Lettera d'amore

Anaïs Nin e Henry Miller: quando la passione incontra la parola

Anaïs Nin

Sono una persona emotiva che comprende la vita solo poeticamente, musicalmente, nella quale i sentimenti sono molto più forti di qualsiasi ragione. Sono così assetata di meraviglia che solo lo straordinario ha potere di su me. Tutto ciò che non riesco a trasformare in qualcosa di straordinario, lo lascio andare.

Era una giornata come tante per Anaïs Nin. Parigi, a dicembre, non era mai stata così gelida. Si trovava in un bistrot, dove stava aspettando il suo avvocato Richard Osborn per discutere dell’imminente uscita del suo nuovo libro su D. H. Lawrence. Davanti alla porta d’ingesso si fermò un’automobile da dove scese, insieme al suo avvocato, un uomo dagli occhi azzurri e acuti: Henry Miller. Fu proprio quel giorno che, inesorabilmente, il destino piombò prepotentemente nella vita di entrambi. Un incontro già scritto da tempo che non aspettava altro che compiersi. Una passione feroce e dilaniante che, una volta incrociato quello sguardo severo ma vulnerabile, uscì furiosamente.

Anaïs Nin e i suoi Diari

Questo diario è il mio kief, il mio hashish, la mia pipa d’oppio. È la mia droga e il mio vizio. Invece di scrivere un romanzo, mi sdraio con questo libro e una penna e indulgo in rifrazioni e diffrazioni.

Anaïs Nin, nata in Francia nel 1903, è stata una delle scrittrici statunitensi più controverse e affascinanti del XX secolo. Inizia a scrivere all’età di undici anni il suo primo diario, che diviene nel corso del tempo un vero e proprio strumento di auto analisi, a causa dell’abbandono improvviso del padre; infatti, il diario inizia con una lettera indirizzata a lui, dove esprimeva il desiderio di mostrargli quello che vedeva con i suoi occhi durante il lungo viaggio che portò lei, sua madre e i suoi fratelli dall’Europa a New York.

Questo trauma abbandonico fu il punto di rottura e d’inizio di quello che poi sarebbe diventato il suo più grande successo letterario, ovvero una lunga raccolta di annotazioni, pensieri, divagazioni, talvolta immaginate, altre volte spietatamente reali, dei suoi sentimenti e di quello che accadeva nella sua vita, da cui emerge una complessa personalità e il difficoltoso rapporto con il paterno, fin da sempre frammentato e distorto, quasi al limite del patologico.

Papà diceva che ero brutta. Quando scrivevo o disegnavo qualcosa, non credeva che l’avessi fatto io. Non ricordo una sola carezza o un complimento da lui, salvo quando per poco non morii all’età di nove anni. C’erano sempre delle scenate, botte, e i suoi duri occhi azzurri su di me. Ricordo la gioia innaturale che provai quando mio padre mi scrisse un bigliettino qui a Parigi che incominciava con: “Ma jolie”. Non ho mai ricevuto amore da lui. (da Henry e June, 1931- 1932)

I Diari iniziarono a prendere forma e a diventare sempre più articolati a partire dal 1931, anno in cui incontrò lo scrittore Henry Miller. Nel 1966 pubblicò il primo volume dei suoi Diari, il cui arco temporale va dal 1931 al 1934, che ebbe un gran successo e attirò fin da subito l’attenzione di giovani lettrici. In questa prima parte assunse una rilevanza centrale il rapporto tra Anaïs Nin, Henry Miller e sua moglie June Mansfield, di cui si sospetta un vero e proprio triangolo amoroso.

