tematiche importanti?

Al centro del giudizio pubblico

La questione più problematica riguarda non tanto i requisiti antiquati di selezione ma le reazioni, i commenti e i giudizi, soprattutto online, che gli spettatori si credono in diritto di elargire. Nel 2021, la reginetta di Miss France April Benayoum, ad esempio, dopo aver dichiarato di essere figlia di madre serbo-croata e papà italo-israeliano, è stata vittima da un’ondata di odio antisemita, minacce di violenza fisica e aggressioni verbale.

I concorsi di bellezza sono l’emblema dell’esposizione al giudizio pubblico e le partecipanti vengono messe al vaglio di ogni dettaglio fisico e non solo per la corsa alla “coroncina” e alla perfezione. Oltre alla semplice sfilata i giudici testano anche il livello di cultura generale, le capacità di canto, danza e recitazione che spesso possono sfociare in gaffe che rendono le ragazze ancora più vulnerabili e al centro del gossip del momento.

I tentativi di rebranding arrivano da tutte le organizzazioni, Miss Italia compreso, che fanno molta leva sul tema del body positivity, includendo diversi tipi di concorrenti tra cui madri, ragazze curvy, disabili o di origini straniere anche se quando vinse la prima miss non caucasica nel 1996, Denny Mendez, si sentivano i fischi provenire dal pubblico.

La denuncia a Miss France

In Francia l’associazione femminista Osez le féminisme! ha avviato un procedimento davanti al tribunale del lavoro ai danni del concorso Miss France, accusando l’organizzazione di essere sessista e discriminatoria. Nonostante le modifiche ai regolamenti per sembrare più inclusivi, che secondo l’associazione sono “solo una mano di vernice bianca su un muro ammuffito”, i criteri di misurazione fisica rimangono invariati, ad esempio è ancora richiesta l’altezza minima di 170 cm, le candidate non devono bere né fumare, devono avere sempre un comportamento elegante, non possono fare ironia su temi politici e non devono avere tatuaggi più grandi di tre centimetri.

Il tribunale dei probiviri di Bobigny, alle porte di Parigi, ha respinto le accuse perché, secondo loro, il concorso di Miss France non viola il codice del lavoro con norme discriminatorie. L’associazione femminista, dal canto suo, ha dichiarato di star valutando l’opzione di fare ricorso in appello per continuare la loro battaglia prendendo atto di “una decisione intollerabile che fa perdurare un processo di selezione discriminatorio e illegale .

 

FONTI

ElPaìs.com

TheVision.com

Elle.com

Internazionale.it

 

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