Se il pericolo fosse la decrescita demografica?

Crescita demografica

La popolazione mondiale ha raggiunto gli 8 miliardi. Inutile dire che passa sempre meno tempo tra uno scatto di crescita demografica esponenziale e l’altro. Sono passati infatti solo undici anni da quando il nostro pianeta ha raggiunto i 7 miliardi di abitanti. Andando invece a ritroso di un centinaio di anni scopriamo che nel 1927 la terra ospitava appena due miliardi di persone.

Certo è che dal 1927 ad oggi sono state fatte molte scoperte in ambito medico, che permettono di vivere molto più a lungo rispetto agli anni ’20. Inoltre, a quel tempo la mortalità molto spesso era associata a ragioni sconosciute; oggi invece conosciamo esattamente quali sono le cause. Abbiamo la possibilità di fare prevenzione qualora i medici ci dicessero che potremmo avere familiarità con una determinata patologia. Non erano rari i casi in cui si moriva di parto: oggi una morte di questo tipo è considerata una rarità.

Sempre negli anni venti l’aspettativa di vita era intorno ai cinquanta anni di età, mentre oggi è intorno agli ottant’anni. Queste sono tutte motivazioni che senza ombra di dubbio hanno favorito il prolificare dell’essere umano sulla terra.

La teoria della sovrappopolazione

Per comprendere l’origine della teoria della sovrappopolazione, dobbiamo tornare indietro fino al 1798, anno in cui venne pubblicato il “Saggio sul principio di popolazione” del pastore inglese Thomas Robert Malthus.

Nei suoi scritti celebre è la frase: “Il potere di popolazione è infinitamente maggiore del potere che ha la terra di produrre sussistenza per l’uomo. La popolazione, quando non è frenata, aumenta in progressione geometrica. La sussistenza aumenta soltanto in progressione aritmetica”.

Da queste frasi di Malthus venne fondata addirittura una dottrina volta ad adattare la crescita demografica alle risorse economiche. Le sue tesi al riguardo sostenevano con forza che per aggirare il problema della sovrappopolazione sarebbe stato necessario posticipare l’età matrimoniale e praticare l’astinenza sessuale. Addirittura, la sua tesi più discussa e controversa fu quella in cui si opponeva agli aiuti governativi per le persone più povere.

Analizzandola nello specifico, Malthus affermava che le persone povere, se avessero continuato a ricevere sostentamenti da parte dello Stato, si sarebbero sentite tutelate, e dunque più propense a procreare maggiormente, rispetto alla reale capacità di sostentamento.

La dottrina Malthusiana

Ed è proprio in nome della dottrina Malthusiana che decenni dopo la sua morte, nacquero i sostenitori della cosiddetta “politica di controllo delle nascite” che in Gran Bretagna presero proprio il nome di Lega Malthusiana. Inoltre quelle di Malthus furono teorie che accompagnarono tutto il XIX secolo dal punto di vista politico,  scientifico e anche letterario: si pensa infatti che la teoria della selezione naturale di Charles Darwin abbia tratto ispirazione dagli scritti di Malthus.

Oggi la teoria della sovrappopolazione di Malthus è invece per certi versi ancora più diffusa. Per fare un esempio, la maggior parte degli slogan ambientalisti fanno riferimento al fatto che siamo in troppi e che la crescita della popolazione mondiale è strettamente correlata al conseguente sfruttamento delle risorse naturali.

L’equazione IPAT

Tuttavia, non necessariamente la crescita della popolazione mondiale porta allo sfruttamento delle risorse naturali. Secondo l’ingegnere ambientale dell’Università di Princeton Anu Ramaswami, infatti, è una piccola minoranza di persone ricche a produrre la maggior parte delle emissioni globali di gas serra: sarebbero proprio le loro abitudini ad avere un impatto maggiore rispetto al resto della popolazione.

A sostegno della tesi di Ramaswami, i rapporti delle Nazioni Unite hanno fatto luce sul fatto che l’utilizzo globale delle risorse è dato dall’aumento della ricchezza e non dall’aumento della popolazione. Infatti gli scienziati ambientalisti utilizzano l’equazione IPAT per misurare l’impatto collettivo dell’umanità sul pianeta, ovvero: Impatto = Popolazione X Affluenza X Tecnologia.

Anche la tecnologia, infatti fa la sua parte per quanto riguarda l’impatto ambientale. Questo perché a partire dal 2000 la globalizzazione ha spostato la produzione in Paesi in cui la produzione stessa, soprattutto in termini di mano d’opera, costa meno ma i sistemi energetici e i macchinari sono meno efficienti, per questa ragione occorrono più risorse per produrre meno cose.

Elon Musk: Il vero problema è il crollo demografico

Anche l’eccentrico magnate statunitense, si è espresso più volte in merito alla tematica. Lui però non è preoccupato della sovrappopolazione, bensì è preoccupato del crollo demografico. Secondo il Ceo di Tesla infatti, paesi come l’Italia o il Giappone sarebbero, in un futuro neanche troppo lontano, destinati a scomparire, perché il livello di mortalità supera di gran lunga quello delle nascite.

È interessante il pensiero di Musk perché stando alle sue dichiarazioni, se noi cercassimo di aumentare ancora l’aspettativa di vita ed evitassimo di procreare temendo che la popolazione stia crescendo senza controllo, la società andrebbe a collassare su se stessa. Elon Musk afferma infatti che per rinnovare la società, c’è bisogno di nuove idee e chi meglio dei giovani è capace di portarle alla luce.

È inoltre necessario avere una capacità cognitiva mutevole ai cambiamenti per prendere decisioni importanti come quelle di governare un Paese, ma se non ci fossero abbastanza nascite e noi aumentassimo ulteriormente la durata della vita, chi le prenderebbe? Saremo forse in grado di stare al passo con le tecnologie o con le nuove problematiche che si presenterebbero se un capo di stato vivesse fino a 120 anni?

Il vero problema

Sia la sovrappopolazione che la decrescita demografica sono due grossi problemi che paradossalmente, ma neanche troppo, in questo momento storico coesistono.

La sovrappopolazione infatti si ha nei Paesi più poveri, secondo una stima delle Nazioni Unite l’Asia e l’Africa hanno compensato il calo demografico europeo e americano. E stando alle previsioni più della metà della crescita demografica continuerà ad avvenire in Africa e in Asia. Questo perché il tasso di fertilità è rimasto altissimo nei Paesi del mondo più poveri e le donne non hanno accesso all’assistenza sanitaria e ai contraccettivi. Seguendo queste statistiche ci saranno problemi molto gravi come la fame e l’accesso alle risorse.

Nei Paesi più ricchi invece accade esattamente il contrario, ovvero, il tasso di fertilità si è ridotto notevolmente e stando alle statistiche il numero di persone anziane supererà di gran lunga il numero di giovani, di conseguenza i costi della sanità saranno insostenibili e la forza lavoro verrà a mancare.

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