Naska e la sua stanza: il nuovo album

La Mia Stanza, il nuovo album di Naska, è uscito da ormai un mese. È stato rilasciato lo scorso 5 maggio, dopo che era già uscito il singolo di punta dell’album: A Testa in giù.

Avevamo già parlato di Diego Caterbetti, in arte Naska, classe ‘97 di Loreto, in occasione di alcune riflessioni sul fenomeno del punk in Italia. 

Il cantante marchigiano, che vive ormai a Milano, è sicuramente il più famoso dei nuovi esponenti del punk in Italia che sembra stare per esplodere. Il suo punk è spesso da catalogare nei confini del pop-punk, anche se non mancano alti picchi di classico punk-rock. 

L’album

La Mia Stanza esce un anno e un giorno dopo Rebel, l’album d’esordio. La tracklist conta 10 brani, al contrario dei 14 di Rebel, per un totale di 29 minuti di ascolto.

Analizziamo ora traccia per traccia.

Ad aprire le danze è a Testa in giù, canzone che esprime la follia e l’eccentricità di ciò che accade a Naska anche nella sua vita più privata, nella sua stanza. Il concetto di essere fuori dagli schemi è in pieno stile punk e si sposa perfettamente con una chitarra elettrica di stesso stampo. Se il brano riporta a un punk più anni ‘90 che ‘70, si possono afferrare delle linee anni ‘50 e ‘60, che riemergono nel videoclip con la coreografia del ballo e dei costumi. 

In ordine di lista, segue Mai come gli altri, che mantiene un sound sulla stessa onda di quello precedente. Il brano inizia con una serie di domande rivolte a una lei; domande di tipo sentimentale, volte a toccare uno stato d’animo che sembra lacerato e malinconico. Il ritornello vuole ribaltare queste emozioni e risvegliarne altre molto più positive, come la voglia di scappare.

Una fuga dal mondo conformista, in valigia i maglioni bucati, e la promessa di non essere mai come gli altri.

Ora vieni via con me

Non so neanche io dove ti porterò

È adesso il momento di una canzone che di certo non si può accusare di non essere esplicita. Il titolo è per l’appunto Non me ne frega un cazzo. Anche qui la critica è rivolta a chi vuole fare la morale a Naska per la sua vita sregolata. Allora la risposta è “c’hai ragione ma non me ne frega un c****.”

La quarta traccia del disco è A nessuno. Canzone che esce un po’ dagli schemi che si erano fissati con le altre. Il testo è romantico. Il cantante e lei, soli in mezzo a un mondo dove a nessuno (tranne che a Diego) importa di lei e dei suoi pianti. 

Il pezzo seguente è Pronto soccorso, che già dalla chitarra in apertura, riporta subito alla maggiore energia delle canzoni precedenti. La traccia unisce quel romanticismo duro tipico di Naska e di A nessuno, con la vita sregolata dipinta più volte nel corso del disco.

Al pronto soccorso, sbronzo, coi dottori, a parlare di te.

Cattiva ai fan di Naska è già nota da tempo. Uscì come singolo a gennaio di quest’anno. Quella di Cattiva è una relazione amorosa difficile se non tossica, che però non finisce mai. O meglio finisce sempre con i due che si danno un ultimo bacio, che non è mai tale, e vanno ancora una volta a letto insieme. Canzone musicalmente quasi da falò, realizzata con una chitarra molto semplice e una voce delicata. 

L’altalena delle emozioni impazzisce di nuovo perché dopo Cattiva c’è Fottuto sabato, canzone di nuovo energica. Il testo riesce a ritrarre sia i suoi vizi, sia la difficoltà di trovarsi a volte in mezzo alla gente, aspetti che forse vanno di pari passo. Il dipinto che ne esce è quello di una sensazione spezzante e di una estraneità di fondo con il mondo.

Subito dopo segue Male, sui ritmi simili ad A nessuno. La canzone è di nuovo più lenta, con il solito ritornello “gridato”, che aumenta quella dimensione del sentirsi alienato in modo quasi straziante. Male lascia un po’ l’amaro in bocca, la sensazione di un mondo difficile, dove è facile sentirsi a disagio anche al proprio compleanno. 

Il brano successivo è l’emblema assoluto dell’essere fuori controllo e delle grida. Non a caso la canzone in questione si intitola proprio Fuori controllo.

A chiudere l’album Wando, che torna sui toni delicati, senza rinunciare alle classiche impennate vocali di Naska. Un testo nuovamente romantico e malinconico, sia nei confronti dell’amore che della vita: “a volte fa schifo vivere”.

Numeri

Si deve considerare che Naska è un cantante non solo esordiente, ma anche di un genere molto particolare. Come si diceva nell’articolo sul punk già citato, tra alti e bassi nella storia, questo genere ha vissuto un apice negli anni ‘70 e difficilmente si è imposto successivamente. In Italia ha goduto di meno fortuna ancora. 

È pur vero che il punk di Diego ha molte note pop, ma è comunque un genere di nicchia che può facilmente non piacere. Fatte queste premesse, Naska vanta su Spotify più di mezzo milione di ascoltatori mensili (507.710). È un dato molto buono, se consideriamo che un cantante affermato come Emis Killa, che ha appena pubblicato un album e fa parte di un genere di maggior successo, conta meno di 3 milioni di ascoltatori mensili.

Le canzoni di questo album, rimanendo su Spotify, non hanno ancora raggiunto playlist come top 50 Italia, aggiornata il primo giugno. Tuttavia è anche giusto che sia così. Queste non sono canzoni che facilmente passano alla radio o che si sentono nei supermercati e forse non avranno mai i numeri di altri cantanti, ma proprio questo fatto le rende preziose. 

Soprattuto la domanda da porsi è: quanto interessa a Diego Caterbetti di questi numeri? Forse niente.

In un’intervista per Rolling Stone infatti, spiega come ha rifiutato contratti vantaggiosi ma che non lo rappresentavano. Racconta inoltre di come abbia deciso di non partecipare ad Amici, di come voglia fare solo ciò che sente suo. “No future” recita un suo tatuaggio sul fianco, “Mai come gli altri” e “Non me ne frega un cazzo” le sue canzoni. Naska è un ragazzo punk nella vita che mette in gioco tutto se stesso.

 

CREDITS

Copertina

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

Questo sito usa Akismet per ridurre lo spam. Scopri come i tuoi dati vengono elaborati.