I mondiali in Qatar come specchio dell’Occidente

Al centro delle polemiche, l’Emirato del Qatar ha ospitato i mondiali di calcio 2022. Lo sport è però passato in secondo piano, lasciando il posto a pesanti critiche rivolte alla Fifa e allo stesso paese ospitante. Privo di diritti civili, discriminatorio verso donne, comunità lgbtqia+ e lavoratori, il Qatar si è mostrato infatti estremamente lontano dai valori occidentali.

I mondiali più criticati di sempre

Le morti dei lavoratori e le discriminazioni

Dal 20 novembre al 18 dicembre 2022, si è svolta in cinque città del Qatar la ventiduesima edizione dei mondiali di calcio, la massima competizione calcistica. L’anomalia di questi mondiali è stata da subito evidente, cominciando dalla tempistica: la competizione si è svolta, per la prima volta, in autunno e non in estate, quando le alte temperature dell’Emirato non avrebbero consentito lo svolgersi delle partite. I calciatori si sono quindi sfidati all’interno di otto stadi climatizzati, costruiti per l’occasione. Sorvolando sull’evidente impatto inquinante di un mondiale che era stato promesso come “carbon neutral”, la costruzione degli stadi dedicati a ospitare il mondiale ha da subito messo in luce un grande problema di questa edizione: i diritti umani e civili.

Non stupisce che l’Emirato non porti avanti gli stessi valori dell’Occidente (dove per “Occidente” s’intende soprattutto Europa e Nord America), basati su un gruppo di diritti considerati “sacri” e intoccabili. Per costruire i suoi stadi il Qatar ha usato (e sfruttato) un gran numero di lavoratori stranieri, provenienti soprattutto da Bangladesh, India, Nepal, Sri Lanka e Pakistan. Un’indagine del quotidiano «The Guardian» aveva rivelato che il 90% della forza lavoro implicata nei mondiali 2022 era di origine straniera e che 6.500 di questi lavoratori erano morti a causa delle condizioni di lavoro disumane a cui erano sottoposti. Dopo lo scandalo legato alle morti dei lavoratori stranieri, è arrivato quello legato ai diritti lgbtqia+, inesistenti nell’Emirato. A pochi giorni dall’inizio della competizione, la Fifa (la federazione internazionale calcio) ha di fatto imposto un veto sulla fascia “One Love”. La fascia arcobaleno era infatti stata pensata per essere indossata dai giocatori in campo, in segno di protesta contro le discriminazioni ai danni delle persone omosessuali e trans nel Paese.

L’assegnazione del mondiale al Qatar

Nel 2010, la Fifa ha assegnato i mondiali 2022 al Qatar. La decisione è stata da subito molto sorprendente e discussa. Oltre alla mancanza di tutele e diritti, il Paese non ha neppure una storia calcistica importante che possa giustificare l’assegnazione dei mondiali. Bisogna inoltre ricordare che, tra le candidature per i mondiali 2022, quella del Qatar era l’unica considerata ad alto rischio, a causa delle alte temperature, di motivi logistici (gli stadi sono infatti stati costruiti da zero) e dell’impatto ambientale.

Ufficialmente, i motivi di questa assegnazione consistono nel tentativo della Fifa di espandere il calcio oltre i confini  dell’Europa, fino al Medio Oriente, e nella speranza di incrementare il turismo nella regione. Ufficiosamente, esistono altre motivazioni che hanno spinto ad assegnare i mondiali al Qatar, motivazioni che sono venute alla luce in diversi scandali di corruzione. Risale infatti al 2015 l’arresto di sette alti ufficiali della FIFA, con un blitz in un hotel di Zurigo. Si è trattato dell’ultimo atto di un’indagine condotta dall’FBI per fermare un’associazione a delinquere che andava avanti da decenni ai massimi vertici dell’organizzazione. I sette sono stati accusati di aver concordato uno scambio di voti a favore dei potenziali Paesi ospitanti (principalmente Russia per il 2018 e Qatar per il 2022) in cambio di tangenti. Risale invece a poche settimane fa lo scandalo denominato “Qatar Gate” che ha investito il Parlamento Europeo. Al momento le indagini sono ancora in corso, ma la procura belga sta indagando diversi esponenti di Bruxelles, accusati di essere stati corrotti dal Qatar.

