streghe

Le Streghe e la paura del femminile

L’archetipo della strega fa parte dell’inconscio collettivo di tutti noi. In numerosi romanzi, dipinti, film, fiabe e saggi sono presenti altrettante figure di streghe. Una figura che affascina e allo stesso tempo incute terrore. Il termine “strega” porta con sé numerose accezioni: rappresenta i cattivi della Disney, castelli in rovina, rituali satanici in mezzo al bosco, filtri e pozioni d’amore, la capacità di comunicare con la natura e di guarire i malati. La figura della strega ha sempre vissuto un equilibrio precario tra bene e male, mostruosità e sconfinata bellezza, orrore e favola.

Dovrei forse rispettare l’uomo mentre questo invece mi condanna? Che viva con me in un reciproco scambio di gentilezze e, invece di infliggergli il male, mi adopererei nei suoi confronti per fargli dono di qualsiasi bene […]. Mi vendicherò dei torti subiti. Se non posso ispirare affetto, dunque seminerò terrore.

Frankeinstein, Mary Shelley

La strega spaventa perché è una donna potente, in grado di far accadere cose, è ambiziosa e le sue azioni hanno sempre un fine: quello di ottenere un beneficio personale. La strega è una donna che ha raggiunto il potere, soprattutto quello nei confronti del proprio corpo.

Le streghe nella letteratura: Lilith, Circe, Medea e Morgana

Lilithlilith

La prima donna creata, destinata ad essere demonizzata ed esiliata negli inferi, si chiama Lilith, moglie di Adamo. Possiamo trovare un’ampia letteratura dedicata a questa figura, l’archetipo della trasgressione femminile per eccellenza. Il mito di Lilith affonda le sue radici in tempi molto antichi, ovvero nella religione mesopotamica e in quella ebraica. Nell’opera L’alfabeto di Bin – Sira, pubblicato nel X secolo d.C. da un autore sconosciuto, si narrano le vicende che portano Lilith ad abbandonare Adamo nel giardino dell’Eden. Nello scritto Lilith domanda ad Adamo perché deve sempre giacere sotto di lui durante l’amplesso e, di conseguenza, propone di invertire le posizioni, ma Adamo rifiuta. Lilith, infuriata, scappa nel Mar Rosso.

Lilith non solo affronta Adamo ma, di conseguenza, anche Dio e per questo viene esiliata nel Regno delle Ombre. Nacque così la prima strega.

Questo mito, rimosso dalle Scritture Sacre, sopravvive in alcune incongruenze della Genesi e soprattutto, in Eva. La seconda moglie di Adamo, spinta dalla curiosità, mangia la mela disobbedendo a Dio. Da questo momento in poi non solo Lilith ed Eva, ma l’intero genere femminile, viene associato dalla concezione giudaico – cristiana al Male.

Lilith rappresenta la trasgressione, la disobbedienza e la consapevolezza del proprio desiderio sessuale. La domanda fatta ad Adamo altro non è che una richiesta di uguaglianza e solo per questo, viene punita.

Circe e Medea

Circe: “Sai che cosa cercano, Medea?” mi chiese.” Cercano una donna che dica loro che non hanno colpe […] Che la scia di sangue che si lasciano dietro fa parte della mascolinità così come gli Dèi l’hanno determinata. Grandi bambini terribili, Medea”.

Medea – Voci, Chrysta Wolf

Circe e Medea sono considerate le due proto-streghe più famose dell’era antica. Hanno grandiosi poteri, sono determinate, affascinanti e ci incantano con le loro imprese narrate nell’Odissea di Omero.

Circe

Circe è figlia di Elios, il Dio Sole, e di Ecate, la Dea dell’Occulto. Rappresenta una maga potentissima, famosa per trasformare gli uomini in animali. Tutti conosciamo la storia di Ulisse e dei suoi compagni di viaggio che, una volta approdati sull’isola Eea, vengono trasformati dalla maga in maiali. Tutti eccetto Ulisse, salvato dal dio Hermes. Il Re di Itaca, oramai immune agli incantesimi di Circe, cerca di trafiggerla con una spada. La maga lo supplica di risparmiarla promettendogli una serena permanenza sull’isola, dove sarebbe stato viziato e riverito.