Sempre nel primo volume compaiono riflessioni sulla relazione controversa tra Anaïs e la psicoanalisi, utilizzata principalmente per ritrovare se stessa ma ben presto abbandonata in favore della scrittura utilizzata come processo terapeutico. Fu sempre in quel periodo che ricomparve, seppur fugacemente, la figura di suo padre con il quale ebbe un rapporto di natura incestuosa. Fu la stessa Anaïs ad affermare, in uno stralcio di lettera destinata a Henry Miller, che soltanto avendo un rapporto sessuale con i propri genitori, ovvero possedendoli per pochi istanti, sarebbe stato possibile liberarsi definitivamente dalla loro ingombrante presenza. Una teoria sostenuta da vari psicoanalisti dell’epoca.

Nel 1986 i Diari, che raccontano ben trent’anni di vita dell’autrice, vengono pubblicati senza censura, distinti in sei volumi, rendendo di fatto più autentica e priva di prigioni mentali la fruizione dei suoi scritti. Anaïs morì nel 1977.

Il legame tra Anaïs Nin e Henry Miller: la miccia che alimentò il fuoco del loro essere scrittori

Lo scrisse la stessa Anaïs, nel lungo scambio epistolare durato più di vent’anni tra lei e il suo grande amore, Henry Miller, che se lo avesse conosciuto nel 1914, anno in cui suo padre scappò con una giovane donna, la sua vita sarebbe andata diversamente.

Il loro primo incontro avvenne a Parigi, nel 1931, una realtà che attrasse la giovane scrittrice in quanto meta privilegiata da artisti di ogni genere. Anaïs aveva ventott’anni ed era sposata con Hugo Guilter, un banchiere che decise di abbandonare la carriera da regista preferendo una vita più stabile. Anche Anaïs era attratta dalla comodità di tale vita, ma lei era fatta di un’altra pasta, la stessa pasta di Henry Miller, soprannominato il “ragazzo di Brooklyn”. Lui viveva alla giornata, e nonostante fosse sposato, aveva uno stile di vita libertino.

Fu amore a prima vista, il classico colpo di fulmine: si riconobbero l’uno nell’altro, la mancanza che attanagliava lei trovò nutrimento nella personalità di lui. Ed entrambi, inoltre, avevano il feticcio della scrittura: erano morbosamente attaccati alla parola, dei veri e propri grafomani.

La stessa cosa che rende indistruttibile Henry è quella che rende indistruttibile me: è il fatto che il nucleo di entrambi sia uno scrittore, non un essere umano. (Da Henry e June 1931-1932)

Nei primi anni della loro relazione la passione carnale, mentale e intellettuale era molto intensa. Si scambiavano lettere in continuazione e per un breve periodo vissero insieme in un appartamento, lo chiamavano “il laboratorio del pizzo nero”. Luogo in cui si amavano e scrivevano. Anaïs, grazie a Miller conobbe se stessa. Imparò a riconoscere i propri desideri pulsionali e affinò l’arte dell’uso della parola. Henry, che ancora non era riuscito a pubblicare nessun libro, tramite i consigli della sua amante trovò la giusta ispirazione e forza. Ciò gli consentì di terminare il manoscritto che lo porterà al successo, ovvero il Tropico del cancro.

È evidente quanto la scrittura sia stata centrale nel loro rapporto: il fatto di leggere gli scritti dell’altro, di esprimere opinioni su di essi, talvolta correggendoli, divenne un vero e proprio preliminare. Fu soltanto Henry Miller ad avere il privilegio di leggere i Diari incensurati di Anaïs quando ancora era in vita e ne rimase estasiato. In una lettera le scrisse che non conosceva nessuno a cui poter paragonare il suo stile di scrittura, così inebriante e veritiero.

