Addio a Vivienne Westwood

Per quanto possa essere un clichè, Vivienne Westwood non ha sicuramente bisogno di introduzioni. La sua scomparsa, avvenuta lo scorso 29 dicembre, ha lasciato un enorme vuoto nel mondo della moda. Ecco un umilissimo modo per dare un ultimo addio a Vivienne Westwood.

La stilista britannica è stata capace di reinventarsi restando sempre fedele a sé stessa, riuscendo, allo stesso tempo, a comunicare con i più giovani, nonostante la lunghissima carriera alle spalle e la sua maturità nel campo.

Maturità moderna

Basti pensare, ad esempio, all’enorme popolarità che di recente il suo chocker ha avuto tra la Gen Z: il chocker di Vivienne Westwood è diventato uno dei più popolari tra giovani artisti, tiktoker e supermodelle amate dalla nuova generazione, quasi un nuovo status symbol. 

Il punto di forza di Vivienne Westwood è stato soprattutto il suo attivismo e, di conseguenza, la sua capacità di restare sempre sulla cresta dell’onda. Il comunicato stampa della sua morte annuncia, infatti, che ha lavorato fino all’ultimo “a ciò che più amava”, confermandosi come un enorme pilastro della cultura e della moda odierna, una vera e propria leggenda. 

La regina del punk

Vivienne Westwood è conosciuta come la regina del punk, e non è un caso, visto che è stata letteralmente lei a crearne lo stile. Il suo anticonformismo non era solo una moda ma uno stile di vita. 

Nata Vivienne Isabel Swire, eredita il cognome Westwood dal matrimonio con il suo primo marito Derek Westwood, dal quale però divorzia nel 1966. Successivamente incontra Malcolm McLaren, manager di alcune tra le band più importanti della scena punk come Sex Pistols e New York Dolls. L’incontro con McLaren è fondamentale: sarà proprio con lui che Vivienne inizierà la sua carriera di designer, diventando catalizzatore della scena e della moda punk. 

Le sottoculture

Nel 1971, Vivienne Westwood e Malcolm McLaren iniziano così a lavorare insieme, aprendo la prima boutique di abbigliamento a Londra. Aperto nel 1970, il nome era infatti inizialmente Let It Rock, e vendeva abbigliamento ispirato alla sottocultura Teddy Boy.

Un anno dopo, nel 1971, Vivienne cambia nuovamente approccio, creando una linea di abbigliamento biker, fatta di zip a vista e giacche di pelle. Il negozio viene quindi rebrandizzato con un tema a teschi e ossa, e rinominato “Too Fast To Live, Too Young To Die”. 

Vivienne e Malcolm iniziano così a produrre le prime t-shirt con slogan a tratti osceni e provocatori, portando alla prosecuzione legale secondo l’Obscene Publication Act del 1959. A causa di ciò, i due decisero ancora una volta di cambiare nome al negozio, continuando però a produrre abbigliamento dagli slogan provocatori. Questa volta il nome scelto per il rebrand fu SEX, tutto in maiuscolo. Il nuovo slogan diventa “rubberwear for the office”, dove rubberwear sta per “abbigliamento fatto di gomma”, alludendo all’abbigliamento fetish e BDSM.

Le sfilate

Nel 1981, Vivienne Westwood e il suo compagno Malcolm McLaren lanciano la prima collezione collaborativa, Pirates. La collezione è da subito un successo, lanciando per la prima volta il movimento che verrà chiamato Neo-romantico. Il Neo-romanticismo della Westwood fonde l’estetica della boutique di Londra con l’immaginario dei pirati. Quindi, vediamo camicie con le maniche vaporose, copricapi e anche elementi ispirati ai galeoni e alle navi.  

Pirates è frutto del lavoro collaborativo dei due partner. Mentre McLaren prese ispirazione dai suoi viaggi in giro per il mondo e “dalla strada”, Vivienne iniziò la sua ricerca alla National Art Library al Victoria and Albert Museum di Londra. Per Vivienne Westwood, la collezione ambiva a rappresentare una fuga metaforica su un’isola remota. 

Il rapporto con la dimensione più sensuale resta comunque vivo anche in questa prima collezione di alta moda. Le domande che Vivienne si è posta e che hanno dato vita a tutto il suo lavoro, infatti, riguardavano proprio cosa fosse sessualmente attraente per il pubblico degli anni ’80, e come avrebbe potuto trasportare questa dimensione sensuale nella sua concezione di moda e quindi nei suoi look.

Nel 1981 la collezione sfila per la prima volta in passerella. L’invito non passa inosservato, mostra una giovane donna con i denti e i capezzoli coperti da applicazioni in oro. La giovane donna aveva anche in mano uno dei primi Walkman della Sony, di ultima tecnologia, per il quale McLaren dovette personalmente convincere la Sony a prestargliene uno. Anni luce avanti del suo tempo, la sfilata Pirates era unisex, sfidando la rigida divisione dell’abbigliamento maschile e femminile dell’alta moda dei primi anni ’80.

Le sfilate di Vivienne Westwood saranno da lì in poi un continuo susseguirsi di momenti di spettacolo puro, dalla caduta di Naomi Campbell al bacio tra le due modelle, arrivando agli ultimi anni con i look di Bella Hadid, modella ormai simbolo della nostra epoca.

La sua grande rivoluzione ha invaso il mondo della sensualità femminile che la Westwood ha rimesso nelle mani delle donne. Le ha rese le vere protagoniste di un campo mai declinato in questi termini. Simbolo di questo è sicuramente il corsetto, diventato uno dei capi simbolo della stilista britannica, capace di trasformarlo da indumento simbolo dell’oppressione femminile a un capo liberatorio e sensuale. 

L’attivismo sociale e politico

Aldilà della sua innegabile grande capacità come designer, la forza di Vivienne Westwood traspare soprattutto dalle cause sociali e politiche che ha portato avanti. È sempre stata sensibile alla questione climatica: uno dei suoi ultimi slogan è infatti: “buy less, choose well, make it last”. Il suo titolo di regina del punk non è solo per lo stile creato, ma anche per la volontà, costantemente presente durante la sua carriera, di cambiamento e rottura.

Uno dei suoi progetti di attivismo più importanti è Climate Revolution, inaugurato durante la cerimonia di chiusura delle Paralimpiadi di Londra nel 2012. Da allora, è stata attiva con la sua organizzazione sostenendo campagne come Save The Arctic, per fermare le trivellazioni e la pesca industriale nell’Artico, fortemente colpito dal cambiamento climatico.

Attenta all’argomento del cambiamento climatico e consapevole che il suo settore, quello della moda, è uno dei principali responsabili di questo disastro ambientale, ha cercato un nuovo approccio alla moda.

Ciò che è bene per il pianeta è bene per l’economia, ciò che è male per il pianeta, è male per l’economia.

Addio a Vivienne Westwood

Cosa resta, quindi del lavoro di Vivienne Westwood? Sicuramente un enorme patrimonio culturale, di moda e di società, in cui l’attivismo per un mondo migliore è sempre stato al primo piano. Specialmente in questo periodo storico, di grande tumulto sociale e di cambiamenti climatici, il suo esempio resta prezioso per le nuove generazioni.

FONTI

www.lifegate.it

artsandculture.google.com

www.theguardian.com

CREDITI

www.flickr.com

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