“Prima”: al Piccolo il teatro nel teatro di Rambert

Nella storica cornice del Piccolo Teatro Grassi va in scena Prima, lo spettacolo di apertura della trilogia ideata da Pascal Rambert. Si tratta del primo di tre spettacoli che comporranno tre stagioni successive del Teatro meneghino, rispettivamente: PrimaDurante e Dopo.

In che modo le conseguenze delle nostre azioni e dei sentimenti che proviamo si ripercuotono sugli altri? Il teatro influenza la vita?

Prima: quando il metateatro diventa teatro

Sono questi alcuni degli innumerevoli interrogativi che si è posto Rambert prima di ideare e scrivere la trilogia di spettacoli ospitati dal Piccolo Teatro. Si tratta infatti di un esperimento composito e metateatrale, che vuole studiare cosa accade a una compagnia di attori prima, durante e dopo la messa in scena di uno spettacolo teatrale. Insomma, uno spettacolo che riflette sul teatro. D’altronde, il genere metateatrale non è nuovo nella storia del teatro. Di pirandelliane origini, non si può non menzionare la celeberrima regia di Strehler de I giganti della montagna, in cui al centro vi è la storia di una compagnia di provincia alle prese con la messa in scena di uno spettacolo teatrale. E ancora, come dimenticare La Tempesta di Shakespeare, una celebrazione a tutto tondo dell’arte teatrale?

Come è stato anticipato, la scelta di raccontare il teatro attraverso il teatro presenta storicamente solide radici. Rambert sceglie di focalizzare l’attenzione su cinque attori e sulle dinamiche relazionali che si sviluppano tra di essi, all’interno e all’esterno del palcoscenico. In particolare, l’obiettivo è indagare il modo in cui le prove (e il teatro in senso più ampio) influenzano la vita degli stessi attori. Quanto l’immedesimazione del personaggio diventa parte della vita quotidiana dell’attore? E ancora, quanto il legame tra i personaggi sulla scena influenza e determina il rapporto tra gli attori al di fuori della scena?

Per rispondere alle domande, Rambert sceglie di scrivere una drammaturgia particolare e complessa. Lo spettacolo è infatti composto da soli monologhi. Così, lo spazio del monologo consente al personaggio in scena di esaurire i pensieri ed esprimere completamente le proprie emozioni. La rappresentazione è strutturata in modo geometrico. In scena si alternano coppie di personaggi, che si incontrano – scontrano mettendo completamente a nudo i loro sentimenti reciproci. La scelta del monologo, se da una parte rallenta il ritmo dello spettacolo e dilata i tempi della narrazione, dall’altra offre ai personaggi la massima espressione del loro ego. Tale scelta registica è parecchio rischiosa poiché rende lo spettacolo poco ritmato e povero di energia.

Scenografia e recitazione in Prima

La scenografia dello spettacolo è estremamente importante poiché aiuta lo spettatore a distinguere i tempi delle prove da quelli della “vita”. Infatti, quando gli attori interpretano i gli attori dello spettacolo indossano abiti comuni ed estremamente verosimili. Al contrario, quando interpretano i personaggi dello spettacolo in prova indossano costumi molto vistosi e il palco si riempie di oggettistica, perfettamente a tema con la rappresentazione.

Per quanto riguarda la regia, la scelta è per uno stile antirecitativo. Gli attori lavorato su uno stile di recitazione che imita in tutto e per tutto la realtà. In effetti l’obiettivo è interpretare degli attori di una compagnia, dunque personaggi estremamente realistici e verosimili. In questo senso, particolarmente riuscito è il personaggio del regista, che ha trovato il giusto tono e ritmo per rendere i propri monologhi estremamente credibili. Nonostante la notevole bravura della totalità degli attori della compagnia, non si è notata una sostanziale differenza nella recitazione tra i personaggi – attori e i personaggi – personaggi. Ciò costituisce un limite poiché non consente al pubblico di immedesimarsi facilmente nella rappresentazione.

Poiché parte di una trilogia, Prima appare uno spettacolo incompiuto. Le storie dei cinque personaggi si incontrano e sfiorano, senza riuscire né a dare risposta ai numerosi quesiti che pongono, né a risolvere gli intrecci narrativi sviluppati. La scelta di presentare un finale aperto è funzionale poiché accompagna lo spettatore nello spettacolo seguente. Insomma, Prima è un punto di partenza di un percorso di esplorazione metateatrale lungo e complesso, che di certo non si esaurirà con la trilogia di Rambert.

FONTI

piccoloteatro.org

visione dello spettacolo

CREDITS

copertina

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