George Orwell

George Orwell Senza un Soldo a Parigi e a Londra

C’erano dei tipi originali nell’albergo. I quartieri poveri di Parigi sono un punto di ritrovo per tipi originali, gente che, piombata in una solitudine al limite della follia, ha rinunciato alla normalità e al decoro. La povertà li esime dall’osservare una condotta comune, proprio come il denaro esime dal lavoro. Alcuni pensionanti del nostro albergo conducevano una vita oltremodo singolare. C’erano i Rougier, per esempio. Una vecchia coppia cenciosa di nani che esercitavano un commercio fuori dal comune: vendevano cartoline in boulevard Saint-Michel […] E c’era Henri, che lavorava nelle fogne. Era un uomo alto, malinconico, coi capelli ricci e un che di romantico, con quei suoi lunghi stivali da fognaiolo.

Per raccontare l’abisso devi prima esserci stato. George Orwell è sicuramente uno degli autori che ha conosciuto il fondo del barile, e da questo ne ha scrostato descrizioni meravigliose. La citazione appartiene al suo primo Lavoro, il suo romanzo d’esordio Senza un Soldo a Parigi e a Londra, pubblicato nel 1933.

Cenni biografici

Nonostante il contesto socio-economico familiare di George Orwell non possa sicuramente dirsi tragico, negli anni successivi egli toccò con mano la miseria. George Orwell, che è in realtà lo pseudonimo di Eric Arthur Blair, nacque a Motihari (in India) nel 1903. La sua famiglia, di origini scozzesi, apparteneva alla media borghesia, e il padre, in particolare, ricopriva il ruolo di funzionario dell’amministrazione britannica in India, l’Indian Civil Service.

Dopo appena un anno dalla sua nascita, Eric si trasferì nel Regno Unito, con la madre e le due sorelle. Conclusi gli anni delle scuole, durante i quali si dimostrò uno studente eccellente, abbandonò il College e la vita lo portò ad affacciarsi alla carriera militare e ovviamente a quella di grande scrittore.

A questo periodo risalgono infatti i suoi primi articoli da giornalista e anche le prime esperienze in prosa romanzesca.

Le prime esperienze, di vita, di scrittura

Le esperienze vissute da Eric Arthur Blair, in arte, George Orwell, furono di grande ispirazione per le sue opere. Se infatti il suo trascorso nel collegio cattolico Saint Cyprian School, lo ispirò per il saggio autobiografico Such, Such Were the Joys (1947), l’esperienza successiva dell’Eton College, ed in particolare il professor Aldous Huxley, lo ispirò per 1984. Allo stesso modo, il suo servizio durato cinque anni all’interno della Polizia Imperiale in Birmania ispirò Giorni in Birmania (1934), mentre il suo vissuto subìto successivo, lo fornì lo spunto per il suo romanzo d’esordio Senza un Soldo a Parigi e a Londra (1933), pubblicato in più netta contemporaneità con la sua stesura.

Abbandonata definitivamente la carriera militare in seguito a un infortunio occorsogli durante la Guerra Civile Spagnola, Orwell decise di dedicarsi completamente alla scrittura.

Senza un Soldo a Parigi e a Londra, l’esordio di George Orwell

Senza un Soldo a Parigi e a Londra è il racconto-resoconto dell’esperienza dell’autore, prima a Parigi e poi a Londra. Scrive Andrea Binelli, che ne ha curato l’introduzione per l’edizione «Oscar Mondadori», che l’opera in questione risulta sfuggente, con una struttura non semplice da definire, a metà tra il romanzo e la narrazione giornalistico- documentaria. Si tratta dunque delle due anime di George Orwell, quella di romanziere e quella di documentarista, che si ritrovano anche in altre sue opere, come Omaggio alla Catalogna o proprio nel già citato “Giorni in Birmania”.

George Orwell a Parigi e a Londra ha fatto esperienza della miseria. Ha documentato in quest’opera ciò che di più tremendo e disumano i suoi occhi hanno visto, con una struttura che può ricordare quella del reportage.

La narrazione dell’autore permette al lettore di scendere insieme a lui, sempre più in basso, su questa metaforica scala che rappresenta la stratificazione sociale. Ed in questo senso, dentro, ma anche fuori dalla metafora, George Orwell accompagna il lettore non solo ai piani più bassi, ma anche all’interno degli scantinati più remoti.

Il percorso seguìto nelle descrizioni racconta ben chiaramente la struttura delle città in cui si trova e come queste strutture siano strumenti di divisione sociale tra le persone.

Ed è per l’appunto in un piano interrato, che egli lavorerà per dieci settimane come lavapiatti per un albergo di lusso a Parigi.

A Parigi…

Queste descrizioni sono risultato di una penna dalla grande maestria, intrise di simbolismo. A Parigi infatti si ritroverà a lavorare in luoghi luridi, costellati di persone accomunate dall’estrema necessità di lavorare, sia pure per poche monete. In basso, quindi, molto in basso, tanto da essere interrati, quasi tutt’uno col terreno, stanno i disgraziati senza speranze, mentre in alto, poco più in alto, poggiano i piedi sul pavimento i gran signori. 

Uscendo dal grande albergo parigino con le sue simbologie dantesche, l’autore ci porta a vagare per la città di Parigi, entrando in contatto con una più ampia varietà umana. Orwell ci porta a conoscere la popolazione delle strade, tra venditori ambulanti, artigiani, truffatori, bohémiens dissoluti e balordi di ogni genere. La voce del protagonista ci conduce inoltre nelle bettole della città, nelle più infime pensioni e agli angoli delle strade. Grazie alla grande penna di George Orwell, possiamo sperimentare la vera fame provata dal protagonista, e anche la crudeltà delle disumane gerarchie sociali.

E a Londra

Esaurita l’esperienza parigina, il protagonista torna in patria, nel Regno Unito, a Londra. Anche qui la sua condizione non migliora: per una coincidenza di circostanze, è infatti costretto a vivere da randagio senzatetto. Il suo datore di lavoro è assente per alcune settimane e le risorse finanziarie di Parigi non sono sufficienti a mantenerlo.

Anche in questo caso, quindi, come durante il precedente soggiorno a Parigi, egli si trova a vive nel cuore pulsante della miseria, muovendosi negli antri più oscuri delle strade, anche di quelle più affollate, dove si annida un sottobosco sociale  popolato da malviventi e clochard che si struggono per un lavoro.

Come un artista si strugge per la fama.

George Orwell e la dignità degli ultimi

Molti sono gli autori che hanno provato a raccontare questo tipo di situazioni sociali disperate. Si pensi anche a Il Popolo dell’Abisso di Jack London, che presenta alcune similitudini con l’opera di George Orwell. Anche qui ci troviamo a Londra, nell’East End, ma trentuno anni prima, nel 1902. Anche quest’opera è un resoconto sulle condizioni della classe proletaria, in un quartiere in cui la miseria e la deprivazione sociale erano imperanti.

Al di là degli autori che hanno raccontato queste situazioni, l’opera di George Orwell, Senza un Soldo a Parigi e a Londra, resta un caposaldo assoluto nel suo genere.

A trent’anni, George Orwell esordì con quest’opera, insieme agli ultimi per restituire a questi la dignità.


 

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