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Audiolibri o libri? Tra inclusività e innovazione

Il bisogno di raccontare e ascoltare storie è insito in ogni essere umano. Mai quanto nella nostra contemporaneità però la parola scritta è stata sostituita dal supporto audiovisivo, come cinema e televisione. Sempre più spesso infatti le persone dichiarano di non avere abbastanza tempo da dedicare alla lettura, che passa così in secondo piano. Negli ultimi anni però si è diffuso sempre più l’utilizzo degli audiolibri, uno strumento di supporto alla lettura per tutti coloro che non vogliono o non possono affidarsi al medium tradizionale cartaceo.

Le principali piattaforme

L’audiolibro, prima dell’avvento degli smartphone, nasce inizialmente su vinile, poi passa all’audiocassetta e infine su CD. Oggi, grazie al progresso della tecnologia, è possibile usufruire degli audiolibri su diverse piattaforme, a pagamento e gratuite. Le App più famose sono certamente Storytel, fondata dallo svedese Jonas Tellander nel 2006 e ora disponibile in più di 150 paesi e Audible, una società Amazon fondata nel 1995. È possibile inoltre usufruire  di audiolibri gratuiti, soprattutto di classici, anche su altre piattaforme, come RaiPlay Sound, YouTube e Spotify.

La lettura ad alta voce dall’antichità alla contemporaneità

Il tema degli audiolibri, così come quello degli e-book, è fortemente divisivo all’interno della comunità dei lettori. Alcuni accolgono con calore queste novità, convinti che con la possibilità di utilizzare media diversi, il numero de lettori potrebbe crescere. Altri non rinuncerebbero mai al cartaceo, sostenendo la superiorità della forma tradizionale del libro su tutte le altre.

È interessante osservare, a tal proposito, che la più antica forma di storytelling è sostanzialmente orale. Pensando all’antichità greca, l’arte affabulatoria consisteva nella recitazione ad alta voce, davanti a un pubblico, dell’insieme dei miti che poi daranno forma ai poemi omerici. La stessa dinamica si riscontra, pochi secoli più avanti, nella recitazione teatrale, che si configurava dunque come un momento di condivisione collettiva di tutta la polis.

Nel X secolo invece Sant’Agostino nelle Confessioni si stupisce che Sant’Ambrogio legga silenziosamente. Nel XII secolo, inaugurata l’età delle città e delle università, la lettura silenziosa diventa la prassi in tutto il mondo occidentale, arrivando fino ai giorni nostri.

Gli audiolibri e il pubblico di lettori

È indubbio che la novità degli audiolibri allarghi e diversifichi il pubblico dei lettori. A partire dalle persone affette da disturbi specifici dell’apprendimento, gli audiolibri possono essere un supporto a tutti coloro che hanno difficoltà nella lettura. Non è inoltre da sottovalutare il vantaggio di poter ascoltare una storia mentre ci si dedica alle faccende domestiche o si passeggia, come quando si ascolta la radio in macchina mentre si guida. L’utilizzo degli audiolibri può anche contribuire alla crescita dei lettori forti, che, potendo leggere anche in momenti della giornata solitamente occupati dalle incombenze quotidiane, potranno vedere crescere il numero di libri letti annualmente.

Un’ipotesi scientifica

C’è però un modo per stabilire quale dei due media sia effettivamente il migliore? Secondo uno studio condotto dall’Università della California, leggere o ascoltare i libri è equivalente. Fatma Deniz, ricercatrice in neuroscienze a capo di questo studio, afferma che le due modalità attivano le medesime aree cognitive. Infatti l’attività cerebrale si dimostra identica, perché le parole, a seconda del loro significato, attivano diverse regioni del cervello, sia in forma scritta che in forma orale.

Un medium inclusivo 

Il pubblico però non sembra essere d’accordo. Secondo una ricerca condotta da YouGov nel 2016, solo il 10% dei britannici è convinto che ascoltare gli audiolibri sia equivalente a leggere. Il resto della popolazione, infatti, continua a credere che leggere un libro sia culturalmente superiore al solo ascolto. Anche secondo altri esperti lettura e ascolto non sono equivalenti, come Daniel Willingham, professore di psicologia all’Università della Virginia e giornalista del New York Times. Willingham infatti osserva che la principale differenza fra scritto e parlato risiede nella prosodia. Questa determina tutti quegli elementi che nello scritto rimangono impliciti, come l’intonazione, la durata, e l’aspirazione. Il complesso di norme che regolano la prosodia nello scritto vengono affidate alla punteggiatura, ma talvolta è il lettore che deve intuirla. La lettura ad alta voce permette invece all’ascoltatore di sentire maggiormente l’espressività e l’emozione, dando tridimensionalità a una storia scritta. È grande infatti il numero di attori e doppiatori professionisti che si prestano alla lettura di libri, come Paola Cortellesi con Jane Austen o Francesco Pannofino con Harry Potter.

 


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