La storia dell’Isola delle Rose

La storia dell’Isola delle Rose ha inizio nel 1950, quando uno studente di ingegneria meccanica il 19 Dicembre si laurea all’Università di Bologna. Il neo-ingegnere si chiama Giorgio Rosa, nome che da lì a poco meno di vent’anni sarebbe divenuto noto a tutti. In Italia, in Europa e non solo.

Contesto storico in cui nasce:

Sono anni ardui per tutte le nazioni del mondo. Se ci si affannava ad affrontare gli anni del Dopoguerra, si andava già instaurando il contrasto tra USA ed URRS che avrebbe caratterizzato gli anni di Guerra Fredda.

In Italia si brama una ripartenza, sono anni di ricostruzione ed anche di grandi opportunità.

Si ha anche forte desiderio di Libertà, di leggerezza, di sogni utopicamente felici.

In questo senso si coniugano le grandi masse di turisti che affollano le spiagge di tutta Italia, ed in particolare delle Coste Adriatiche. In questi anni città italiane come Bellaria, Riccione, Rimini, ancora oggi notissime per il loro grande turismo, assistono ad un primo boom di villeggiature.

All’interno di tale contesto storico si inserisce l’ingegnere Giorgio Rosa e la sua rivoluzionaria idea: costruire un’isola artificiale al largo delle coste riminesi. Una piattaforma galleggiante che fosse però fuori dalle acque territoriali italiane, in modo da esserne esclusa dalla giurisdizione e gestirsi autonomamente.

Il sogno di un pittoresco visionario, il desiderio di un mitomane, o il progetto di un malintenzionato?

Un nuovo Paradiso?

Per l’ideale fiabesco e incantato che portava con sé, è un’idea che riuscì ad affascinare moltissime persone. Stava finalmente per sorgere una “terra (giuridicamente) di nessuno” che era quindi di tutti e per tutti coloro che la volessero visitare e trascorrervi del tempo. Un luogo di onirica autonomia dove divertirsi senza limiti.

Quando l’idea stava cominciando a trasformarsi in qualcosa di reale, di più tangibile, è così che se ne iniziò a parlare, come un Paradiso in Terra portato da un benefattore. Quando poi se ne cominciò a scrivere sulle diverse testate giornalistiche, prima locali, nazionali, poi addirittura europee e internazionali, iniziarono a sorgere i primi sospetti in merito al progetto di Giorgio Rosa.

Cos’è L’Isola delle Rose? Perché si sarebbe dovuta considerare una grande invenzione o, al contrario, un progetto pericoloso?

La storia dell’Isola delle Rose, gli inizi:

Nel 1960 Giorgio Rosa incontrò Gabriella Chierici, se ne innamorò, i due si fidanzarono, ma egli non voleva sposarsi. Ella stessa spiega nel documentario del 2010 Insulo de la Rozoj- La Libertà fa Paura” che l’ingegnere bolognese aveva un progetto importante, che gli impegnava il tempo ed i pensieri e di cui non voleva parlare. Quando egli raccontò dell’Isola alla compagna, ella, entusiasta, volle partecipare nella realizzazione dell’opera.

I due si sposarono il 12 Dicembre 1960. Fondarono la SPIC (Società Per Iniezioni in Cemento) e presentarono una richiesta alla Capitaneria di Porto di Rimini per delle sperimentazioni in mare.

Nel 1964 era tempo di passare alla pratica, ma già dopo poco tempo dall’inizio dei lavori si verificò il primo imprevisto: nell’inverno del 1965 tutto quanto era stato costruito fu spazzato via da una violenta mareggiata.

La realizzazione:

Invece di rinunciare, si ricominciò. Dopo due anni si iniziarono ad intravedere i primi risultati. Non accennava ad arrestarsi l’idea di Giorgio Rosa e, di conseguenza, i lavori per la realizzazione continuarono. Tanto che, quando i tecnici della Capitaneria ne ordinarono la sospensione, perché ritenevano si fosse andati oltre i permessi concessi, l’ingegnere replicò di non esser tenuto a chiedere permessi o licenze, in quanto la piattaforma era stata posizionata 700 metri oltre le 6 miglia marine, quindi fuori dalle acque territoriali italiane.

Questo avvenimento alimentò il fascino che esercitava sui turisti l’ideale di Libertà che avrebbe potuto rappresentare questa piattaforma in cemento di 400 metri quadrati sostenuta da 9 pilastri. Allo stesso tempo, però, faceva nascere i primi interrogativi su quali potessero essere le intenzioni di Giorgio Rosa e la destinazione da lui prevista per questa isola in mezzo al mare.

A tal proposito vi era la necessità di velocizzare ancor più il processo per renderla Stato a sé. Venne scelta una lingua ufficiale (l’esperanto) nella quale fu tradotto, grazie alla collaborazione del Missionario Albino Ciccanti e ai suoi collaboratori, “L’Acto De Constitucio De La Libera Teritorio De La “Insulo De La Rozoj”. Poi, un inno nazionale: un’aria de“L’Olandese Volante” di Richard Wagner, una Valuta: i Mills (Miloj, in esperanto), due serie di Francobolli e una Bandiera nazionale.

Il 1º Maggio 1968 L’Isola delle Rose (Insulo De La Rozoj) si autoproclamò Stato indipendente.

Le voci popolari:

Durante tutto il lungo processo della sua costruzione, L’Isola delle Rose attirò a sé molte attenzioni. Da quando iniziò a circolare l’idea di Giorgio Rosa si diffuse una generale fascinazione per questo luogo misterioso che sarebbe forse sorto. Un luogo ideale che infondeva la comune speranza di potersi divincolare da ogni limitazione almeno per il tempo di una villeggiatura.

