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Intelligenza artificiale e letteratura: un grande connubio

L’intelligenza artificiale è ormai una realtà. Il mondo di oggi ormai è interamente percorso e attraversato dalla tecnologia. Siamo tutti, nessuno escluso, immersi e circondati costantemente dalle innovazioni tecnologiche: si tratta di un universo in costante crescita ed evoluzione.Intelligenza Artificiale libro

Se quest’ultima sia positiva o negativa, è una domanda ancora circolante e che comporta diverse risposte.

Quello che però è innegabile, è il progresso: di strada, infatti, se ne è fatta tanta e sono stati raggiunti molteplici risultati.

Oltre alle creazioni più classiche (il telefono, la radio, la tv), proviamo a pensare anche ad invenzioni come il bluetooth: un collegamento invisibile tra i dispositivi, anche se privi di connessione internet.

E Wikipedia? La più grande enciclopedia del mondo, accessibile tranquillamente a chiunque.

Per non parlare del grande apporto di Google Maps alla nostra quotidianità.

Tra le tante innovazioni, ne spicca anche una un po’ particolare: l’intelligenza artificiale, che riesce a premere vari pulsanti (dalla ricerca, alla socialità, alla letteratura).

Intelligenza artificiale: cos’è?

Quello dell’intelligenza artificiale è un universo sconfinato e complesso, ancora abbastanza sconosciuto ai meno amanti della tecnologia.

Per definizione, l’I.A è:

quel settore dell’informatica che studia la possibilità di costruire computer che siano in grado di riprodurre il funzionamento di alcune capacità della mente umana o, nel caso della cosiddetta intelligenza artificiale forte, dell’intero pensiero umano.

Si tratta, dunque, di un settore della tecnologia e più in generale, dell’informatica che cerca di gemellare l’essere umano: per questo, intimorisce ed angoscia molte persone.

Oltre la capacità di calcolo e di ricerca, infatti, un sistema di intelligenza artificiale possiede anche la capacità spaziale, sociale, cinestetica e introspettiva: si tratta di un superamento delle forme basilari della tecnologia.

Le origini

L’intelligenza artificiale è più antica di quanto si pensi: nasce con l’avvento del computer, intorno al 1956.

Questo fu l’anno, infatti, in cui si parlò per la prima volta di intelligenza artificiale: durante un convegno in America, si elaborò quello che fu chiamato “Sistema Intelligente.”

Si tratta di alcuni programmi capaci di effettuare ragionamenti logici, in particolar modo legati alla matematica.

Gli anni successivi al convegno americano furono quelli del boom: si lavorò e si investì molto su queste tipologie di innovazioni, fino a creare il Lisp (il primo linguaggio di programmazione che, per oltre 30 anni, è stato alla base di ogni software).

L’euforia fu moltissima: si cercava di avvicinarsi il più possibile alla realtà umana, andando a toccare l’ambito della biologia, della matematica, della quotidianità, della letteratura.

Si pensi che, nel campo biologico, fu realizzato un programma in grado di ricostruire una molecola o, più in generale, furono prodotti veicoli in grado di guidare senza un conducente al volante.

Ma quello dell’intelligenza artificiale è un settore che si estende ben oltre la scienza e la praticità: ha influenzato anche l’ambito letterario ed umanistico.

Intelligenza Artificiale + letteratura

L’intelligenza artificiale esercita un grande fascino, da sempre.

Si pensi al capolavoro di Mary Shelley, Frankenstein: opera in cui il protagonista, in una sorta di folle sfida con Dio, cerca di creare autonomamente un essere in grado di pensare, ragionare, parlare e, insomma, vivere come tutti noi.

Ovviamente, il caso di Frankenstein è soltanto un piccolo accenno a un tema molto più vasto che, in futuro, diverrà ancora di più oggetto di riflessione.