Circe, pur essendo ascrivibile alla categoria delle streghe, mostra connotati tremendamente umani. È forte e indipendente ma allo stesso tempo vulnerabile, in grado di provare compassione e di innamorarsi. Il suo carattere temerario la porta a compiere atti estremi, ma senza mai arrivare ad uccidere qualcuno.

Nel romanzo Circe di Madeline Miller la figura della maga viene approfondita e portata alla luce. Il suo personaggio è sempre stato silenziato nel corso della storia, sorte comune a molti altri personaggi femminili. L’autrice vuole spezzare questo silenzio attraverso la voce di Circe, che da seduttrice e prostituta diventa un essere umano con i suoi dubbi e le sue fragilità. Circe è una donna che cerca il confronto con una società che le è ostile, che non sopporta e non comprende la sua autonomia e il suo rapporto con il potere maschile.

Medea

Circe ha una nipote, ovvero Medea. Anche lei è una strega potente, ma la sua storia risulta ben diversa e a tratti più tragica rispetto a quella di sua zia Circe. Nelle narrazioni di cui è protagonista, amore e morte si mescolano prepotentemente dando spazio ad argomenti difficili da digerire, come per esempio l’infanticidio.

Tutto inizia con un amore inaspettato e feroce. L’amore per Giasone, un guerriero ambizioso, il cui scopo era rubare al padre di Medea il Vello d’oro, un mantello in grado di guarire ogni ferita. Solo ottenendo questo prezioso oggetto sarebbe diventato Re del proprio regno. Medea si innamora a tal punto da tradire le proprie origini aiutando Giasone nella sua impresa tramite incantesimi e pozioni, con la promessa che, in futuro, si sarebbero sposati. Riescono nell’intento e scappano insieme.  Da qui si susseguono diversi eventi, macabri e sanguinolenti, dettati dalla follia di Medea, che a tutti i costi vuole rendere felice il proprio amato.

Dopo anni di felicità condivisa la sete di potere di Giasone lo porta a tradire Medea. Un tradimento difficilmente accettato che porterà ad un tragico e triste epilogo. Medea, furiosa, pur di vendicarsi nei confronti del suo consorte, compie un atroce gesto: uccide i propri figli per privare Giasone di una discendenza. La vendetta di Medea è compiuta, ma a che prezzo?

Le due maghe, seppur diverse, hanno in comune il fatto di voler ribaltare i ruoli di genere imponendosi come figure dominanti. Anche se la cultura dell’antica Grecia era leggermente più aperta rispetto ad altre nei confronti del genere femminile, rimaneva comunque di stampo patriarcale. Perciò, una tale ribellione e sovversione non poteva rimanere impunita. Medea paga con la soppressione del più ancestrale simbolo della femminilità, la sua natura stessa di madre, il che la porta a condurre una vita infelice. Circe, invece, avendo avuto la capacità di lasciar andare Ulisse, si salva da un destino tragico. Ma comunque vive una vita permeata dalla solitudine poiché destinata, a causa della sua immortalità, a vedere i propri affetti morire.

Morgana

Il ciclo arturiano comprende numerosi personaggi avvolti nel mistero, tra cui la famosa fata Morgana. Il suo personaggio si è evoluto nel corso della storia ed è descritto in diversi romanzi, ma nonostante ciò, rimane una figura ambigua, nascosta tra luce e ombra, con tratti spesso celati e contradditori. Molti studiosi hanno cercato di delineare un ritratto univoco di Morgana, senza mai riuscirci.

Morgana è una donna che conosce l’arte magica, oltre a essere veggente e sensitiva. Tramite erbe naturali riesce a curare malattie e creare pozioni in grado di suscitare sogni premonitori. Inoltre può trasformarsi in qualsiasi cosa desidera.

