Cuore Puro Roberto Saviano

Cuore Puro: l’ultimo romanzo di Roberto Saviano

Cosa significa avere un cuore puro? Non sbagliare mai? Rinunciare ad ogni forma di egoismo? Essere sempre buoni e gentili?

Si dice che un cuore puro sia quello innocente e sprovveduto di un bambino. Ingenuo, felice, non curante del Male che lo circonda. Ogni giorno è una sorpresa e ogni accadimento che per gli adulti può risultare banale, per i bambini è fonte di estremo stupore, gioia, divertimento. Se si guarda attentamente negli occhi di un bambino lo si può intuire. Due pozzi neri pronti a catturare ogni cosa, per poi depositarla in fondo all’anima. Il loro sguardo non è annebbiato dai pregiudizi, dal dolore e dal risentimento. I bambini hanno un cuore puro perché si fidano ciecamente del prossimo, non feriscono mai con l’intenzione di far soffrire. E gli adulti questo lo sanno bene. Soprattutto quelli dal cuore corrotto.

Lo scrittore Roberto Savcopertina libro cuore puro di roberto saviano iano con il suo romanzo Cuore Puro, pubblicato da Giunti nel 2022, ci sbatte in faccia queste domande, portandoci a compiere numerose riflessioni. Non solo sulla purezza d’animo, ma anche sul significato dello sport, sulla possibilità di redenzione, sull’importanza di non smettere mai di sognare. E lo fa nel modo più vero che conosce, portandoci tra le strade della periferia di Napoli, strade polverose e inquinate, dove i segreti vivono e prosperano nutrendosi di violenza nei sottoscala più angusti della città.

E così un cuore umano, un vero cuore umano, un cuore puro, non ha valore, perché vale tutto. Custodisce il ricordo dell’innocenza, è il suo nucleo rovente. È lì, dove la vita ribolle di magma e si attorciglia in furiose spirali incandescenti, che risiede il ricordo di chi siamo, di che cosa possiamo ancora essere. Nonostante tutto.

Il cuore puro sporcato dal Sistema

Il Sistema piega anche i più forti. Sottomette gli adulti che diventano, poi, parte del suo ingranaggio. Sporca i cuori puri. Possiamo inorridire e indignarci, ma tutti noi, anche se in minima parte, siamo coinvolti. Entriamo a far parte di questo meccanismo tutte le volte in cui facciamo finta di niente. Quando di fronte alla violenza nascondiamo la testa sotto la sabbia come gli struzzi. Quando diventiamo ciechi pur di vivere serenamente nel nostro mondo ideale, costruito su misura come i mobili dell’IKEA. Se un problema non ci riguarda personalmente, perché mai dovremmo preoccuparcene? Ed è questo pensiero comune, che può sembrare innocuo, ad alimentare la violenza di cui è impregnata la nostra società.

Nel libro Cuore Puro, Saviano mette in luce questa dinamica raccontandoci la storia di quattro ragazzini con una passione in comune: il calcio. Si chiamano Dario, Giovanni, Giuseppe e Rino, hanno appena dieci anni, e la loro più grande preoccupazione è scegliere chi, dopo scuola, deve fare il portiere. La piazza del quartiere è il loro campo di battaglia e la palla, arancione con linee nere, è il loro scudo, la loro protezione nei confronti di un mondo che li vuole incatenare. Il calcio è il loro grido di guerra, attraverso il quale rivendicano la propria libertà dalle regole implicite del luogo in cui sono costretti a vivere.

La giovinezza non corrisponde a un’età anagrafica ma all’istante in cui il corpo supera i suoi limiti grazie alla libertà dello spirito. Mentre il suo piede correva incollato al pallone, Dario era il più forte perché il suo cuore era puro, spalancato all’estasi del gioco.

Ma non basta essere puri di cuore, appassionati e affamati di vita. Esistono persone che vanno a caccia di cuori puri, perché sanno quanto sia facile corromperli. Ma soprattutto, questi spietati cacciatori, sanno che chi ha un cuore puro vede nelle altre persone la medesima purezza. Questo è il loro unico svantaggio.