Mentre questa piattaforma si andava realizzando, e cominciò a presentare i primi sintomi di un progetto di indipendenza (anche politica) dallo Stato Italiano, ci si iniziò a domandare quale fosse l’intenzione del suo ideatore e lo scopo che ad essa era stato prefissato. Le voci più comuni ritenevano che la si volesse rendere un grande albergo in mezzo al mare, o che vi si volessero aprire nuove attività commerciali.

Tuttavia, si andavano consolidando anche altre dicerie.

Il Dopoguerra fu un periodo di ricercata frivolezza, e così si iniziarono ad aprire locali in cui trascorrere con leggerezza il tempo libero: casinò e locali, come discoteche e primi night club. Proprio a Rimini nacquero i primi locali notturni, tra cui il noto “Lady Godiva”.

Alcuni credevano infatti che l’Isola sarebbe diventata un casinò, altri un night club. 

Le accuse mosse dallo Stato Italiano:

Nonostante questo desiderio di libertà, erano politicamente ancora anni molto complessi. In Italia, la televisione era sotto il controllo politico della Democrazia Cristiana e quello morale delle Gerarchie Cattoliche. Per questo si alimentò la leggenda che L’Isola delle Rose fosse preposta ad ospitare una Tv e una Radio pirata.

Nel mondo, erano gli anni della Guerra Fredda. Nacque, quindi, il sospetto che l’isola potesse celare l’operato di qualche potenza straniera, in quanto si trovava nell’Adriatico, uno dei confini tra il blocco occidentale e quello orientale.

Le rappresentazioni nella cultura di massa:

File:Set L'isola delle rose, Bologna.jpg
Set de “L’Incredibile Storia dell’Isola delle Rose”, Bologna; 2019.

Nel corso del tempo sono stati scritti numerosi articoli, libri e girati film sulla storia dell’Isola delle Rose. Nel 1998 l’isola diventa protagonista di una delle storie di “Martin Mystère”, poi di un programma radiofonico nel 2010. E ancora, due anni dopo, la vicenda è d’ispirazione per il romanzo “L’Isola e le Rose” di Walter Veltroni.

Nel 2020 è inoltre uscito un film sulla piattaforma streaming Netflix intitolato “L’incredibile storia dell’Isola delle Rose”diretto da Sydney Sibilia.

Le opere che traggono ispirazione dalla storia dell’Isola delle Rose tendono verso una rappresentazione “dai colori pastello” degli eventi, fedele soltanto al primissimo sentimento di fascino dei turisti per l’invenzione dell’ingegnere sognatore.

Totalmente non rappresentati, o solo in minima parte, i timori che successivamente questa piattaforma di cemento al largo delle coste di Rimini causò nelle persone e nello Stato Italiano.

Non ci si pone, inoltre, in queste opere, alcun quesito sulle cause che spinsero a questo progetto.

I motivi dell’opera di Giorgio Rosa:

Vero è che le ragioni per cui l’ingegner Giorgio Rosa intraprese la realizzazione di quest’opera non sono mai state svelate del tutto. Lo stesso ideatore non le spiegherà mai, né nel documentario del 2010 che lo vede intervistato (“Insulo de la Rozoj- La Libertà fa Paura”), né nel libro che egli stesso scrisse e che l’editore Persiani pubblicò nel 2020, “L’Isola delle Rose; La vera storia tra il fulmine e il temporale”.

Nel documentario egli dichiarò che “non era interessato alla politica e si è sempre considerato un liberale, l’idea dell’Isola delle Rose nasce dalla necessità di donare all’Italia un luogo che non fosse assoggettato alle Istituzioni Religiose come essa era”. Nel libro da lui scritto egli si dilungherà, invece, in accurate descrizioni progettistiche ed edilizie.

Tuttavia, continuare a credere alla sola folgorazione di un ingegnere visionario offre una visione limitata della realtà. Egli confermò, infatti, in un’intervista a «Il Resto del Carlino», che a mobilitarlo per questo progetto furono “intendimenti di studio, ansie tecniche” ma anche, dichiarò Giorgio Rosa: “una moderata speculazione, l’impiego di capitali”.

L’idea era quindi di realizzare un “hotel con oneri fiscali e burocratici ridimensionati rispetto alle strutture analoghe costruite sulla terra ferma” («Il Resto del Carlino», 6 Gennaio 2021).

La fine di un Sogno:

Qualunque fossero i motivi che spinsero Giorgio Rosa alla progettazione dell’Isola delle Rose e le credenze che questa alimentò nelle persone, il “sogno” durò poco più di un mese. Dopo l’Indipendenza autoproclamata del 1º Maggio 1968, per il 25 Giugno era prevista l’inaugurazione al pubblico. All’alba dello stesso giorno, però, le Forze dell’Ordine Italiane occuparono militarmente l’isola.

Il successivo 17 Agosto viene ufficializzata la decisione di demolire L’Isola delle Rose.

FONTI:

Novecento.org

Ilpost.it

Ilrestodelcarlino.it

Insulo de la Rozoj- La Libertà fa Paura”, Stefano Bisulli e Roberto Naccari (2009, Italia).

“Isola delle Rose; Insulo de la Rozoj- La Libertà fa Paura”, di Giuseppe Musilli; (Edizioni Interno4, 2 Dicembre 2021).

“L’Isola delle Rose; La vera storia tra il fulmine e il temporale”, di Giorgio Rosa; (Persiani Editore, 7 Dicembre 2020).

Focus.it

Segiobonelli.it

Rizzolilibri.it

Viaggi.corriere.it

Youtube.com

CREDITI:

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