Anaïs, sei stata tu a dare il via allo scorrere della linfa. (Henry, 6 marzo 1932)

L’ossessivo scambio di lettere tra i due amanti – scrittori

Quando i due innamorati erano fisicamente lontani, la mancanza, soprattutto in Anaïs, diventava dirompente, un’agonia, una sofferenza il cui unico antidoto era l’interminabile rapporto epistolare tra i due. Tutte le lettere, senza filtri, sono raccolte in Anaïs Nin, Henry Miller, Storia di una passione, Bompiani, Milano, 2000 . Testimoniano la loro passione, i loro desideri e, soprattutto, l’evoluzione di entrambi i personaggi e della loro relazione:

Cara Anaïs, ti amo pazzamente, pazzamente. […] Anaïs, questa notte sono pazzo. Mi sono precipitato fuori dal teatro perché, per una volta, non riuscivo a fingere. Non so cosa avrei fatto se ti avessi incontrato nell’atrio. […] Anaïs, sei diventata una parte così vitale di me, che sono completamente sottosopra, posto che questo significhi qualcosa. Non so che cosa scrivo – so solo che ti amo, che ti devo avere esclusivamente, furiosamente, possessivamente. Non so che cosa voglio. Ho avuto troppo, ritengo. Tu mi hai travolto e mi hai viziato. Continuo a chiederti cose sempre più difficili. Mi aspetto che tu compia miracoli. Non sai quanto mi mancano le notti che abbiamo trascorso assieme e quanto hanno significato per me. Altre volte sei solo un fantasma, uno spettro. Vieni e mi fai ammalare di desiderio, brama di possederti, di averti sempre vicina, a parlarmi con naturalezza, a muoverti come se tu fossi una parte di me.

Miller ad Anaïs, da Clichy il 7 giugno 1932

Oh, Henry, sono rimasta così sconvolta dalla tua lettera, stamane. Quando l’ho ricevuta, tutti i sentimenti artificialmente repressi mi hanno travolto. Il semplice tocco della lettera è stato come se tu mi avessi preso tra le braccia, e adesso puoi capire che cosa ho provato leggendola. Hai detto tutto quanto poteva toccarmi ed ero bagnata e a tal punto impaziente che farò di tutto per guadagnare una giornata. Il biglietto che ti accludo, che ti ho scritto ieri sera due ore dopo averti spedito la mia lettera, ti aiuterà a capire quel che succede. Io ti appartengo! Avremo una settimana come mai ce la siamo sognata. Voglio sentire ancora il tumultuoso pulsare dentro di me, il sangue impetuoso, ardente, il lento, carezzevole ritmo e l’improvvisa, violenta spinta, la frenesia delle pause quando odo il suono della pioggia, e come mi sussulta nella bocca, Henry. Oh, Henry, non riesco a sopportare di scriverti – ti voglio disperatamente, voglio spalancarti le gambe, mi sciolgo e palpito. Voglio fare con te cose talmente pazzesche che non so come dirle. Hugo mi sta chiamando. Risponderò alla lettera questa sera.

Anaïs a Henry da Achensee, 6 agosto 1932.

L’evoluzione della relazione Nin – Miller: da amanti carnali ad amici di penna

Lentamente la passione tra i due comincia a spegnersi, complice l’evoluzione della stessa Anaïs che inizia a uscire dal proprio bozzolo. L’incontro con il padre e l’atto incestuoso cambieranno per sempre la giovane scrittrice. Oltre ad aprire gli occhi su Henry Miller, ritornerà a ossessionarsi per quell’amore mai ricevuto dalla figura paterna. Di seguito, un estratto del suo diario, dove descrive l’appuntamento avvenuto con Henry Miller dopo l’incontro con il padre:

Quando ho incontrato Henry alla stazione mi è piaciuta la sua bocca, morbida. Ma il suo abbraccio in albergo non ha suscitato alcuna emozione in me. Ero terrorizzata. Eravamo degli estranei. Lui sempre uguale, ma più pallido. Io ossessionata dall’altro mio amore. Troppo tardi. Adesso ero con Henry. E per la prima volta lo guardavo senza illusioni. Mi rendevo conto che la nostra sintonia era stata raggiunta grazie alla mia adattabilità. […] Abbiamo vagabondato per Avignone. Io mi mostro gaia, tenera. Lui ha tanti bisogni; è pietoso. Comperiamo vestiti per lui. Lui è nel suo elemento, vagabondando, vivendo per le strade. Nel frattempo, io sono ossessionata, cupa, sgomenta. La mia passione per Henry che muore, muore. Anche fisicamente, sessualmente, lui è diminuito. Il mutamento è solo in me? È mio padre che mi ossessiona a questo modo, che oscura ed eclissa tutti gli altri? Ora lo sforzo di illudere Henry. Mi uccide. (1933)

