Saramago: nel centenario esce inedito La Vedova

Il romanzo d’esordio di José Saramago, Premio Nobel per la Letteratura, esce per la prima volta in italiano in occasione del centenario della nascita del suo autore. La Vedova, nella traduzione di Rita Desti, è pubblicato da Feltrinelli che rende omaggio a Saramago anche con un’edizione speciale – nella collana Universale Economica – delle sue opere più amate: Cecità, Le Intermittenze della Morte e Il vangelo secondo Gesù Cristo.

Tra le opere di questo autore non si può fare a meno di ricordare anche Memoriale del Convento, L’Anno della Morte di Ricardo Reis, Storia dell’Assedio di Lisbona, Caino, Tutti i Nomi, La Caverna.

Per le celebrazioni del centenario, in occasione della Fiera Più Libri Più Liberi che si è tenuta a Roma dal 7 all’11 dicembre, si attendeva l’arrivo di Pilar del Río Gonçalves, moglie di Saramago, giornalista e traduttrice letteraria anche delle opere del marito.

Saramago La Vedova romanzo d'esordio

Biografia di un Premio Nobel

José de Sousa Saramago è nato il 16 novembre 1922 ad Azinhaga, un villaggio a nord di Lisbona, in Portogallo. La sua è una famiglia di braccianti agricoli che versa in condizioni economiche difficili. Saramago abbandona prematuramente gli studi e si trasferisce a Lisbona per un lavoro. Inizialmente trova impieghi come fabbro e meccanico, poi in seguito riesce a trovare occupazioni che gli consentono di acquisire competenze in campo letterario, fino a ottenere la carica di direttore di una casa editrice. Nel contempo la dittatura fascista instaurata da Antonio de Oliveira Salazar nel 1926 non gli consente di esprimere liberamente il proprio pensiero e i suoi primi articoli vengono sistematicamente censurati dal regime.

La Rivoluzione dei Garofani

Negli anni del regime Saramago lavora anche come critico letterario e si iscrive clandestinamente al Partito Comunista Portoghese. Solo nel 1974, anno della Rivoluzione dei Garofani che segna la caduta del regime fascista, Saramago può finalmente dedicarsi alla scrittura, pubblicando varie opere e ottenendo nel 1998 il Premio Nobel attribuito – si legge nella motivazione – allo scrittore che “con parabole sostenute da immaginazione, compassione e ironia ci permette ancora una volta di afferrare una realtà illusoria”.

Saramago muore il 18 giugno 2010 a Tías, nelle Isole Canarie, dove aveva deciso di ritirarsi a vita privata, tormentato da una lunga malattia. Le sue ceneri sono sepolte sotto un ulivo nel giardino di fronte alla Fondazione José Saramago a Lisbona.

Miti, ricordi e globalizzazione

Tutta l’opera letteraria di Saramago si radica nella cultura popolare del Portogallo. Miti, tradizioni, storia si mischiano a figure immaginate. A dare sostanza alla realtà, ci sono ricordi, esperienze, atmosfere vissute che si intrecciano con le trame dei racconti. È lo stesso Saramago a raccontare queste sovrapposizioni tra fatti accaduti e fantasia nel libro L’Autore si Spiega, pubblicato nel 1999.

Dalle opere emerge anche una forte presa di posizione contraria alla globalizzazione vista dall’autore come un subdolo totalitarismo che vede il dominio incontrastato delle multinazionali. Saramago è tra l’altro noto per le opere dissacratorie che mettono implacabilmente a nudo i mali della nostra società: in modo caustico e sagace, ha dedicato la sua vita a denunciare le ingiustizie sociali.

L’Umanità ritratta da Saramago

Molte delle opere di Saramago, iniziano con un avvenimento inaspettato, surreale o impossibile, che si verifica in un luogo imprecisato. Da quell’avvenimento iniziale scaturisce poi una storia complessa che si traduce nell’occasione per studiare le mille forme del comportamento e del pensiero umano. I protagonisti devono cercare con le loro sole forze di uscire dalla situazione che si è venuta a creare. E se da un lato, alla scrittura di Saramago si accompagna sempre un’ironia sottile che non risparmia critiche ai personaggi per i loro comportamenti spesso discutibili, ma profondamente umani, dall’altro lato, emerge la consapevolezza che non esistono eroi, ma sono tutti semplicemente uomini, con i loro pregi e i loro difetti. L’Autore non manca mai di mostrare pietà e compassione per i suoi personaggi che, infondo, sono solo rappresentanti del genere umano.

