“Tre piani”: un complesso intreccio di storie

Tre piani, è il penultimo lavoro alla regia di Nanni Moretti. Il film, nato da una produzione italiana e francese, è stato accolto al Festival di Cannes 2021 con una standing ovation di undici minuti ed è stato uno dei candidati in rappresentanza dell’Italia per ottenere la Palma d’oro, il massimo riconoscimento della manifestazione. Tre piani è arrivato al cinema presentando sul grande schermo una trama ben oltre il semplice intreccio di più realtà parallele.

Gli elementi salienti e la prima introduzione

Come si può ben intuire dal titolo, Tre piani racconta la storia di alcune famiglie, la cui quotidianità si svolge all’interno del medesimo palazzo. Ogni piccolo nucleo familiare ha una propria storia, all’inizio totalmente indipendente dalle altre. Dietro ciascun portoncino, le vite dei protagonisti scorrono senza nessuna correlazione, se non quella tipica che si costruisce tra persone che condividono lo stesso portone d’ingresso. L’evento che fa intrecciare una prima volta le loro esistenze viene descritto nei primi attimi del film, cogliendo di sorpresa lo spettatore. Senza conoscere nulla a proposito dei protagonisti, il pubblico si ritrova davanti Andrea (interpretato da Alessandro Sperduti), figlio di Dora (Margherita Buy) e Vittorio, che, a bordo della sua auto, investe una donna, per poi terminare la sua corsa sfondando una delle pareti del palazzo. 

Un ingresso brusco, in tutti i sensi, porta i protagonisti a confrontarsi: lo spettatore è ancora all’oscuro di qualsivoglia dettaglio, ma ancora per poco. Ben presto, ci si addentra nel fulcro vero e proprio della trama e velocemente, uno dopo l’altro, si conoscono i vari personaggi che si susseguiranno nel corso della storia, ognuno con il proprio ruolo.

Il secondo passaggio

Dopo questa prima introduzione e una presentazione sommaria dei personaggi, un altro evento dà il via definitivo allo sviluppo della trama. In una sera apparentemente tranquilla, Francesca, figlia di sette anni di Lucio (interpretato da Riccardo Scamarcio) si allontana da casa con il vicino, Renato, facendo inizialmente perdere le sue tracce. La vicenda si conclude in realtà in modo abbastanza sereno, ma questo basta per instillare in Lucio il desiderio, anzi l’ossessione, di conoscere tutta la verità riguardo a quanto successo tra Francesca e Renato, il cui rapporto agli occhi di Lucio non sembra più chiaro e limpido.

Terzo filone e genitorialità 

Ai primi due si aggiunge anche il terzo e ultimo filone, che vede protagoniste Monica (Alba Rohrwacher) e Beatrice, mamma e figlia neonata alle prese con il mostro della solitudine a causa di un marito e un padre troppo spesso lontano. Gli eventi che si sviluppano a partire da questi primi momenti portano i protagonisti a esplorare l’immenso tema della genitorialità, per cercare di riportare sullo schermo lo specchio della nostra realtà.

Le tre trame si sviluppano in maniera parallela e scoprono tre lati dell’essere genitori: genitore è chi farebbe di tutto per scoprire la verità e salvare la propria figlia, genitore è chi si ritrova combattuto e impotente nei confronti di un figlio colpevole e genitore è anche chi, per proteggere i propri figli, sacrifica la propria serenità e la propria esistenza. Tre sfumature diverse che si intrecciano a tematiche altrettanto importanti: essere genitori è un mestiere che non si insegna, ma che si apprende giorno dopo giorno, anche attraverso gli sbagli. Spesso proprio i figli diventano lo strumento grazie al quale è possibile comprendere i propri errori e cercare di riparare, cambiando rotta e dando una svolta alla propria vita.

Il cast corale e le novità 

Tre piani dipinge un insieme di temi complessi, in alcuni passaggi magari difficili da comprendere per lo spettatore, e lo fa attraverso un cast corale, un gruppo di attori e attrici che si scambia sullo schermo raccontando la propria storia. Questa scelta di stile ricorre parecchie volte nelle produzioni italiane contemporanee ed è un valido strumento per rendere ancora più tridimensionale e ricco di sfumature la trama e le tematiche che essa descrive. Avere più punti di vista aumenta la complessità della pellicola, ma rende tutto più eterogeneo e completo, quasi a voler simboleggiare come i temi presentati facciano parte della vita di chiunque.

Per quanto riguarda le novità, Nanni Moretti torna al cinema come regista e attore (qui interpreta Vittorio, marito di Dora), per la prima volta con un soggetto non originale. La storia di Tre piani deriva liberamente dal romanzo omonimo di Eshkol Nevo, dando così la possibilità a Moretti di cimentarsi con un nuovo tipo di lavoro cinematografico.

I rischi

Il film, in generale, mostra tutta la sua complessità non solo nello sviluppo della trama, ma soprattutto in alcuni passaggi che potrebbero sorprendere lo spettatore. Alcune parti potrebbero essere all’inizio non chiarissime e forse un po’ troppo veloci per i tempi della narrazione. Tre piani condensa in due ore appena tre storie che avrebbero potuto essere esplorate all’infinito. Da un certo punto di vista quindi, l’impressione è quella di avere una narrazione al contempo troppo rapida e confusa in alcune parti, lasciando lo spettatore un po’ insoddisfatto. L’impegno di portare non una, ma tre storie così dense all’interno dello stesso film rappresenta forse il rischio maggiore per la costruzione di Tre piani, con il pericolo di non rendere abbastanza giustizia ai drammi e alle storie dei singoli protagonisti. La rapidità di alcune scene rischia di appiattire i personaggi e il rapporto che intercorre tra di essi.

Gli eccessi

All’interno della trama vengono poi compiuti alcuni salti temporali di cinque anni in cinque anni, che potrebbero disorientare lo spettatore, dato anche che il film è ambientato in una non ben specificata realtà contemporanea. Per quanto riguarda la performance degli interpreti principali, forse in alcune parti la resa delle emozioni o dei dialoghi potrebbe apparire stucchevole, ma viene compensata da altre scene veramente ben fatte. In particolare, nelle scene più drammatiche, a volte il rischio è quello di scivolare verso un eccesso di dramma, che si distacca dalla resa realistica dei sentimenti dei personaggi.

In generale, il film ha ricevuto una buona accoglienza da pubblico e critica, che hanno premiato la regia e la bravura del cast. Portare sul grande schermo temi così ampi, delicati e contemporanei non era affatto un compito facile e le aspettative erano altissime. Tre piani è un film ben fatto, anche se alcuni passaggi avrebbero potuto essere resi meglio, per scampare il pericolo di far uscire dalla sala lo spettatore con l’amaro in bocca.

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