Verso la fine del 1934, nelle lettere di Anaïs si possono scorgere i primi segni di stanchezza e di insofferenza nei confronti di Henry, poiché sospettava che lui si stesse approfittando del suo amore e della sua generosità:

Ti sei comportato così cento volte. E lo farai sempre. Sempre. Sono terribilmente stanca della tua perenne mancanza di sollecitudine, preoccupato come sei solo di te stesso. Ti comporti come un bambino, un bambino che non fa che chiedere, chiedere, chiedere, senza preoccuparsi mai di niente e succhiando il sangue agli altri, e io me ne sto qui a piangere perché è del tutto inutile aspettarsi che tu sia diverso.

Anaïs, ottobre 1934

I nuclei da scrittori di entrambi continueranno a essere interconnessi, gravitando l’uno attorno all’altro, nonostante la separazione fisica. La dimensione amorosa oramai aveva lasciato spazio a un sincero interesse per la vita dell’altro, soprattutto per quanto riguarda i traguardi professionali inerenti alla scrittura. L’ultimo scambio epistolare risale al 1953. Nell’Aprile del 1945, Anaïs Nin scrisse le seguenti parole destinate a Henry Miller:

Henry, mi hai scritto esattamente ciò che avevo in mente io di scriverti. Sono completamente libera da ogni forma di tormento e sono immersa in un’atmosfera così ampia e luminosa che non riesco a ricordare che cosa ci abbia separati, ma solo ciò che ci ha avvicinati.

Perchè, sia uomini che donne, dovrebbero conoscere Anaïs Nin

Anaïs Nin non fu soltanto una scrittrice erotica, come molti in maniera dispregiativa la definivano. Era molto di più. Per l’epoca fu una donna rivoluzionaria e anarchica, il cui coraggio le permise di donare se stessa al mondo senza freni e mezze misure.

Non aveva paura di scrivere ciò che sentiva nel profondo e ciò che il suo cuore, la sua mente e il suo corpo vivevano intensamente. Fu una delle prime donne a parlare di sessualità in maniera esplicita in una società ancora estremamente patriarcale e ricca di tabù. Anche per questo, infatti, alcuni critici sono del parere che gran parte del contenuto dei Diari sia frutto della sua fervida immaginazione. Perché è inconcepibile che una donna possa vivere la sua sessualità liberamente, parlarne senza remore e addirittura scriverne con dovizia di particolari. Destabilizza. E, d’altro canto, è da ottusi pensare che chiunque si diletti nella scrittura scriva sempre e unicamente la verità. Negli scritti di Anaïs verità e menzogna si mescolano in un gioco di luci e ombre, l’importante è scivolare nell’abisso dell’animo umano per cogliere tutte le sfumature delle sue contraddizioni.

L’estrema libertà d’espressione di Anaïs, palpabile nei suoi racconti e romanzi, restituisce al lettore la possibilità di evadere dalle proprie prigioni mentali, liberandolo da ogni condizionamento psicologico, sociale o di genere.

Leggere adesso, in questo presente, le opere di Anaïs Nin diventa, di fatto, un’urgenza. Un’esperienza da dover compiere per conoscere meglio l’altro e noi stessi. Una fonte d’ispirazione e di riflessione per donne di tutte le età e un percorso per uomini sensibili e curiosi, affascinati da ciò che si cela nell’inconscio femminile. Ma soprattutto uno specchio per ogni singolo individuo, un monito a trovare se stessi coltivando la propria unicità.

Andare sulla luna, non è poi così lontano. Il viaggio più lontano è quello all’interno di noi stessi.

 

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