Lo stile, l’istintualità e le figure femminili

I racconti di Saramago sono anche caratterizzati da uno stile letterario libero dagli schemi, con frasi lunghe, spesso interminabili, accompagnate da pochi segni di punteggiatura, quasi si trattasse di un racconto parlato dal ritmo serrato. Mancano le virgolette nei dialoghi e spesso manca il punto interrogativo nelle domande. Laddove ci si aspetterebbe di trovare un punto, compare al più una virgola. La sensazione è che gli eventi, nelle sue storie, fluiscano senza soluzione di continuità.

È curioso notare che spesso negli scritti di Saramago gli animali, in particolare i cani, siano tra i personaggi più intuitivi. I loro pensieri si annodano con quegli degli umani nel tentativo di comunicare una magica istintualità che questi ultimi sembrano aver perduto. Altrettanto curiosa è l’immagine delle donne nella rappresentazione di questo autore: ritratte come figure forti e consapevoli, le donne descritte da Saramago sembrano gli unici personaggi davvero dotati della capacità di sovvertire gli eventi.

Saramago ritratto dell'Autore

L’esordio di Saramago con “La Vedova”

La Vedova viene pubblicato per la prima volta in Portogallo nel 1947 con un titolo che Saramago non amerà mai, ovvero Terra del peccato. È lo stesso autore a raccontare nella prefazione che all’epoca era talmente povero e timoroso da non osare contrapporsi al volere dell’editore. Del resto, aveva solo ventiquattro anni quando scrisse questo romanzo. E sebbene si tratti del suo romanzo di esordio, La Vedova già riporta i tratti distintivi dei suoi romanzi più acclamati: quel particolare modo di guardare il mondo, la straordinaria forza narrativa e un personaggio femminile indimenticabile.

La trama

Maria Leonor è una giovane vedova che dopo la morte del marito è sopraffatta dalla difficile gestione della fattoria di famiglia. Dopo un periodo iniziale di profonda depressione, la protagonista decide di affrontare i suoi doveri familiari e di proprietaria terriera, restando pur sempre vittima di un tormento interiore implacabile e di fantasie notturne angoscianti:

Era sempre lo stesso incubo. Quando le croci le piombavano sullo stomaco, soffocava, come se fosse stritolata da mani gigantesche, ed emetteva un flebile grido attutito fra i denti serrati furiosamente sulla reversina del lenzuolo.

Le vicende di Maria Leonor si svolgono tra notti insonni e solitarie, trascorse a spiare gli amori delle cameriere, fino a quando due uomini molto diversi irrompono nella sua vita. Gli eccessi di gioia e i baratri d’oscura tristezza non abbandonano mai la protagonista che si muove accanto agli altri personaggi chiave della storia: Antonio, fratello del marito defunto, il dottor Viegas, Padre Cristiano e Benedita, sua serva personale. La presenza fissa di quest’ultima nella vita della protagonista dà vita a una silenziosa guerra di nervi sfiancante per entrambe e dall’esito incerto.

Saramago prima di Saramago: lo stile del romanzo

Lo stile dalla punteggiatura ribelle, connotato da periodi molto lunghi e dall’assenza di segni d’interpunzione, tipico di Saramago, qui lascia spazio a un modo più canonico di scrivere. Il romanzo di esordio, però, fa già intravedere quelle caratteristiche che di Saramago si confermeranno poi in seguito: l’interesse sensibile per gli stati d’animo dell’umanità, per le sue ossessioni, per i quesiti che non hanno risposta.

La felicità è così accattivante, vi ci si abitua così tanto che, quando ci sfugge, quando ce la rubano, ci sentiamo incompleti come se una parte essenziale del nostro corpo fosse sparita, lasciando una piaga immensa e dolorosa che non si rimargina e distilla sempre il pus della nostra sventura.

Maria Leonor è così fragile: divisa tra i doveri e la vaga sensazione di doversi abbandonare ai suoi impulsi, è tormentata dai vivi e dai morti. Al lettore può capitare di finire con l’odiare le cause del malessere della protagonista e di fare altrettanto con il personaggio di Benedita. Tutto merito dell’Autore, capace, fin dal suo esordio, di tradurre le emozioni e di ritrarre la complessità e la contraddittorietà della mente umana.


 

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