A Silvio. Storia di un uomo d’oggi

Silvio Berlusconi per anni è stato l’uomo più potente d’Italia, luci e ombre di una figura a metà tra mito e realtà che ancora dice tanto della società attuale.

Starman

Un elicottero che atterra in pieno centro a Milano. Una folla rossonera in attesa da ore. Arena Civica di Milano, 18 luglio 1986. La Cavalcata delle Valchirie di Wagner riempie l’aria e aumenta la tensione. Silvio Berlusconi scende dal cielo. È il nuovo presidente dell’AC Milan

Basterebbe guardare le immagini di quel giorno per capire il genio fervente e mediatico di Berlusconi. In Italia non ci sono altre figure come la sua, capace di primeggiare in tutti gli ambiti in cui si è interessato. Una breve panoramica, per rendere l’idea. «Forbes» lo indica come terzo uomo più ricco d’Italia con un patrimonio stimato intorno ai 6,4 miliardi di euro; è stato il presidente del consiglio in carica più a lungo della storia repubblicana con 3291 giorni effettivi di governo; il Milan sotto la sua presidenza si è aggiudicato ben ventinove trofei. Questi sono i tre ambiti a cui si è dedicato di più: imprenditoriale, politico e calcistico. Ma certo non sono gli unici.

Il cavaliere televisibile

Mai come in questo momento l’Italia, che giustamente diffida di profeti e salvatori, ha bisogno di persone con la testa sulle spalle e di esperienza consolidata, creative e innovative, capaci di darle una mano, di far funzionare lo Stato.

Con queste parole il 26 gennaio 1994 il Cavaliere si propose come leader di una nuova entità politica, Forza Italia, e si affaccia alle elezioni anticipate del marzo, da cui risulterà vincitore. La cosa più particolare della sua celebre “discesa in campo” non è il contenuto del discorso, liberale e ben ponderato, ma il mezzo. Era infatti un video pre-registrato e diffuso sulle reti televisive, l’ambito più rivoluzionario in cui Berlusconi si era avventurato con Fininvest (azienda d’investimento che controlla dal ’75 il complesso azionario della famiglia Berlusconi, ndr) dopo il successo cementato da Edilnord e Italcantieri. 

Una nuova forma televisiva, di impatto, con molta più pubblicità e contenuti meno istituzionali. Un grande successo e un grandissimo alleato per la campagna elettorale. Un piccolo, piccolissimo appunto però sull’elefante nella stanza: il conflitto di interessi. Tralasciando il decreto ad personam che l’allora premier Bettino Craxi (padrino di battesimo di Barbara Berlusconi e testimone alle seconde nozze di Silvio) promosse al fine di permettere la diffusione su scala nazionale delle reti televisive del “Cav”, il problema sorse quando vinse le elezioni.

Il cavaliere oscuro

Le prime ombre sulla figura del Cavaliere nascono da fatti risalenti alla fine degli anni Settanta e riguardano alcuni finanziamenti ricevuti da conti svizzeri utilizzati da Berlusconi proprio per la fondazione di Fininvest. Ma i tratti più scuri si delineano nel momento in cui il duopolio Rai-Fininvest ha lo stesso presidente. Non perché la Rai sia gestita in toto dal governo, ma perché, in quanto tv di Stato, ne subisce le influenze ed è storicamente richiesto un certo allineamento. 

L’elezione di Berlusconi sconvolse un equilibrio già fragile di per sé, a maggior ragione dal momento che lui stesso intervenne in diverse occasioni con dichiarazioni forti che minavano l’autorevolezza della Rai. Il caso più eclatante è quello dell’”editto bulgaro”. Il 18 aprile 2002 da Sofia, in visita istituzionale, definì criminoso l’utilizzo della rete pubblica da parte dei giornalisti Michele Santoro ed Enzo Biagi e del comico Daniele Luttazzi, noti per essere critici nei suoi confronti oltre che per la loro caratura personale. Si augurò che la nuova direzione non rinnovasse i loro incarichi e così avvenne. 

Ma altre zone d’ombra su Berlusconi riaffiorano proprio in questi giorni, in riferimento ai suoi rapporti con la mafia, mai chiariti del tutto e che hanno già portato alla condanna per concorso esterno in associazione mafiosa di due ex-senatori di Forza Italia molto vicini a lui, Antonio d’Alì e Marcello dell’Utri. Si potrebbero citare molte altre speculazioni (e non), sul suo stalliere ad Arcore, sulle feste di via Olgettina, su Lele Mora, sulla loggia P2, ma niente di tutto questo renderebbe più chiaro il fatto che ora sia di nuovo al governo.

Un nonno in parlamento

È il 13 ottobre 2022 e inizia la nuova legislatura, Silvio Berlusconi dopo nove anni di estromissione rientra a Palazzo Madama come senatore. Sono giorni concitati, quelli che portano alla formazione del governo Meloni. Fin dall’inizio l’atteggiamento di Forza Italia ha generato frizioni: dall’elezione del presidente, agli appunti sui difetti di Giorgia, fino all’infelice nota audio su Putin e la guerra in Ucraina. 

Ma questa era solo un overture. Il 26 ottobre pronuncia il suo primo discorso della legislatura, entusiasta e frizzante. Silvio Berlusconi è nonno per la diciassettesima volta ed è molto felice anche perché al governo c’è la coalizione di centro-destra, una sorta di nipote putativa. I nipoti, in realtà, in questo parlamento e in quelli passati, abbondano. E non si tratta dei vari delfini o eterni gregari che vivono solo di luce riflessa. I veri nipoti o figli d’arte sono i politici più in vista, due Mattei su tutti, Renzi e Salvini, ma se ne potrebbero citare molti altri. Sono eredi delle modalità di fare politica di Berlusconi, della sua mediatizzazione, del modo di scherzare e di spostare le questioni politiche su un piano personale, facendo leva sul carisma individuale. Ma anche il vittimismo estremo, la reiterazione sempre degli stessi punti secondo la tecnica del “disco rotto”. I risultati elettorali oggi, per nonno e nipoti, non superano il 9%. 

Berlusconismo

Questo è forse il segno di un modo di fare politica che, dopo quasi trent’anni, ha esaurito la sua spinta propulsiva. Si è arenato in stereotipi, Silvio, in quella che è ormai una maschera di se stesso. Le stesse battute, gli stessi riferimenti, lo stesso approccio paternalistico e sornione, addirittura la stessa identica faccia. Semplicemente non funzionano, hanno stancato. Il prototipo di uomo alfa italiano, divertente, fiducioso, spudoratamente sboccato e di successo si è sgonfiato con il passare degli anni. 

Un ruolo importante è stato giocato dalle modalità di relazione, quanto mai irrispettose e spesso fuori luogo, nei confronti del sesso femminile. Evitando gli elenchi, molto amati dal Cav, si può ricordare il caso più recente del “pullman di prostitute” messo in palio per i giocatori del Monza in caso di vittorie contro grandi squadre. Una retorica che oggi sembra anacronistica. Eppure resiste, esiste e parla a di una parte della società d’oggi che forse si vorrebbe mettere tra parentesi, che di certo non è più la maggioranza, ma è ben radicata.

L’eredità di Silvio Berlusconi, viva tutt’oggi, è qualcosa che ha a che fare con la società italiana e che per questo va affrontata e conosciuta, non ridotta a sterile polemica o macchietta d’altri tempi.

 

 

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