Ciò che si cela dietro la pressione di cambiare il proprio corpo

La concezione del corpo femminile ideale è cambiata drasticamente negli anni, ciò che non è cambiato è l’ininterrotta pressione sociale che agisce sulle donne affinché si adeguino sempre a ogni evoluzione repentina e immotivata.

A rappresentare la continua trasformazione degli ideali femminili è per esempio la filmmaker Anna Ginsburg. Nel 2018, in occasione della giornata internazionale della donna, Ginsburg ha realizzato un corto d’animazione intitolato What is Beauty? che mostra le rapidissime trasformazioni degli ideali di bellezza femminile attraverso una grafica essenziale ma molto efficace. Ciò che silenziosamente emerge attraverso lo short film dell’artista britannica è non solo la velocità di tali dinamiche, ma specialmente la necessità di aderire a queste.

Il corpo femminile negli anni

A partire dalla preistoria fino al XVII secolo, uno dei soggetti più raffigurati nell’arte è la venere mitologica, dea simbolo di bellezza assoluta e dell’amore. Dalla scultura preistorica alla pittura barocca; dalla Venere di Willendorf alla Venere allo specchio di Rubens, passando per la Venere di Milo e la celebre Nascita di Venere di Botticelli. In tutte – o la maggior parte – delle sue rappresentazioni, la Venere viene dipinta come una figura voluminosa e importante, emblema di fertilità e fecondità. Al contrario, fino al ‘600 avere un corpo magro era simbolo di povertà e disprezzo nei confronti di chi non poteva permettersi di mangiare.

Nell’epoca Vittoriana – e fino agli anni ’10 del Novecento – il canone estetico ideale era quello della Gibson Girl dalla vita strettissima, perciò iniziò a diffondersi l’uso del corsetto per definire il punto vita, che veniva così accentuato: indossando il bustino, le donne dell’epoca riuscirono ad ottenere delle dimensioni talmente ristrette da procurarsi problemi respiratori e costole rotte.

 

Successivamente, le donne smisero di mostrare le proprie curve alla Camille Clifford per indossare abiti morbidi e dritti, i cosiddetti flapper dresses: nei ruggenti anni ’20 si affermò uno stile androgino dalla silhouette semplice e rettilinea, che permetteva di esaudire il desiderio di una figura lineare, per lo stesso motivo molte donne si comprimevano i seni con del nastro per ottenere l’apparenza di u

n petto piatto.

Tra gli anni ’30 e gli anni ’50 del Novecento torna di moda sfoggiare le proprie curve, questa volta a imitazione delle piùgrandi dive di Hollywood, da Marilyn Monroe alla nostra Sophia Loren. Per raggiungere il corpo fatale da vamp, con seno e fianchi ampi, le donne si dedicavano all’allenamento finalizzato a migliorare il proprio tono muscolare e sfoggiare così la propria bellezza giunonica.

Dal 1960 la figura femminile ideale viene stravolta.Il fisico in voga tornò a essere quello minuto e senza forme.

 Le donne ispirate dalle modelle dell’epoca erano infatti esili ed estremamente snelle, come Twiggy o Veruschka. A causa della tendenza fisica degli anni ’60, molte donne iniziano a soffrire di disturbi del comportamento alimentare, un problema che si mantiene in auge per ben tre secoli. Negli ultimi decenni del 1900 assistiamo a fisici atletici, grazie all’aerobica di moda nei ’70 con Farrah Fawcett, e corpi longilinei nell’era delle top model – il 1980– con Linda Evangelista e Brooke Shields.

Gli anni ’90 marcano il vertice di questa tendenza, i corpi esemplari sono asciutti e magrissimi: gli ideali quasi irraggiungibili delle modelle da passerella, specialmente della grintosa supermodella Kate Moss. Se i primi anni del 2000 sono stati caratterizzati da fisici tonici, addominali scolpiti e pancia piatta alla Britney Spears; nel 2010 si affermano le curve estreme dei fisici a clessidra delle sorelle Kardashian, con punto vita segnato e forme generose.

