“Un giorno di pioggia a New York”: monossido, malinconia e ironia

Immaginate New York, in un weekend in vacanza dal college. Un ragazzo, newyorkese fino al midollo che cammina per le strade della city. Chi vi ricorda? Il giovane Holden di JD Salinger. Ecco, però è un Holden che fa una strada diversa …

Un weekend di pioggia

Gatsby frequenta il college senza inseguire un sogno specifico, sa solo ciò che non vorrebbe diventare. La ragazza, Ashleigh, lo informa di avere ottenuto un’intervista esclusiva del giornale universitario con l’acclamato regista Roland Polland a Manhattan. Gatsby, proveniente da una ricca famiglia newyorkese, ne è entusiasta e coglie l’occasione per tornare a New York per fare conoscere i suoi luoghi preferiti della Grande Mela alla fidanzata, figlia di banchieri dell’Arizona, ma, non appena mettono piede in città, tutti i suoi piani vanno in fumo e il weekend romantico si trasforma ben presto in una serie di incontri segnati dalla pioggia e dalla vita travolgente di New York.

-Il tempo vola.

-Sì, purtroppo in classe economica.

-Che vuoi dire?

-Che non è un viaggio confortevole.

Ashleigh (interpretata da Elle Fanning) andrà subito dal regista per intervistarlo; è un regista ferito dall’opinione pubblica, in piena crisi esistenziale e d’ispirazione, e la porterà a vedere il film in anteprima con lo sceneggiatore Ted Davidoff. Ma la rappresentazione manderà ancora in crisi il regista che, stanco della sua creazione, scapperà dalla sala. Ashleigh e Ted resteranno a guardare il resto del film e, dopo una serie di avventure sotto la pioggia, alla ricerca del regista depresso e alcolizzato, s’imbatterà nell’attore belloccio Francisco Vega.

“La mia amica la trova la cosa più favolosa dopo la pillola del giorno dopo”.

E allora Gatsby (interpretato da Timothée Chalamet), rimasto solo, non farà che immergersi nella vita newyorkese che si era lasciato un pò alla spalle, rivestirà i panni del malinconico cronico e incontrerà un vecchio compagno di classe alle prese con un piccolo progetto cinematografico, che lo inviterà a partecipare come comparsa. Gatsby dovrà baciare … nientemeno che la sorellina sarcasticamente impertinente della sua ex ragazza, Shannon (interpretata da Selena Gomez).

Di nuovo Woody Allen

Un giorno di pioggia a New York di Woody Allen, riporta sullo schermo i toni delicati di Midnight in Paris (2011) e di Manhattan (1979), con un Gatsby vintage, appartenente a un’epoca passata, un nostalgico incline alla malinconia, ma una malinconia che, come un vestito, indossa benissimo. Il suo animo urbano si risveglia e torna a farsi sentire. Ashleigh pensa che la pioggia sia triste e che il caos della grande città sia insopportabile, mantre Gatsby trova tutto romantico.

“Mi serve il monossido per respirare”.

Fin dall’inizio sono evidenti le differenze tra i due giovani: lui innamoratissimo di lei, ma lei innamoratissima e quasi rapita dalle personalità del cinema. Allen utilizza Gatsby come specchio per riflettere su New York, su se stesso, su quanto è bello camminare a New York sotto la pioggia. 

Il punto di forza di questo film sono i dialoghi, come in ogni film di Woody, con quell’ironia che da sempre contraddistingue la sua sceneggiatura. Un film per criticare la borghesia cittadina, attraverso i genitori del ragazzo, e una satira sul cinema di oggi, attraverso il regista depresso che trova rifugio nell’alcol, l’attore famoso alla ricerca di avventure da una notte o lo sceneggiatore che, ferito dal matrimonio fallito, pensa di rifugiarsi in Ashleigh.

Gatsby sembra essere la versione giovanile dello sceneggiatore e regista ma non è altro che la classica rappresentazione alleniana del suo ideale: un ricercatore di bellezza e cultura per sfuggire allo schifo del mondo, come Holden.

Più che semplici costumi

Due parole anche sull’abbigliamento dei personaggi: perchè Un giorno di pioggia a New York è un film in cui gli abiti e gli accessori dicono tanto di chi li indossa. E poi i colori, una New York divisa tra il grigio di un perenne acquazzone e la luce calda del sole. 

Un film che scorre veloce, il tempo di accomodarsi in sala e si è già dentro il film, dentro una sceneggiatura spiritosa e intelligente. Un film sincero, poetico, a modo suo ottimista. Come sempre, Woody non delude le attese, offrendo al pubblico una creazione elegante, spensierata, travolgente, in una New York fatta di nichilisti, ma una New York fatta solo per Gatsby. 

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