MFW: la passerella di Bottega Veneta

Anche quest’anno la Milano Fashion Week è conclusa. L’evento principe che rende questa città ancora più frizzante ci ha mostrato una fusione tra moda, arte e spettacolo. Soffermiamoci in particolar modo sulla passerella di Bottega Veneta che dagli anni ’60 compare fra i nomi delle case di moda italiane più acclamate.

La passerella? Un carnevale

Una parata: l’alchimia della strada sta nella differenza; chi incontrerai? Cosa c’è dietro l’angolo? Chi ti stupirà? È la sorpresa dell’incontro che ha importanza. 

Queste le parole di Matthieu Blazy, direttore creativo della maison, che va a riassumere il senso ultimo della passerella di Bottega Veneta. 

Il brand infatti rivela una polifonia di abiti, accessori, motivi che si intrecciano e sfilano per la Fashion Week 2023.

Milano Fashion Week: la passerella di Bottega Veneta

Una delle parole chiave di questa passerella è sicuramente futurismo. Futurismo che vediamo richiamato nella scenografia allestita sullo sfondo in cui si presenta l’opera Forme uniche della continuità dello spazio di Umberto Boccioni. Futurismo che ritroviamo negli scolli a V dei top e nei long dress avvitati leggeri e ricoperti di fiori, e ancora, futurismo che viene riassunto dal trench, scomposto, sovrapposto. 

Altrettanto centrale è la primavera. Blazy ripensa la Clori e la Flora di Botticelli vestendole di ricami in seta, con motivi floreali, andando in tal modo a dare una connotazione moderna ad un’opera del 1400. 

Ma c’è anche la componente del quotidiano, dell’eleganza casual: canotta e pantaloni in pelle effetto denim.

Siamo di fronte ad un carnevale, una processione, un’unione di persone che allo stesso tempo vanno nella stessa direzione. Tutti hanno un costume: fianchi da sirena sporgono improvvisamente dai corpi, pin-up portano chemise bianche trasparenti e calzini da letto, ci sono i sacerdoti con lunghe tuniche fino ai piedi e playboy vestiti di abiti più frizzanti. I vestiti diventano luogo dove si prova il piacere gioioso, emotivo e personale di travestirsi, di acquisire la sicurezza necessaria a essere chiunque si voglia essere grazie all’abbigliamento.

Così «Vogue» commenta la passerella. 

Abiti

Per questa passerella di Bottega Veneta, il guardaroba si struttura con cappotti di pelle, una quintessenza della maison italiana, scarpe che ricordano calzini realizzati con intrecci di fili di pelle, abiti di paillettes, pellicce di fluttuante marabou e uno stile Crudelia De Mon con macchie nere. Un trionfo di glamour minimalista, che si conclude con due semplicissimi look della tradizionale proposta maschile e femminile daywear. Una sfilata di apparente semplicità accostata a una ricca complessità di ricerca. Un invito a pensare al potere del vestito come estensione dell’io.

Accessori e beauty

Per quanto riguarda gli accessori, le classiche Sardine del marchio si presentano con un manico realizzato in vetro soffiato, compaiono le shopping bag in pelle, ai piedi delle modelle altissimi cuissardes intrecciati e calzini da camera che non sono altro che stivali flat di nappa.

Il beauty look richiama le capigliature bombate degli angeli di Victoria’s Secret, con capelli ricci lasciati all’aria, o addirittura spazzolati. Niente acconciature strette o raccolte.  

In una riflessione tra passato, presente e futuro, Matthieu Blazy presenta così la sfilata donna e uomo autunno inverno 2023-24, un terzo tributo all’arte italiana, un’analisi sugli individui e una meditazione su che cosa significhi “essere chic”.

Paola Manes, musa ispiratrice

Proprio i ricci vanno a delineare il viso della modella icona e simbolo di Bottega Veneta, Paola Manes, che apre, con la sua camminata, la sfilata.  Si tratta di una figura emergente nel mondo della moda, che sempre più si sta facendo spazio sugli alti gradini della competizione.

Ero testarda, volevo fare di testa mia, prendevo impegni di nascosto. Mia madre ha scoperto che avevo preso un treno per Milano quando le è arrivata una telefonata da scuola, ma per me era un gesto di sovversione, volevo sentirmi libera ed essere indipendente. Devo ammettere che anche se ho vissuto il loro dissenso come un ostacolo, ho capito che senza quel muro non avrei mai dimostrato a me stessa quanto tenessi a questo lavoro.

Cambiare pelle

La sua carriera è decollata una volta approdata a Milano, poco più di un anno fa. Non lavorava molto ma riusciva a mantenersi e, parallelamente, portava avanti gli studi in matematica. Poi si è persa. Non sapeva più chi fosse, né cosa volesse fare o se avesse fatto la scelta giusta. Voleva spostarsi a Parigi perché pensava che lì avrebbe avuto delle opportunità diverse ma un secco no è quello che si è sentita dire, non era pronta ed era ancora ingabbiata nelle sue insicurezze. Eppure proprio in quel momento buio, o periodo di perdizione come lo definisce lei, ha cambiato pelle.

Matthieu Blazy

Il nuovo direttore creativo Matthieu Blazy ha origini parigine. Laureato a La Cambre, a Bruxelles, ha intrapreso la sua carriera nella fashion industry con la moda maschile, in casa Raf Simons, per poi entrare a far parte della grande famiglia di Maison Martin Margiela, di cui ha designato la linea Artisanal e il ready-to-wear femminile.

Nel 2014 è stata la volta di Céline, dove ha lavorato accanto all’ex direttrice creativa Phoebe Philo come Senior Designer fino al 2016, anno in cui è approdato poi in Calvin Klein (nuovamente accanto a Raf Simons) e ci è rimasto fino al 2019. E nel 2020 il suo ingresso in Bottega Veneta, che lo avrebbe poi a portato a prendere il posto del suo predecessore Daniel Lee come direttore creativo.

Lo hanno definito uno stilista a tratti timido che ha lavorato dietro le quinte per anni, una figura anonima per la maggior parte della clientela del brand. Ora, è arrivato il suo momento. Messo sotto i riflettori dopo la sua sfilata di debutto per la maison milanese, ha affermato:

Sapevo che era il momento giusto e ora mi sento abbastanza sicuro di me stesso. So come fare il mio lavoro.

Un lusso in movimento

Per la sua prima collezione si è focalizzato su un senso ampio di individualismo, piuttosto che su un qualsiasi concetto o riferimento specifico. Per molti versi, la sua sembrava una collezione più accessibile, anche se le tecniche e lavorazione straordinarie l’hanno confermato come abitante della stratosfera della moda.

L’idea era quella di creare silhouettes che esprimessero davvero il movimento, perché Bottega Veneta è un’azienda di borse, e quando si usano le borse è per andare da qualche parte, non per stare a casa. Un lusso in movimento.

Così parla delle sue creazioni.

Tuttavia, l’idea geniale che sta alla base della collezione di Matthieu per la passerella di Bottega Veneta, è stata quella di esplorare questo concetto in proporzioni macro e micro. Inevitabilmente, c’era molta pelle. Quel look apparentemente basic di canotta e jeans che ha aperto la sfilata era completamente realizzato in pelle nabuk stampata, un processo che ha trasformato i capi più basic del guardaroba in qualcosa di straordinario, è anche qui la sua genialità.

Fonti 

www.vogue.it

www.vogue.it

www.elle.com

www.iodonna.it

www.lofficielitalia.com

i-d.vice.com

Crediti

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