 

Qatar: l’Emirato più famoso del 2022

Politica e economia

Il Qatar è un Emirato del Medio Oriente, situato nella penisola arabica. Dal 1971, quando il Regno Unito rinunciò al suo protettorato, il Paese è indipendente. Da allora è una monarchia assoluta guidata dalla famiglia Thani. La legislazione dipende direttamente dalla shari’a, la legge islamica: l’Islam è la religione ufficiale. L’applicazione della religione in Qatar è particolarmente dura: la famiglia regnante ha infatti imposto nel paese il wahabismo, una dottrina islamica ultraconservatrice e particolarmente rigida, applicata anche in Arabia Saudita. Il potere dei Thani è assoluto. L’Emiro nomina e licenzia il Primo Ministro e tutto il governo, è il capo delle forze armate e controlla il sistema giudiziario. L’Emirato è estremamente ricco: secondo i dati del 2015 del Fondo monetario internazionale il Qatar è il Paese con il più alto pil procapite al mondo. Ospita infatti importanti giacimenti di gas naturale che, dal 1997, ha cominciato a esportare in tutto il mondo. Si ritiene che l’Emirato abbia le terze riserve di gas più importanti al mondo, dopo Russia e Iran.

I (non) diritti: stampa, associazione e processi

I mondiali di calcio svoltisi in Qatar hanno puntato la luce sull’evidente mancanza di diritti umani e civili nell’Emirato. Il Paese manca infatti di una serie di diritti che, nella concezione europea e nord-americana, sono considerati inviolabili. Innanzitutto in Qatar vige una limitatissima libertà di stampa e di espressione. Leggi molto dure colpiscono chi critica le istituzioni e la monarchia. Sono diversi i cittadini che sono stati arrestati dopo aver criticato il governo e poi giudicati in processi arbitrati. Come la libertà di espressione, anche la stampa è altamente limitata. L’informazione indipendente trova poco spazio e deve muoversi tra i crescenti vincoli imposti, quali il divieto di filmare in edifici governativi, università e ospedali. In secondo luogo, la libertà di associazione e manifestazione è praticamente inesistente. I lavoratori immigrati non possono fondare sindacati né aderirvi, mentre tutti i cittadini (qatarioti e non) rischiano gravi ripercussioni nel caso di manifestazioni. In terzo luogo, è innegabile che l’Emirato porti avanti una serie di processi iniqui: la giustizia non è applicata in tribunali pubblici, con la presenza di avvocati, ma spesso si svolge a porte chiuse e include l’uso di violenza e tortura.

I (non) diritti: donne, gay e lavoratori

Le discriminazioni sono all’ordine del giorno e colpiscono soprattutto donne, gay e lavoratori. Le donne sono sottomesse e dipendenti dagli uomini. Sono discriminate per legge: nel Paese vige il sistema del tutore maschile (marito, padre, fratello, nonno o zio). Il sistema prevede che le donne debbano chiedere il permesso agli uomini per fare qualsiasi cosa (sposarsi, studiare, lavorare nell’amministrazione pubblica, viaggiare e accedere ai servizi di salute riproduttiva). Il divorzio è inoltre quasi impossibile da ottenere e, nel caso in cui venga concesso, produce gravi discriminazioni economiche ai danni della parte femminile.

Anche gli appartenenti alla comunità LGBTQIA+ sono fortemente discriminati e perseguitati. L’articolo 296.3 del codice penale criminalizza vari atti sessuali consensuali tra persone dello stesso sesso e prevede il carcere per chi “guidi, induca o tenti un maschio, in qualsiasi modo, a compiere atti di sodomia o di depravazione”. L’articolo 296.4 criminalizza chiunque “induca o tenti un uomo o una donna, in qualsiasi modo, a compiere atti contrari alla morale o illegali”. In ultima istanza, anche i lavoratori non godono di diritti che li tutelino. Le morti dei lavoratori (come quelle che hanno fatto scalpore durante la costruzione degli stadi) non sono rare e non vengono indagate. Il lavoro è spesso sfruttato, soprattuto nel settore della sicurezza privata e delle lavoratrici domestiche.

Cosa il Qatar insegna sui valori occidentali

Il mondiale più controverso di sempre si è concluso il 18 dicembre 2022 con la vittoria dell’Argentina di Messi sulla Francia di Mbappé, ma le critiche che hanno accompagnato la competizione restano. In particolare, l’incontro dell’Occidente con il Qatar, un Paese tanto ricco quanto ingiusto, concentrato nelle mani di una monarchia assoluta di tipo religioso, ha giocato il ruolo di specchio. I mondiali hanno così regalato all’Occidente la possibilità di auto-giudicarsi e di riflettere sui propri valori.

Innegabile è l’importanza che hanno i diritti civili. La posizione discriminatoria dell’Emirato verso la comunità lgbtqia+ e le controverse decisioni della Fifa di impedire la fascia arcobaleno hanno scatenato varie polemiche in Occidente. Molti responsabili delle federazioni calcistiche dei vari paesi, tra i quali per esempio si ricorda Steffen Simon, responsabile media della Federazione calcistica della Germania, hanno valutato se contestare le azioni della Fifa. Anche alcuni calciatori hanno protestato. Famosa è stata l’azione della nazionale tedesca che ha posato tappatosi la bocca durante la foto di rito, in segno di protesta.

 

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