Tonino Porcello, il boss di quartiere, lo sa bene; infatti, ci mette ben poco a rintracciarli. Propone ai quattro amici un accordo che non possono rifiutare: possono giocare a calcio quando vogliono, avranno palloni sempre nuovi a loro disposizione e in più, un piccolo compenso. In cambio, ogni volta che si avvicina un’auto della polizia, devono calciare la palla lontano e urlare “O’ Pallone”, in modo tale che il boss e i suoi adepti possano nascondere in tempo la droga. I quattro ragazzini accettano. A loro interessa soltanto giocare a calcio, il resto non conta. Sono inconsapevoli di essere appena stati introdotti nel sistema del crimine organizzato, da cui è quasi impossibile uscirne vivi.

La passione per lo sport: un antidoto alla violenza

In un pomeriggio come tanti, passato a giocare a calcio in piazzetta, Dario si trova di fronte ad una scelta che segnerà per sempre il suo destino. Ha la possibilità di fare un goal memorabile, quando un’auto della polizia si ferma davanti a loro. Dario non riesce a resistere alla tentazione e calcia il pallone dritto in porta, invece che eseguire gli ordini del loro boss Tonino Porcello. La polizia irrompe in un edificio e arresta diversi camorristi. Per Dario è la fine, lui e la sua famiglia sono costretti a lasciare Napoli. Gli altri tre ragazzini rimangono e man mano che passano gli anni, si ritrovano sempre più immersi nel sistema malavitoso, svolgendo inizialmente lavoretti di poco conto.

Più avanti, i tre amici si troveranno a svolgere un incarico estremamente delicato per Tonino Porcello, ovvero trasportare un cuore da Roma fino a Napoli in modo che possa essere trapiantato clandestinamente nel torace del loro boss cardiopatico. Il cuore destinato al trapianto appartiene però a un giovane giocatore di calcio: un ragazzo buono, appassionato e rispettabile. Uno dei tre ragazzi incaricati non ci sta e si rifiuta. Come può un cuore, appartenuto ad una persona che ha fatto di tutto per realizzare i propri sogni, battere nel corpo di un malavitoso che sfrutta i più deboli per arricchirsi?

Ed è proprio questo il punto di svolta. Arrivano domande che scalfiscono l’indifferenza dei tre giovani, ormai assoggettati alla violenza appartenente a quello stile di vita. Arriva l’illusione di poter capovolgere la situazione compiendo una scelta coraggiosa e di conseguenza, la paura di non riuscire a spezzare quella catena che li tiene uniti al sistema malavitoso. Ai tre protagonisti non rimane che guardare dentro al proprio di cuore, alla ricerca di quei sogni che gli sono stati rubati troppo presto.

Roberto Saviano attraverso il suo romanzo Cuore Puro ci fa riflettere, tra le altre cose, anche sulla passione legata allo sport, che in questo caso unisce i tre amici, portando a galla i vecchi ricordi della loro infanzia. La gioia di un goal, l’adrenalina, il cuore che batte all’impazzata diventano il motore che spinge i protagonisti alla ricerca di una via d’uscita, verso la redenzione.

Cuore Puro è un romanzo intimistico, per nulla banale, il cui centro non è la camorra, ma la passione che ci spinge a superare i nostri limiti, ricordandoci che continuare a sognare, anche in età adulta, può essere una vera e propria salvezza.

Spensieratezza, fratellanza, amicizia sono le declinazioni su cui questo romanzo prova a capire dove noi conserviamo la nostra parte migliore. Il cuore puro in fondo è questo. Non è un cuore che non si è compromesso, non è un cuore che non ha conosciuto errori e contraddizioni. Il cuore puro è ricordarsi ciò che si era quando si poteva avere un legame di amicizia senza alcun interesse e si poteva giocare in uno spazio libero.


 

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