Kandinskij e il rapporto con la musica

Chi è Vasilij Kandinskij?

Vasilij Vasil’evič Kandinskij nasce a Mosca nel 1866. Il suo interesse per l’arte si manifesta fin dalla giovane età, preceduto  però da un altro amore: quello per la musica. Infatti la zia Elizabeth gli trasmette la dedizione per l’arte in tutte le sue forme, e il piccolo Vasilij suona fin da bambino il violoncello e il pianoforte. A tredici anni gli viene regalato un cofanetto di acquerelli ed ecco a partire da quando si sviluppa il suo interesse, sempre crescente, per l’arte, che culmina il giorno in cui viene a contatto con I covoni di Monet durante una mostra. Quest’opera, che rappresenta dei covoni di paglia in un campo di grano al tramonto, lo lascia senza fiato e lo porta a frequentare un’accademia d’arte per approfondire l’utilizzo del colore sulla tela. Ma le lezioni presto annoiano Vasilij, che cerca nuovi stimoli attraverso viaggi in Europa fino a stabilirsi in un paesino di campagna nei pressi di Parigi con la sua compagna, Gabrielle. Qui si interroga su nuovi modi di concepire la realtà intorno a sé, concentrandosi non tanto sulla rappresentazione fedele di ciò che lo circonda ma piuttosto sul far fuoriuscire quello che sente e imprimerlo su tela.

Claude Monet, Covoni, 1890, Olio su tela

 

Franz Marc e Il cavaliere azzurro 

Nel 1911 Kandinskij e il suo amico Franz Marc decidono di fondare il gruppo Der Blaue Reiter, Il cavaliere azzurro. Marc e Kandinskij sono affiatati e complici riguardo il fine ultimo dell’arte, fatto questo che permette la nascita del movimento e del rispettivo giornale. Il nome del gruppo dipende da alcune opere di Kandinskij di quel periodo, rappresentanti diversi cavalieri, mentre il colore blu deriva dalla convinzione di Marc sul fatto di essere il colore più puro in assoluto, il colore della spiritualità. Non a caso entrambi ritengono che lo scopo della ricerca artistica sia il rinnovamento dello spirito.

Il gruppo, a cui aderiscono altri famosi pittori quale August Macke e Paul Klee, si fonda sul cosmopolitismo e sul non rimanere ancorati alla cultura di un’unica nazione, sull’attribuzione di un valore simbolico ai colori e sulla lotta contro il naturalismo, e infine su una trasversalità delle tecniche artistiche che porta Kandinskij all’associazione con la musica.

 

L’astrazione musicale  

Nel giornale de Il cavaliere azzurro Kandinskij pubblica un saggio, Sulla composizione scenica, in cui espone la sua teoria della sintesi delle arti in maniera ancora più compiuta. Parla de Il suono giallo, concetto che racchiude in sé suono, danza e colore, una triade di arti e percezioni che si compenetrano per dare vita a una sensazione nuova e nota allo stesso tempo, mai compiutamente espresso dal punto di vista teorico ma provata dall’alba dei tempi.

Il pittore affronta in particolare la questione riguardante il progresso dell’arte musicale in una direzione che, a partire da Wagner arriva, attraverso Debussy, a Schönberg, il quale

ci introduce in un nuovo regno, dove le esperienze musicali non sono acustiche bensì puramente psichiche, e dove ha inizio la musica del futuro.

Kandinskij critica invece Wagner, nonostante lo adori, in quanto il suo dramma musicale è basato sulla giustapposizione di musica, parola e scena, dove la musica è subordinata al testo e la pittura non trova un suo spazio ben definito nell’opera ma viene semplicemente relegata nella scenografia. Kandinskij non è d’accordo, vuole enfatizzare il concetto appoggiandosi a teorie precedenti che possano conferire maggiore validità alla sua ricerca di commistione delle arti. Tra esse spicca la teosofia, dottrina filosofica che fa riferimento alla capacità di un individuo di “vedere” immagini prodotte dai suoni. In riferimento a questa idea, poi, Kandinskij parla di una vibrazione prodotta dalla consonanza dell’anima con il suono del cosmo.

Da Wagner a Schönberg

L’amore per la musica di Kandinskij parte però da Wagner, e dunque è importante sottolineare in cosa il pittore russo veda il genio del compositore tedesco. Wagner è creatore di una melodia infinita, come viene spesso definita, a cui Kandinskij si avvicina attraverso l’immersione nell’infinità del cosmo, attraverso

la cattura dello spettatore in un dinamismo che non ha un principio e una fine, né punti di riferimento nello spazio e nel tempo.

E allora da dove arriva il punto di rottura? Kandinskij compie questa ricerca in modo consapevole, Wagner arriva per vie traverse e solo parzialmente dal momento in cui musica, testo e immagini forniscono spunti a sé stanti e generanti al massimo associazioni logiche, ma non sensazioni primordiali come vorrebbe Kandinskij.

Inoltre, questa ricerca di un’armonia universale da parte di Kandinskij si discosta dalla struttura dei suoi quadri. Essi spesso consistono in colori accostati contro ogni noto principio di armonia, proprio a generare delle consapevoli dissonanze. In Impressione III (concerto), per esempio, non si può parlare di disegno, ma di strisce nere che sono anch’esse macchie di colore e che sono attraversate da colori diversi; così come non si può parlare di abolizione della linea, perché con il pennello il colore si assottiglia fino a veri e propri tracciati. Questa assenza di divisione tra linee e colori si avvicina a quella tra melodia e armonia delle composizioni di Schönberg.

Vasilij Vasil’evič Kandinskij, Impressione III (concerto), 1911, Olio su tela

Il viaggio è compiuto

Il quadro appena citato viene infatti creato, non a caso, dopo l’impressione destata in lui dal primo concerto di Schönberg, tenuto il 1° gennaio 1911 all’Odeon di Monaco. Il giallo corrisponde alla massima sonorità che, come si è accennato nel paragrafo L’astrazione musicale, viene associata da Kandinskij al colore giallo; mentre il nero corrisponde al silenzio, il quale

può essere rappresentato musicalmente come una pausa conclusiva, dopo la quale un’eventuale prosecuzione si presenta come l’inizio di un nuovo mondo, poiché ciò che è stato concluso da questa pausa è per sempre finito, compiuto.

Il dipinto cerca di creare un’associazione con la novità dell’atonalità del musicista viennese. Con questa tecnica il compositore dà maggiore importanza all’effetto prodotto dai suoni piuttosto che alla loro appartenenza a un sistema tonale codificato, e Kandinskij trova in ciò un parallelo con la sua idea di raggiungere nuovi orizzonti attraverso dissonanze non consentite in precedenza. Il pittore percepisce dunque sempre di più la sua consonanza con questo compositore, ed ecco come finalmente sente di poter dare vita a una teoria combinatoria delle arti che trovi un riscontro diretto nelle opere degli artisti a lui contemporanei. Il viaggio è compiuto.

FONTI

Jolanda Nigro Covre, Kandinskij, 2012, Giunti Editore

Der Blaue Reiter, Il Cavaliere Azzurro – Artesplorando

 

 

 

 

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