Intelligenza Artificiale + cinema

Si pensi a Matrix: una storia in cui i protagonisti scoprono che la realtà in cui vivono e che a loro sembra vera, in realtà non lo è, perché si tratta solo della rappresentazione generata da un impulso elettrico mandato al cervello umano da un’intelligenza artificiale.

Ancora un altro esempio: Terminator, ambientato un mondo in cui le macchine hanno preso il pieno possesso della società, sorpassando gli essere umani.

Questi sono tutti casi che ci fanno capire quanto l’intelligenza artificiale sia stata una musa per tante opere (letterarie e cinematografiche) ma, con il passare del tempo e con lo sviluppo di questo sistema, la situazione si è allargata ancor di più.

Si è, infatti, usciti dai confini del film o del romanzo: è stata presentata la prima donna robot.

Le creazioni protagoniste di molte storie hanno preso vita e, al Web Summit 2017 di Lisbona (una conferenza annuale sulla tecnologia), si è esibita Sophia: la donna robot plasmata a somiglianza di Audrey Hepburn.

Questo è, indubbiamente, un passo gigantesco che ci fa capire che, forse, quella barriera che divide noi dall’intelligenza artificiale si sta, lentamente, sgretolando.

Non siamo mai stati sulla terra

Sophia non è l’unico indizio che ci riporta all’estensione di questo fenomeno.

Infatti, oggi l‘intelligenza artificiale riesce a produrre testi, immagini, musiche: si è arrivati, addirittura, a un libro scritto da una I.A.

Si tratta di Non Siamo Mai Stati sulla Terra, un romanzo uscito nel 2022, scritto a quattro mani, se così si può dire, con una singolare collaborazione tra un umano e una intelligenza artificiale.

Da un lato, Rocco Tanica: lo storico tastierista del gruppo Elio e le Storie Tese.

Dall’altro, Out0mat‑B13: un’intelligenza artificiale online, l’ultima generazione del progetto finanziato da Elon Musk e sviluppato da Microsoft.

Si tratta di un software in grado di riconoscere il testo prodotto dall’autore, apprenderne le caratteristiche e generare nuovi contenuti a integrazione di quelli esistenti.

Questo è il primo tentativo di scrittura di un autore in cooperazione con un marchingegno letterario semiautonomo e si tratta di una fusione sorprendente ed ammirevole, in quanto non si avverte minimante il distacco o la differenza tra i due autori. Si tratta di un modo del tutto nuovo di raccontare e di scrivere, in cui l’alternanza tra la macchina e l’uomo è visibile solo perché le loro battute sono scritte con caratteri differenti.

La trama

Un uomo e una macchina robotica sono seduti, uno davanti l’altro, di fronte ad un hotel di provincia.

Sono immersi in un’intensa chiacchierata, in cui l’uomo, pieno di curiosità, interroga il suo interlocutore: chiede di ciò che ha visto e conosce o di quello che immagina essere il pianeta.

Il robot non si tira indietro: gli risponde, raccontandogli di alcune città (come Milano) o di celebri band, come i The Caribbean o i Beatles. Gli narra la fiaba di Cappuccetto Rosso cannibale. Offre addirittura consigli gastronomici, spiegando come cucinare il pane azzimo: prendendo il nulla e mettendolo a maturare nel niente per tre mesi.

Pagina dopo pagina, si crea un puzzle di aneddoti alquanto strani ed assurdi: ad esempio, viene illustrato dalla macchina il modo in cui intervistare Dio.

Il risultato?

Un’atmosfera comica, talvolta persino magica, innegabilmente sorprendente.

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Un gioco letterario

Quello di Non Siamo Mai Stati sulla Terra altro non è che un gioco letterario.

Viene, infatti, presa la nostra realtà e ribaltata attraverso una sfilza di ragionamenti paradossali.

Si raggiunge, quindi, quasi l’irrazionalità: ma, d’altronde, dinanzi ad un’opera in parte elaborata da un’intelligenza artificiale non possiamo stupirci.

 


 

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