La sua storia nasce nella cultura celtica, per precisione in quella gallese. Molto diffusa è l’ipotesi secondo la quale Morgana è imparentata con divinità acquatiche molto simili alle sirene, in grado di attrarre i marinai con il loro fascino per poi trascinarli negli abissi.

La prima volta che compare la figura di Morgana è nello scritto Vita Merlinii di Goffredo Monmouth, dove assume un’identità benevola da fata curatrice. Entra a far parte a tutti gli effetti del ciclo arturiano grazie a Chrétien de Troyes, nel romanzo Erec, come sorella di Artù. Attraverso i romanzi francesi e con il consolidamento del cristianesimo, la luce di Morgana viene sovrastata dall’oscurità e diventa una strega malvagia. Ne La Morte di Re Artù di Thomas Malroy, l’autore riprende chiaramente il concetto di dicotomia tra bene e male, tipico del carattere di Morgana. Infatti, la strega è ostile per gran parte del tempo a re Artù, salvo poi soccorrerlo verso la fine.

Morgana risulta una figura che non può essere incasellata in nessuno stereotipo poiché è in continua evoluzione e scorre, senza attriti, nelle varie culture ed epoche. Una donna dalla personalità ingombrante, per questo ritenuta fastidiosa, a cui non è stata data la giusta importanza. L’ennesima voce femminile ingiustamente silenziata.

La caccia alle streghe: misoginia e paura del diverso

Nel libro Calibano e la Strega di Silvia Federici si indaga il fenomeno della caccia alle streghe. L’autrice sostiene che la persecuzione nei confronti delle levatrici (uccise perché accusate di “stregoneria”) ha gettato le basi per la costruzione della società patriarcale capitalista. Ed è proprio in questo periodo oscuro dell’umanità, tra Medioevo ed Età moderna, che il mito della donna – demone si mescola con la realtà, dando origine ad una vera e propria follia di massa, sfociata poi nella persecuzione e uccisione di semplici donne che, secondo la Chiesa cattolica, erano il male puro.

È chiaro a tutti noi che le streghe non sono mai esistite, e allora perché proprio le donne?

Dietro alla caccia alle streghe risiede la paura del diverso. Le donne sono creature mostruose, “deviate”, in grado di praticare aborti e curare malattie. Sono gli uomini a definire la società e le donne, non essendo uomini, vanno controllate. Nel momento in cui si ribellano diventano mostri da eliminare, escludere o confinare. Inoltre, è proprio la loro capacità riproduttiva a scatenare tale persecuzione. Durante la gravidanza e il parto gli uomini assistono ad un evento che appartiene soltanto al mondo femminile, una delle poche cose su cui non possono esercitare controllo. La donna in quel momento detiene potere sulla vita e sulla morte, ed è un potere che non possono sottrarle, e né comprendere. La paura di perdere il controllo spaventa e il terrore, spesso, porta a compiere le più crudeli atrocità.

Fino a quando andremo a caccia di demoni sovrannaturali anziché di violentatori in carne e ossa continueremo a vedere nella donna l’azione di Satana e non il suo dolore.

Lei, per un istante tra le braccia

l’attimo dopo un’ombra lontana,

lei, luce dell’alba,

la cui nudità scorgono solo i ciechi

donna libera, donna in catene

donna libera, persino dalla libertà,

punto dove l’inferno e il paradiso s’incontrano in pace

desiderio assoluto e voglia di desiderare,

Lilith, albero chinato dal peso dei suoi fiori

Lilith, fulmine all’orlo dell’abisso

Lilith, tenera nella vittoria, potente nella sconfitta,

Lilith, senza certezze, senza bisogni

che parla per tutte le donne,

che vede, senza mai scegliere

che sceglie, senza mai sprecare

Lilith, per tutti gli uomini

pronta a tradire il suo sesso,

pronta a tradire,

Lilith, i cui mille tagli sono più teneri di mille baci.

Lilith, la peccatrice devota,

poeta demone e demone poeta,

trovatela in me, trovatela nei sogni,

trovatela e prendete da lei

quello che desiderate,

prendete ogni cosa, prendete tutto:

Nulla sarà mai abbastanza.

   Joumana Haddad


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