La linea sottile tra moda e malattia

Nell’ultimo periodo, proprio la più celebre delle sorelle, Kim Kardashian, è stata soggetto di numerose controversie per quanto riguarda il suo corpo, diventato ormai il suo marchio di fabbrica.
Lo scorso maggio, in vista del Met Gala 2022, l’influencer ha espresso la volontà di indossare il leggendario abito che avvolgeva Marilyn Monroe durante l’esibizione di Happy Birthday Mr. President. La scelta non poteva che scuotere il dibattito pubblico, soprattutto data la fragilità dell’abito e la notevole differenza fisica tra le due donne. Ostinata a voler scivolare dentro l’abito indossato dalla Monroe sessant’anni prima, Kim Kardashian ha perso sette chili in sole 3 settimane. Durante un’intervista a Vogue, Kim ha rivelato che il suo drastico calo di peso è stato possibile grazie a uno stretto regime alimentare. Oltre ad avere eliminato zucchero e carboidrati dalla sua dieta, l’imprenditrice si è sottoposta a un duro allenamento sul tapis roulant e all’aiuto di una tuta contenitiva indossata due volte al giorno per sudare e smaltire liquidi rapidamente.
Ad esprimersi a riguardo è stata la dietista Nichola Ludlam-Raine, che ha dichiarato a «Insider» che si tratta di una dieta né sana né utile per dimagrire, che comporta semplicemente la perdita di liquidi e non di grasso; risultando assolutamente non adatta alle persone vulnerabili, soprattutto a chi soffre di disturbi alimentari. Non è inedito per la Kardashian scontrarsi con la sensibilità di chi soffre con la propria immagine; nel Maggio 2018 era già finita al centro delle polemiche per una foto postata sui social in cui ha sponsorizzato un lecca-lecca anti fame, ottenendo una forte reazione da fan e colleghi. L’attrice britannica Jameela Jamil è stata tra le più critiche, condannando su twitter la sua “terribile e tossica influenza” sulle giovani ragazze che tentano di inseguire a tutti i costi gli stereotipi di bellezza imposti dai media, su cui la Kardashian è una presenza decisamente rilevante.

I social e l’ossessione per il corpo

Con la comparsa dei social media è cambiato il nostro modo di comunicare, di interagire e condividerci con gli altri. Piattaforme come Instagram e TikTok sono gallerie infinite di immagini che non riusciamo a smettere di osservare, trasformando il nostro modo di vivere e mangiare. Il cibo e l’ossessione per un corpo e uno stile di vita – almeno apparentemente – perfetti sembrano essere l’impegno maggiore che si presta postando contenuti online: i social media ci sommergono di fotografie di piatti salutari e storie online di persone che si allenano con l’incubo della prova costume o dell’imminente cenone natalizio.

I messaggi inviati sui social riguardanti il cibo non potrebbero essere più contrastanti: se, da un lato, c’è la mania di una vita “fit and healthy”, dall’altro ha spopolato il trend del Mukbang, che consiste nel condividere pietanze considerate “food porn” divorandole mentre si scambia qualche parola davanti alla telecamera. Il cibo diventa così, per gli spettatori, non solo nutrimento; bensì un mezzo per adeguarsi attraverso l’ossessione per la propria apparenza, specialmente per dei soggetti sensibili a determinate immagini, che provocherebbero disgusto al posto del ricercato interesse.

Nuove tendenze utili?

D’altro canto, TikTok – la piattaforma ultimamente più amata dalla Generazione Z – ha intenzione di rimuovere tutti i contenuti che promuovono uno stile di vita malsano, potenzialmente pericoloso e che possono dare moto a disturbi alimentari. L’azione intrapresa dalla piattaforma è una forte – ma non sufficiente – censura ai materiali che incoraggiano regimi alimentari restrittivi o attività fisica allo stremo delle forze, che hanno sostituito da tempo i sorpassati gruppi Tumblr pro-ana.

Per recuperare un buon rapporto con il cibo, gli utenti dell’app stanno invitando le persone con disturbi del comportamento alimentare a non mangiare da sole, pubblicando brevi video dove sfidano i propri “fear food” con l’hashtag #eatwithme – reinventando così la tendenza del Mukbang – che ha raggiunto le 5,4 miliardi di visualizzazioni. TikTok è anche la nuova “casa” di Leila Kaouissi, giovane di 18 anni con DCA che parla attraverso live stream della sua convivenza con la malattia e che riceve ogni giorno affetto e sostegno da più di 400mila fan.

Il social network sembra aver fatto dei passi a favore di chi ha un rapporto difficile o malato con il cibo, tuttavia spuntano giornalmente nuovi trends che coinvolgono gli utenti a modificare il proprio viso imitando le “model cheekbones” attraverso il trucco o presuppongono che per diventare la versione migliore di noi stessi sia necessario perdere forze attraverso deficit-calorico e ore intere in palestra. Vista l’assurdità delle mode, «Allure» mostra, con brevi interviste a giovani e giovanissime, ciò che si trova all’interno della mente di una ragazza soggetta a continue spinte sociali che pretendono la perfezione.

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